L'Etna "riapre" dopo il Covid |Viaggio tra cielo e lava FOTO - Live Sicilia

L’Etna “riapre” dopo il Covid |Viaggio tra cielo e lava FOTO

Con una guida, ripercorriamo i sentieri della meraviglia. GUARDA LE FOTO
IL REPORTAGE
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L’Etna è lo scrigno di tesori nascosti, paesaggi unici, angoli incontaminati. GUARDA LE FOTO Le bellezze dell’immenso parco naturalistico, tra colate laviche e scorci lunari, sono le protagoniste di storie, miti e leghgende. Finito il lockdown, dovuto al contenimento dell’infezione da coronavirus, l’Etna e le sue meraviglie tornano percorribili e visitabili. In attesa del turismo straniero ‘a “Muntagna“ si apre a quello di prossimità, con percorsi semplici e facilmente raggiungibili. Le guide naturalistiche sono pronte ad accompagnare il visitatore attraverso boschi e panorami suggestivi.

Una storia millenaria quella dell’Etna. Carmelo Nicoloso, dal 2013 guida naturalistica, è il cicerone di un viaggio mozzafiato. “L’Etna, dal 1987, è il primo parco regionale ed è solitamente fruito su due versanti – racconta la guida – Etna sud che comprende il Rifugio Sapienza, per intenderci, e Nicolosi nord dove sussiste la funivia ed Etna nord con Linguaglossa e Piano Provenzana. Qui è presente la seggiovia maggiormente frequentata nel periodo invernale per attività sciistiche”.

Sembra di toccare il cielo mentre si esplorano le vette del vulcano. Le regole Covid sono semplici: senza mascherina, con un distanziamento individuale di 2 metri (tranne per i nuclei familiari). Il più alto e attivo vulcano della placca euroasiatica nel 2013 è stato inserito dall’Unesco nell’elenco delle aree che costituiscono il Patrimonio dell’Umanità. “Dal punto di vista naturalistico attorno a Piano Provenzana si dipartono percorsi e sentieri molto interessanti – racconta Nicoloso – intorno alla pineta Ragabo, il bosco antico del vulcano, nel versante occidentale che parte da piano Fiera e che incomincia a prendere vita partendo da Adrano”.

Percorsi che si possono raggiungere facilmente, che immergono il visitatore in uno spazio tra lava e flora rigogliosa. “Per esempio il sentiero denominato 786 – spiega la guida – che si può incrociare sulla strada provinciale per Milia, tra il comune di Belpasso e quello di Ragalna, poco distante dalla Grotta D’Angela e sotto monte San Leo è un percorso che, partendo da Belpasso in contrada Gattaino, arriva a monte Manfrè. E tutto quello che riguarda l’eruzione del 1669 è sotto gli occhi degli amanti del trekking e non solo.”

Si attraversa il teatro della più spettacolare eruzione dell’Etna, arrivata fino a Catania: c’è la possibilità di ammirare i resti dei manufatti ed espressione dell’architettura rurale etnea dalle caratteristiche uniche. “Turretti, muri a secco e antiche masserie – racconta Nicoloso – la presenza costante di alberi monumentali, grotte di scorrimento lavico e imponenti Ginestre tutto questo e altro ancora si presenta sotto gli occhi dell’escursionista”.

L’Etna e le leggende: da Re Artù al mito di Efesto legati a doppio filo con la presenza dei monaci benedettini. Il primo complesso benedettino fu costrutito sull’Etna intorno al 1180 dai resti di una chiesa bizantina in territorio di “Malpasso” a quota 1100 mt. E fu distrutto e ricoperto totalmente dall’eruzione del 1536. Re Artù, secondo alcuni filoni del mito del sovrano di Camelot, era legato da un amore indissolubile con la città etnea e con la sua “muntagna”. La reggia di Artù, secondo la leggenda, si troverebbe proprio dentro il vulcano.

“Storia e leggenda si intrecciano e il monastero di San Nicolò l’Arena al Bosco, sede oggi del Parco dell’Etna – racconta Nicoloso – è una testimonianza tangibile del passaggio e della presenza dei Normanni in questa terra”.

Ma l’Etna è soprattutto sentieri che permettono di ammirare gioielli naturali, forse unici. “I sentieri che legano fede e lava sono 4 e si sviluppano nel territorio del comune di Belpasso Borrello fino a Mompilieri e verso Nicolosi sulle tracce dell’eruzione del 1669 – spiega Nicoloso – e il santuario mariano di Mompilieri, dove fu ritrovata la statua della Madonna dopo l’eruzione, è un luogo simbolo”.

A Monte De Fiore, intitolato al vulcanologo Ottorino De Fiore, si incontrano i crateri che testimoniano l’eruzione del 1974. Questa tappa sarà inserita nella guida ecoturistica Sicilia-Vulcanica (edita da Moroni) realizzata da Carmelo Nicoloso e Franco Tassi, storico direttore del parco d’Abruzzo. La pubblicazione è prevista a settembre. Ma per assaporare la magia dell’Etna bisogna indossare giacca a vento e scarpe da trekking. E arrampicarsi. GUARDA LE FOTO


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