25 Aprile 2017, 16:28
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CATANIA – Un quartiere contraddittorio. Tra i suoi numerosi pregi e gli altrettanto difetti, Librino sembra dominato da due anime, due spiriti che spingono in direzioni diametralmente opposte, ma che esistono e coesistono all’interno del popoloso e polare quartiere di Catania. Il senso di degrado e di incuria, agevolato dall’abbandono, spesso colpevole, da parte delle istituzioni, e la voglia di riscatto, la consapevolezza di volersi riappropriare dei propri luoghi, della propria città, della propria vita.
Proseguiamo il nostro giro per andare all’ex plesso della Pestalozzi di Librino vecchio. L’edificio, abbandonato da meno di dieci anni, è stato quasi completamente distrutto, trasformato in discarica, luogo di spaccio e di consumo della droga, ma anche in “parco divertimenti”. All’interno dei locali devastati, infatti,
incontriamo alcuni ragazzini; nessuno di loro è maggiorenne. Ci raccontano di aver ripulito, spostato l’immondizia e i copertoni, per liberare una parte della struttura e poter giocare. “Venivamo a giocare a Softair – ci dice uno di loro – per questo abbiamo ripulito un paio di stanze. Non abbiamo dove altro andare”.
Di fronte all’ex scuola di Borgo Librino, un enorme murale campeggia, quasi a voler contrapporre la bellezza e la dolcezza di un volto femminile, allo sconforto dell’abbandono. Come fatto da Blue in viale Moncada, accanto al Palazzo di cemento. “Basterebbe poco per fare di questo quartiere un vero paradiso – afferma Fagone. Non è vero che le istituzioni sono assenti – continua – il problema è che le cose spesso vengono lasciate a metà, interrotte, incompiute. E questo rappresenta il peggiore dei segnali”.
Gli orti urbani, per esempio, tra gli esperimenti che sembrerebbero riusciti all’amministrazione comunale: sono stati realizzati, vengono curati amorevolmente dagli assegnatari ma “non sono stati firmati i contratti di affidamento – spiega ancora Sara Fagone – né le strade per raggiungerli sono percorribili. Questo – incalza – è un vero peccato, perché l’iniziativa del Comune è riuscita e anzi, la gente vuole altri spazi verdi”.
La Fagone parla anche della manutenzione, ad esempio, degli edifici scolastici, delle strade, in particolare dopo gli scavi per i sottoservizi, e del verde pubblico lungo le vie di Librino e del Villaggio Sant’Agata, con gli alberi che coprono interamente i lampioni. E dell’ospedale San Marco. “La Campanella Sturzo – continua – in viale Bummacaro 16, da più di un anno si è mobilitata per la riparazione di una parte del tetto, ma ancora non si è fatto niente. E poi il San Marco: gli altri comuni interessati dalla riorganizzazione della rete ospedaliera si stanno mobilitando– sottolinea – e del San Marco non c’è traccia. Per questo, chiediamo al sindaco Bianco di battersi per l’ospedale, come ha fatto per la scuola superiore a Librino. Doveva essere consegnato a gennaio e ancora invece i lavori sono in corso – evidenzia. Vorremmo davvero che, dopo la vittoria della scuola superiore, ci sia anche quella dell’ospedale”.
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25 Aprile 2017, 16:28