Librino, tra abbandono e riscatto |Viaggio nel quartiere incompiuto - Live Sicilia

Librino, tra abbandono e riscatto |Viaggio nel quartiere incompiuto

Segni inconfondibili di degrado si mescolano ai colori e alle iniziative di rilancio di una delle zone più delicate di Catania. LE FOTO

CATANIA – Un quartiere contraddittorio. Tra i suoi numerosi pregi e gli altrettanto difetti, Librino sembra dominato da due anime, due spiriti che spingono in direzioni diametralmente opposte, ma che esistono e coesistono all’interno del popoloso e polare quartiere di Catania. Il senso di degrado e di incuria, agevolato dall’abbandono, spesso colpevole, da parte delle istituzioni, e la voglia di riscatto, la consapevolezza di volersi riappropriare dei propri luoghi, della propria città, della propria vita.

“In viale San Teodoro 19 gli scavi per gli allacciamenti del gas di città sono stati interrotti a luglio dell’anno scorso – racconta Sara Fagone, responsabile delle periferie per la Cgil, con la quale facciamo un piccolo tour del quartiere – e, da allora, nessuno ha ripristinato la strada né messo in sicurezza l’area”. Un problema che dovrà risolvere l’Asec, secondo l’assessore ai Lavori pubblici, Luigi Bosco, che conferma come il Comune abbia dato concessione all’azienda del gas di procedere con gli allacciamenti e di come i lavori dovrebbero partire da un momento all’altro.

Proseguiamo il nostro giro per andare all’ex plesso della Pestalozzi di Librino vecchio. L’edificio, abbandonato da meno di dieci anni, è stato quasi completamente distrutto, trasformato in discarica, luogo di spaccio e di consumo della droga, ma anche in “parco divertimenti”. All’interno dei locali devastati, infatti,

L'ex Pestalozzi

incontriamo alcuni ragazzini; nessuno di loro è maggiorenne. Ci raccontano di aver ripulito, spostato l’immondizia e i copertoni, per liberare una parte della struttura e poter giocare. “Venivamo a giocare a Softair – ci dice uno di loro – per questo abbiamo ripulito un paio di stanze. Non abbiamo dove altro andare”.

Di fronte all’ex scuola di Borgo Librino, un enorme murale campeggia, quasi a voler contrapporre la bellezza e la dolcezza di un volto femminile, allo sconforto dell’abbandono. Come fatto da Blue in viale Moncada, accanto al Palazzo di cemento. “Basterebbe poco per fare di questo quartiere un vero paradiso – afferma Fagone. Non è vero che le istituzioni sono assenti – continua – il problema è che le cose spesso vengono lasciate a metà, interrotte, incompiute. E questo rappresenta il peggiore dei segnali”.

Gli orti urbani, per esempio, tra gli esperimenti che sembrerebbero riusciti all’amministrazione comunale: sono stati realizzati, vengono curati amorevolmente dagli assegnatari ma “non sono stati firmati i contratti di affidamento – spiega ancora Sara Fagone – né le strade per raggiungerli sono percorribili. Questo – incalza – è un vero peccato, perché l’iniziativa del Comune è riuscita e anzi, la gente vuole altri spazi verdi”.

Strade "poco" illuminate al Villaggio Sant'agata

La Fagone parla anche della manutenzione, ad esempio, degli edifici scolastici, delle strade, in particolare dopo gli scavi per i sottoservizi, e del verde pubblico lungo le vie di Librino e del Villaggio Sant’Agata, con gli alberi che coprono interamente i lampioni. E dell’ospedale San Marco. “La Campanella Sturzo – continua – in viale Bummacaro 16, da più di un anno si è mobilitata per la riparazione di una parte del tetto, ma ancora non si è fatto niente. E poi il San Marco: gli altri comuni interessati dalla riorganizzazione della rete ospedaliera si stanno mobilitando– sottolinea – e del San Marco non c’è traccia. Per questo, chiediamo al sindaco Bianco di battersi per l’ospedale, come ha fatto per la scuola superiore a Librino. Doveva essere consegnato a gennaio e ancora invece i lavori sono in corso – evidenzia. Vorremmo davvero che, dopo la vittoria della scuola superiore, ci sia anche quella dell’ospedale”.

 


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