Liverani, elogio della lentezza

di

20 Maggio 2010, 07:22

2 min di lettura

Fabio Liverani

Articoli Correlati

D’accordo, certe volte si sveglia tardi, quando i suoi compagnucci rosanero hanno già indossato lo zaino, il grembiule e si preparano alla recita di un’altra bellicosa partita. D’accordo, in qualche occasione si cristallizza, pare l’uomo ragno avvolto nella sua stessa tela. Pensa che ti ripensa, e mentre riflette sulla giocata prossima, gli altri – con rispetto parlando – gli fottono il pallone e vanno a fare gol.
D’accordo, ha la lingua di pezza e i muscoli tenerelli. Quando corricchia in mezzo al campo pare il nonno all’inseguimento del 101. Tutto quello che volete, tutto quello che sapete. Eppure, Fabio Liverani è un giocatore essenziale per il Palermo e lo sarà in futuro. Obiezione: e i guai col fisico? Dategli una sedia con la scritta “regista” e piazzatelo nel candido tondo di centrocampo. Egli funzionerà ancora. O magari centellinate le sue apparizioni, sbocconcellate la sua classe in piccoli cortometraggi e mettetegli accanto un giovane di belle speranze. Fabio gli sarà mamma e papà, gli insegnerà qualche trucchetto. Mica tutti: Liverani ci nasci, non lo puoi diventare.
Nascere Liverani significa avere un manuale di geometria stampato in testa. Un mucchio incandescente di rette, linee, angoli, triangoli isosceli, rombi, quadrati, trapezi. Roba da ammattire. La saggezza consiste nel gestire la sapienza al meglio, con la scelta giusta. La figura geomerica opportuna, al momento opportuno. E così talvolta in campo si manifesta la retta infinita da un’area all’altra, la linea ad effetto, la triangolazione magica, oppure il corto e umile segmento. Se chi scrive avesse avuto Fabio come prof di Matematica e Geometria avrebbe conseguito ben altri risultati che quel sei stropicciato e di “sgarrubbo”, dovuto ai voti alti delle materie letterarie. Ed è lì, sul campo di calcio, che le maestre dovrebbero insegnare agli alunni l’affascinante sciocchezza del teorema di Pitagora (non insorgete, tale fu soltanto per chi scrive, dalla sommità della sua ignoranza in materia).
Alle corte, il presente elogio di Liverani è scritto per auspicare un corposo rinnovo di contratto. Non è mai tardi per dire addio alla bellezza o alla lentezza. Che poi è il mistero del pallone che va dove vuole il mago Fabio, mentre gli altri, poveretti, si affannano a cercarlo.

Pubblicato il

20 Maggio 2010, 07:22

Condividi sui social