Lo scheletro, il giallo e il ricordo | Umberto andava in capo al mondo - Live Sicilia

Lo scheletro, il giallo e il ricordo | Umberto andava in capo al mondo

la stazione di Milano foto d'archivio

Quello che resta di un corpo. Un mistero. La storia di Umberto Barresi (foto d'archivio).

La scomparsa
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Cosa c’era stato prima di quelle ossa anonime, abbandonate nella polvere di una ferrovia? C’era stato il dolore lambito da qualche sorriso. C’era stata la lontananza. C’erano stati un corpo e un nome sepolti nella nebbia del tempo che tutto dimentica. C’era stato un uomo. Sparuta notizia, poche righe in cronaca, quanto basta per circoscrivere l’invisibilità, per segnalarla a chi ne ha paura. Quello che resta fuori è più di quello che c’è, nel canovaccio a puntate di una sparizione.

Si comincia da uno scheletro nel sotterraneo della stazione Centrale di Milano. Le sette del mattino del 17 aprile. Una figura accartocciata, come tante che nascono e si smarriscono nell’anagrafe dell’indistinto, senza lasciare traccia. Una clochard trova qualcosa e lo segnala agli impotenti soccorritori. Lì, vicino alle ossa, viene notato un documento. Ma non è certo che i dati dell’identità corrispondano a ciò che rimane di una persona, anche se è possibile.

Seconda puntata. Il documento apparterrebbe a Umberto Barresi, originario di Aidone in provincia di Enna, partito dal suo paese e approdato a Milano, fino a una sorta di inabissamento. Sarà lui il morto in stato di decomposizione? Non si sa con certezza.

Chi è Umberto? Di chi parliamo? In rete, esiste un passaggio, con relativa scheda, a ‘Chi l’ha visto’. Eccolo: “Umberto Barresi. Sesso: M. Data di nascita:15/10/1943. Statura: 164. Occhi: castani. Capelli: castani. Segni particolari: una cicatrice al naso e una alla guancia destra. Era nato e risiedeva ad Aidone, in provincia di Enna. A causa di gravi problemi di schizofrenia manifestati fin dalla giovinezza. Frequentemente viaggiava per treno e si sostentava attraverso la pensione dei genitori. Spesso si recava a Milano dove soggiornava all’istituto Giovanni Ferrara per persone disagiate. È dal giugno 1991 che non ha dato più notizie di sé”.

Terza puntata, fin qui, nell’attesa che il ‘mistero’ si risolva. Si legge sul sito di Sky Tg24: “Secondo i primi accertamenti effettuati dal medico legale le ossa apparterrebbero a una persona ‘morta da diversi mesi’ e coinciderebbero con l’età del 74enne riportata sul documento malconcio trovato a fianco dello scheletro. Quest’ultimo era circondato di bottiglie, una coperta, e da una patina nera. Le ossa, sebbene scomposte, (va considerato che nel sotterraneo passano spesso topi e altri animali) erano tutte presenti sul luogo del ritrovamento”.

Era ed è ancora amato Umberto, a prescindere dalle indagini. Suo fratello Salvatore-Turiddu l’aveva cercato, senza darsi pace. Turiddu è morto qualche anno fa con il nodo in gola di un ricongiungimento mancato.

C’è un gruppo di anime che coltivano la forza della nostalgia su facebook. “Sei di Aidone, se…”. Lì, in tanti si sono ritrovati a corredo di quelle poche righe in cronaca e si sono riconosciuti: tu sei proprio tu? Scrivono già alla memoria: “Lo ricordo con molta simpatia”. “Umberto era un simpaticone innocuo con una parlata originale. Mi dispiace per la sua triste dipartita”. “Quando noi bambini lo disturbavamo ci seguiva ripetendo il suo nome”. “Era il fratello du zu Turiddu Barresi…”.

Filippo Curia, che di Aidone è stato un sindaco longevo, dal ’97 al 2009, racconta: “Sì, Umberto aveva qualche problema, ma non faceva del male a nessuno. Viveva con la mamma che lo sosteneva con grande dignità. Lo mandava in giro con il cravattino, con la camicia stirata, sempre pulito, pettinato, senza una piega fuori posto. Una famiglia di persone gentili”.

Era stato in Germania Umberto Barresi, era tornato e – così narrano – a domanda rispondeva: “Sono stato in capo al mondo”, perché gli avevano detto che Monaco di Baviera era la capitale del mondo. Si era perso, era scomparso. Angela, sua cognata, la moglie del fratello, è un sussurro al telefono:  “Aveva i capelli scuri. Era buonissimo”. Un altro indizio.

Ma dov’è finito il ragazzo che era, con i capelli scuri? Chissà, casomai, chi avrà rivisto, in uno scorcio di luce, prima che tutto sfumasse in cenere, se ci saranno stati abbracci. E se è davvero lui, Umberto che andava in capo al mondo, lo spettro di una storia invisibile che si sta rianimando per rientrare in scena, paradossalmente, nell’annuncio della sua estinzione. Ci saranno esami e indagini per stabilirlo, ma non è mai facile rimettere insieme corpo, anima e memoria, stoffe consumate, dopo tanti anni. Nei sotterranei, negli scantinati bui della vita, passano topi e altri animali.

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