18 Giugno 2020, 18:00
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PALERMO – “Prima di pensare alla riduzione progressiva della percentuale di dipendenti regionali in smart working, il governo Musumeci si confronti con le organizzazioni sindacali per definire adeguati protocolli di sicurezza, sul modello di quanto sta accadendo a livello nazionale. I dati sulla pandemia di Covid-19 hanno subito un rallentamento ma non abbiamo ancora sconfitto del tutto l’emergenza, quindi serve la massima attenzione ai rientri e alla loro organizzazione”. A dirlo sono i segretari generale di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl Sicilia, Gaetano Agliozzo, Paolo Montera ed Enzo Tango, commentando la notizia di una lettera che il presidente della Regione Nello Musumeci avrebbe fatto pervenire all’assessore regionale alla Funzione pubblica Bernardette Grasso per dire “basta” alle forme di lavoro agile attivate durante l’emergenza pandemica Covid-19.
Sulla questione è intervenuto anche il sindacato Siad-Cisal: “Il presidente Musumeci avrebbe scritto all’assessore Grasso per chiedere l’immediato rientro in ufficio di almeno il 50 per cento dei dipendenti della Regione sicilianaa causa di ‘disservizi e ritardi intollerabili’. Una richiesta condivisibile, ma solo se prima saranno garantite le misure necessarie a tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini in tutti gli uffici, da quelli centrali ai più periferici: guanti, mascherine, gel, sanificazioni, barriere, distanze fra postazioni e sistemi di prenotazione per l’utenza, oltre alla pulizia dei sistemi di climatizzazione. Attendiamo anche che l’Aran Sicilia si decida finalmente a regolare lo smart working, così come sta facendo l’Aran nazionale”, dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto.
“Ricordiamo a tutti – dicono Badagliacca e Lo Curto – che il ricorso allo smart working non è stato il capriccio di qualche direttore generale, ma un obbligo imposto dal Governo nazionale per preservare la salute di tutti gli italiani nel bel mezzo di una pandemia che ha provocato migliaia di vittime. Il rientro alla normalità è doveroso, ma ancor prima lo sono il rispetto delle regole e la tutela della salute: ci auguriamo che Musumeci abbia la certezza che in tutti gli uffici regionali, dai più grandi ai più piccoli, siano state eseguite le sanificazioni e distribuiti i dispositivi di protezione individuale, perché a noi invece non risulta. Per non parlare del fatto che le distanze sociali hanno ridotto gli spazi: gli assessorati hanno stanze così grandi da accogliere tutti i dipendenti e non solo il 50%?”. “Le norme nazionali prevedono inoltre garanzie precise per disabili, fasce deboli e genitori – concludono i due sindacalisti – Chiediamo all’assessore Grasso la convocazione di un incontro per studiare un protocollo ad hoc che garantisca non solo le percentuali, ma anche il rispetto delle leggi di garanzia vigenti”.
“Ci tocca ribadire ancora una volta – aggiungono Montera, Agliozzo e Tango – che smart working non è sinonimo di vacanza e lo dimostra il fatto che molte aziende pubbliche e private, sfruttando questa modalità di lavoro a distanza, si sono dimostrate anche più efficienti. Quello che serve adesso è un cambiamento culturale per spostare l’attenzione dal controllo della presenza al controllo del lavoro effettuato. Bisogna passare alla logica del risultato per avere una P.A. più efficiente, fondamentale per svolgere il ruolo di traino dell’economia. Lo dobbiamo soprattutto ai cittadini che, soprattutto in questo particolare momento storico, meritano servizi efficienti”.
“Come ha suggerito la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone – concludono i segretari generali regionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – bisognerebbe prendere il patrimonio acquisito in queste settimane e valorizzare quanto abbiamo conseguito. E tra le cose da fare: rivedere tutti i processi, individuare obiettivi veri per le performance organizzative e individuali, dedicare maggiore attenzione alla salute e alla sicurezza del lavoro, procedere a una forte alfabetizzazione informatica e ad una adeguata formazione per la dirigenza ed il comparto tendente a ridisegnare gli uffici riducendo anche i costi. Insomma, è tempo di ripensare dalle fondamenta la pubblica amministrazione regionale, piuttosto che proseguire in una sterile caccia alle streghe”.
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18 Giugno 2020, 18:00