Opinioni

Lo spirito europeo: da Ventotene a Kiev

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23 Febbraio 2023, 10:07

7 min di lettura

Capire il vero, il verosimile, sulla vicenda Ucraina, diseppellendolo dalla propaganda e dalla disonesta intellettuale diffusa, non è una cosa difficile, perché i documenti elaborati da tutte le istituzioni politiche, economiche, finanziarie, statistiche, che descrivono la realtà globale, sono parallelamente resi pubblici, contestualmente alle versioni che il sistema dell’informazione e i diversi governi forniscono in base ad essi. Capire invece il motivo sul perché le versioni false o deformate sulla realtà e i fatti siano poi condivisi, sia a destra sia a sinistra dell’arco politico, è più complicato da capire o semplicemente ipotizzare. 

Chi leggesse, ad esempio, l’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, troverebbe strano l’ottimismo del Presidente Ucraino e dei Paesi che lo sostengono, sulle fortune della strategia di logoramento Russo. Russia in ginocchio, nella retorica informativa, da quasi un anno, esattamente come Putin stesso, che dovrebbe essere già morto per malattia, o alternativamente spodestato da un Colpo di Stato Interno.

Il rapporto descrive invece che la Russia, ancora oggi, commercia con quasi i tre quarti dei Paesi e dei mercati del Mondo, nonostante le sanzioni. Al contrario, nello stesso report, si legge che gli Stati Uniti, perseguendo questa politica dispendiosa, stanno ragionando seriamente su come rendere legittimo legislativamente, la cancellazione del limite massimo del debito pubblico interno, al momento vigente, che nell’ultimo anno, è stato illegittimamente superato.

Gli Stati Uniti si vedono costretti a immaginare una modifica legislativa federale, che va contro una tradizione e un’ideologia di bilancio, che non ammette una libertà senza limiti di manovra politica in materia di debito pubblico (Ronald Reagan si rivolterebbe nella tomba) perché l’analisi costi benefici immaginata nello spingere alla resistenza (attiva e aggressiva prima della guerra e passiva e difensiva oggi) pende ormai dalla parte dei costi senza ancora vedere al momento la dimensione dei benefici.

Di conseguenza, si sono volatilizzati dai mezzi di comunicazione, molti dei Generali in pensione (o quasi tutti) che mesi fa spiegavano le vicende belliche sul campo, perché ovviamente pochi tra di loro sono al momento disposti ad avvalorare la tesi di una sconfitta sul campo della Russia, e quindi indicare questa come condizione per una pace.

Chi pratica il mestiere delle armi, sa bene che senza un coinvolgimento reale di altri Paesi che, al momento, praticano, la strategia dell’Armiamoci e Combattete, la Russia non può perdere nemmeno se lo volesse. Sanno, inoltre, che nella lunga sequenza di guerre conosciute, dentro un tempo di almeno tremila anni (per stare a quelle di cui si conosce quasi tutto in maniera documentata, e studiate nelle Accademie Militari) esse finiscono sempre in due soli modi: o con una vittoria sul campo di una delle due parti, e con una conseguente resa con o senza condizioni; oppure con un armistizio (su cui poi si può costruire una pace) chiesto da chi, a un certo punto, capisce di non avere più la forza per continuare la guerra, e sceglie di fotografare lo status quo raggiunto o subìto, sperando che il nemico lo accetti. Solo i sistemi d’informazione immaginano un’altra soluzione, con molta fantasia, tanta disonestà, molti inutili esperti e una certa ignoranza. 

La posizione dell’Unione Europea, in questo quadro, ha ormai la fisionomia patologica dell’autolesionismo. Se non fosse, che questa posizione autodistruttiva sembra interpretata dai diversi Governi con totale sincerità, verrebbe da pensare a un’auto complotto. Il prezzo attuale di 50 dollari dell’energia prodotta con il gas e di 80 dollari del petrolio, non solo non si può definire basso (ovvio che lo è rispetto ai picchi dell’Estate) ma finanzia in parti diverse e importanti sia i Russi sia i Nord Americani. Finanzia l’economia e l’industria bellica Russa, e il deficit degli Stati Uniti. Dati alla mano, per quanto sia diminuita la quantità, è l’Europa a consumare e pagare una parte di questo gas e di questo petrolio.

L’Europa, quindi, sta aiutando due energumeni che si picchiamo nel salotto altrui, distruggendo tutto l’arredamento, facendone un vanto e una strategia, invece di recarsi urgentemente da uno psicologo per farsi visitare. Ovviamente, l’Inghilterra, non avendo problemi di approvvigionamento energetico, ringrazia la sua lungimiranza per avere per tempo lasciato la gabbia di matti dell’Unione Europea, e utilizza questo frangente per capitalizzare ulteriormente la separazione, anche perché, storicamente, ha le idee chiare.

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“Non siamo un popolo giovane, con un passato innocente e una piccola eredità. Ci siamo accaparrati una quota assolutamente sproporzionata dei beni e dei traffici mondiali. Abbiamo avuto tutti i territori che voluti. La nostra pretesa, di essere lasciati in pace, per poter godere, di possedimenti vasti e splendidi, acquisiti principalmente con la violenza, mantenuti in gran parte con la forza, in molti casi è sembrata agli altri più irragionevole che a noi”. 

Ovviamente l’Italia può fare assolutamente poco, anzi nulla, dentro questa situazione, ma nel non farlo, riesce a essere così sciocca, da provare a credere di essere nel giusto. Non l’Italia degli Italiani, ovviamente, che sono in fondo saggi. A domanda di un Istituto di Ricerca Tedesco, se essi credono alla possibilità di vittoria degli Ucraini, essi dichiarano, infatti, intorno al settanta per cento, di no. Gli Italiani sono filo Russi? Nemmeno i Russi ci credono, ma solo alcuni Direttori di Giornali Italiani, che non si arrendono mai all’intelligenza.

Semplicemente gli italiani non sono dei cretini, e avendo una storia più lunga di molti altri, hanno una genealogica capacità di valutare la realtà, depurandola dalle sciocchezze. Salvo entrare in guerra anche noi contro la Russia, realmente, con il sangue e i rischi che ciò comporta, e sapendo che a quel punto altri faranno la stessa scelta ma alleandosi con il nemico degli Ucraini, i Russi non saranno mai respinti dai territori che hanno annesso o conquistato.

Anzi, più le cose vanno avanti, più si avvicinerà il confine tra una belligeranza retorica e logistica e una reale, maggiore è la probabilità di una vittoria della Russia. Perché non è detto che arrivando su quel confine, la retorica e la logistica che offriamo, di cui ci vantiamo, si trasformeranno automaticamente in fanteria, aviazione e marina. L’Occidente opulento non è quello degli inizi del novecento, e non è proprio detto che abbia la voglia, la capacità di combattere per vincere una guerra, al netto dei Governi, della Cultura, dell’Informazione, che da soli non compongono, però, nemmeno un Battaglione.

A un anno di distanza, invece, è più complicato capire il perché, la sinistra politica Progressista e Liberal e quella di destra Conservatrice e Sovranista, dei principali Paesi Europei (Francia, Germania, Italia, soprattutto) si siano organizzati in un coro polifonico, che come un Piumone Pietoso Retorico, composto dall’ideologia (la condanna di qualsiasi aggressione territoriale) e dal Diritto Internazionale, copre una reale assenza di una prospettiva geopolitica autonoma, o comunque concorrente con quella degli Stati Uniti.

Le Guerre sono sempre di aggressione o di liberazione, e il Diritto Internazionale, ancora di più di quello Nazionale, è semplicemente una forma transeunte dell’Ordine Costituito egemone. La Guerra, la Geopolitica, sono elementi permanenti della Geografia Politica, e hanno ben altre leggi, non scritte, basate sulla forza e sugli interessi vitali e storici dei popoli. In questa vicenda, al momento, non si capisce quali siano realmente gli interessi di alcuni Paesi Europei, e viene il dubbio che chi li governa non li abbia ancora focalizzati e scelti. Ho personalmente una mia impressione, ovviamente senza alcuna prova a sostegno, che mi fa vedere uno scenario che ha come traguardo le prossime elezioni del Parlamento Europeo, e alcune future elezioni d’importanti Paesi Europei.

A me sembra ovvio, se guardiamo ai precedenti storici, che esiste una comunanza d’interessi a utilizzare la nuova Rivoluzione Produttiva e Industriale, per collocare l’Europa (che guadagnò la sua posizione apicale nel Mondo, durante la Prima Rivoluzione Industriale) in una posizione diversa e di minore rango rispetto a quella che ha avuto storicamente nell’ottocento e nel novecento. Il progetto di Unione Europea, agli occhi di Stati Uniti e Cina (ma anche di altre realtà ambiziose) ha bisogno quindi di essere depotenziato, rallentato, diluito.

E non esiste strumento democratico migliore, in questo senso, che favorire (attraverso l’uso politico di eventi traumatici accidentali, come le conseguenze sociali di una Pandemia, di una Guerra, e forse di altro ancora, se non basterà) un cambio profondo e duraturo di governo europeo, generale e nazionale, in cui non tanto gli Anti Europei, ma gli Europeisti a Bassa Intensità prendano in mano le redini di governo dell’Unione. In questa nuova fase della storia, comunque si giudichi il progetto Europeo, non ci sarà posto, facilmente (soprattutto se gli stessi europei non se ne renderanno conto) per i contenuti ideologici di una nuova, grande, realtà nazionale, chiamata Europa. 

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23 Febbraio 2023, 10:07

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