Lo spot di Cammarata | Bufera su Attilio Romita

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13 Ottobre 2009, 13:29

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Bufera su Attilio Romita, il giornalista del Tg1 che presta la sua faccia allo spazio autogestito del Comune di Palermo in onda su Trm, Telemed, Telemed2, Cts, Tgs, TeleOne, VideoOne, Antenna 1, TeleRent, TeleSud, TeleOccidente, Tvt e Tv7. Nella trasmissione, parte della strategia del sindaco in risposta alle polemiche degli ultimi giorni, Diego Cammarata illustra in un’intervista i risultati ottenuti dall’amministrazione comunale. Un’operazione costata oltre 320 mila euro sulla quale, adesso, si abbatte l’ira dell’Ordine dei giornalisti siciliano.
“Stiamo valutando la posizione di Romita”. Il numero uno siciliano dell’organo di autogoverno della professione è duro: “I giornalisti – spiega il presidente Franco Nicastro – dovrebbero preoccuparsi di rispettare le regole deontologiche, che impediscono di partecipare a trasmissioni frutto di una committenza a pagamento”. Per questo motivo, l’Ordine siciliano sta valutando se segnalare lo spot al proprio omologo laziale, al quale il pugliese Romita è iscritto dal 1982. Proprio per questo motivo l’ordine dei giornalisti di Sicilia non ha competenza su Romita e quello romano, dopo aver analizzato l’articolo, prodotto per una testata giornalistica regolarmente registrata, ha ritenuto di non dovere procedere.
Vietato far pubblicità. La Carta dei doveri del giornalista, uno dei documenti fondamentali della deontologia professionale, vieta infatti di partecipare agli spot a meno che essi non abbiano uno scopo umanitario, culturale o religioso. Il punto, però, è capire se il ruolo di Romita, che appare come intervistatore, sia quello del co-protagonista di una campagna promozionale o soltanto quello di cronista.
I precedenti. Proprio l’Ordine dei giornalisti del Lazio, presieduto da Bruno Tucci, è stato al centro di uno dei casi più eclatanti legati al rapporto fra cronisti e pubblicità: fece scalpore, nel 2006, la decisione di aprire un procedimento disciplinare contro Giulio Andreotti, apparso in uno spot della compagnia telefonica Tre. Il senatore a vita, infatti, è iscritto nell’elenco professionisti dell’Ordine laziale dal 1945: nei suoi confronti Tucci ha aperto un procedimento disciplinare, chiedendone la radiazione dall’albo.

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