25 Marzo 2016, 06:00
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PALERMO – È il suo primo giorno da assessore alla Salute. Lucia Borsellino prende parte a un tavolo ministeriale, a Roma. In quella sede le vengono chiesti gli atti relativi alle convenzioni stipulate dall’allora assessore Massimo Russo con gli istituti Bambin Gesù di Roma e Rizzoli di Bologna. Atti che “non erano mai stati trasmessi al Ministero”. Le ombre, insomma, si sono allungate fin dall’alba. Fin dall’origine di quel rapporto tra la Regione e alcuni tra i più autorevoli e riconosciuti istituti medici italiani. Il retroscena salta fuori da un verbale della commissione Salute all’Ars. Lì, Lucia Borsellino afferma che “non intende sottrarsi alle proprie responsabilità”, ma anche che “non può assumere colpe non sue quando era alla direzione del dipartimento assessoriale”. In quei giorni, infatti, il futuro assessore di Crocetta era un dirigente generale dell’assessorato guidato dall’ex pm. Già allora, siamo solo nel novembre del 2013, un anno esatto dall’inizio dell’avventura di Lucia Borsellino in giunta, l’assessore si dice “personalmente stanca, anche psicologicamente, per taluni atteggiamenti che l’hanno coinvolta per vicende passate”.
Non è chiaro se Lucia Borsellino si riferisse anche alla storia di questa convenzione. Una convenzione cessata pochi mesi fa, ma che potrebbe essere presto rinnovata per altri tre anni. In quell’occasione, però, alla fine del 2013, l’assessore sembra preoccupata. Anche per un altro motivo. Perché quella convenzione, voluta dall’assessore Russo, portava con sé una serie di conseguenze.
Tra queste, la necessità di mettere a norma l’edificio dell’ospedale di Taormina dove è stata potenziata la cardiochirurgia pediatrica. Interventi costati circa 11 milioni. Ma che la Regione non è così certa di dover riconoscere al Bambin Gesù. E i dubbi emergono già in occasione di quella commissione: “Il Bambin Gesù ha presentato – si legge nel verbale depositato all’Ars – una richiesta di refusione per circa 10 milioni per acquisti realizzati senza autorizzazione poiché la Città del Vaticano, dove ha sede giuridica l’ospedale, non soggiace alle gare ad evidenza pubblica”. Insomma, l’Istituto non era obbligato a rispettare quelle regole alla base dei trasferimenti e degli appalti nella pubblica amministrazione siciliana. Una cosa assolutamente legittima. Ma che ha allungato nuove ombre su quelle spese. “Proprio per questo – conferma l’attuale direttore generale dell’Asp di Messina Gaetano Sirna, che ha competenza sull’istituto di Taormina – abbiamo istituito una commissione composta da due rappresentanti dell’assessorato e uno del Bambin Gesù. La commissione dovrà valutare la congruità e la necessità di quelle spese. Anche perché, in molti casi, i macchinari acquistati non sono stati nemmeno collaudati. Ma una cosa va detta: stiamo parlando di un istituto di altissima qualità. Su questa struttura la Regione ha già investito milioni di euro, sarebbe davvero un peccato disfarsene”.
Ma le norme nazionali sono chiare: non ci può essere più di una cardiochirurgia pediatrica in un bacino di 5 milioni di abitanti. E così i dubbi, emersi anche in occasione di una più recente commissione Salute all’Ars, riguardano la prosecuzione stessa del rapporto col “Bambin Gesù”. Sul tavolo dei commissari di Palazzo dei Normanni, infatti, pochi giorni fa è giunta una proposta di rinnovo triennale di quella convenzione. Frutto di uno studio dello stesso manager Sirna. Un report che ha fornito un esito in un certo senso sorprendente. “Ho verificato una per una le spese – spiega Sirna – e ho proposto, in caso di rinnovo della convenzione, un costo di circa 1,2 milioni di euro”. Un “costo”, appunto, assai lontano da quello pagato dalla Regione in questi cinque anni di rapporto col Bambin Gesù: circa cinque milioni l’anno.
Come è possibile una differenza così netta da un anno all’altro? “Alcuni costi, come quelli legati allo start up non hanno più ragione d’esistere – spiega Sirna – così come l’arrivo in Sicilia di alcuni specialisti da fuori. In questi anni, infatti, i nostri medici si sono ulteriormente specializzati. Fermo restando che ancora prima dell’attivo del Bambin Gesù, esisteva già a Taormina una cardiochirurgia pediatrica pubblica”. Ma la differenza resta notevole. E con essa, i dubbi anche del governo regionale. Che già mesi fa aveva sottolineato la necessità di rivedere quelle convenzioni. “Come mai il costo l’anno scorso era così nettamente superiore a quello proposto per il rinnovo? Non saprei – dice l’assessore alla Salute Baldo Gucciardi – io ai tempi in cui è stata sottoscritta quella convenzione non mi occupavo di Sanità…”. E l’assessore, del resto, già in passato aveva espresso perplessità sulla convenienza di quella convenzione: “Proprio così, e adesso ci troviamo in una fase di verifica per decidere cosa fare”. E a dire il vero, quale sia il destino della cardiochirurgia pediatrica in Sicilia sarebbe già scritto nelle carte. Ad esempio nel “Piano della Salute” tutt’ora in vigore, nonché in un decreto di Lucia Borsellino che istituisce l’Ismep, la struttura altamente specializzata dove dovrebbero essere trasferiti quei servizi.
La cardiochirurgia, insomma, dovrà tornare a Palermo. Ma quando? E come? L’Ismep, infatti, non è ancora pronto. Nonostante gli avanzamenti dei lavori mostrati sempre all’Ars da Giovanni Migliore, direttore generale del Civico, struttura a cui, insieme a Villa Sofia, dovrà fare capo il nuovo istituto d’eccellenza. Una struttura sulla quale la Regione ha già investito qualcosa come 76 milioni di euro. “Ma il polo pediatrico a Palermo – precisa Gucciardi – esiste già. Ed è quello dell’Ospedale dei bambini, dove esiste anche una terapia intensiva che non ha rivali in Europa. Manca solo il reparto di cardiochirurgia pediatrica ed è allo studio l’ipotesi di dotare l’ospedale anche di questo”. Ponendo così fine al rapporto col “Bambin Gesù”. E scrivendo la parola “fine” su quella convenzione che destò dubbi, tra costi e lavori, fin dal primo momento.
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25 Marzo 2016, 06:00