Luci (poche) e ombre | del governo che nasce

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29 Ottobre 2014, 20:15

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PALERMO – Il governo nato per ricompattare la maggioranza ha avuto come primo effetto della sua nascita una nuova spaccatura della maggioranza stessa. Sull’aventino stavolta sale un drappello di deputati di Articolo 4, che non si sentono rappresentati in giunta. La coperta della raffazzonata maggioranza politica dell’Ars rimane troppo corta. E il futuro del Crocetta ter, in attesa di scollinare il delicato passaggio d’aula di domani quando si discuterà la mozione di sfiducia, si annuncia comunque complicato. Il patto politico che ha partorito la nascitura giunta si presenta tra qualche luce e molte ombre. E lascia comunque sul campo le tante perplessità sul futuro del cammino della legislatura.

Il lato positivo per Crocetta è compagni sta senz’altro nella pace ritrovata nel Partito democratico. La guerra interna al partito principale della coalizione aveva rappresentato una delle principali cause dell’immobilismo di questi mesi. Il lavoro di mediazione condotto da Davide Faraone con la sponda del segretario Fausto Raciti ha portato a un armistizio e a una nuova delegazione del partito in giunta, con il profilo “alto” reclamato dai più. In giunta entrano tecnici, magistrati, docenti universitari. Un’altra musica dal punto di vista delle credenziali, con tutto il rispetto per le persone, rispetto al variegato campionario della precedente giunta. Ma tutto ciò si tradurrà in una più efficiente azione di governo? Questo solo il tempo potrà dirlo. Ma di certo, la rivoluzione in giunta porterà con sé dei fisiologici tempi di assestamento che per qualche mese imporranno probabilmente un passo lento.

La decisione di ostinarsi sulla strada del governo “tecnico”, o sedicente tale, ha portato inevitabilmente alle solite scelte discutibili. I “tecnici” in giunta sono comunque figli di logiche e scelte politiche. Lo stimato avvocato penalista Nino Caleca che arriva all’Agricoltura, ad esempio, non è certo un tecnico del settore. Così come il magistrato Vania Contrafatto che dovrebbe occuparsi di Energia.

Per non parlare dell’incredibile scelta di ripescare in giunta Mariella Lo Bello, assessore tutto politico che aveva già fatto parte della prima giunta del presidente. Curioso davvero il rigore con cui si è negato all’Udc di riconfermare un tecnico apprezzato dai più come Nico Torrisi in nome del rinnovamento totale della giunta, dove però torna chi era stato al governo per un periodo triplo rispetto a Torrisi.

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E al di là dei difetti di coerenza, anche esaminando il merito delle scelte, emerge ancora una volta la tendenza, forse discutibile, a sovrapporre burocrazia e politica. Diversi degli assessori designati vengono proprio della burocrazia, come Marcella Castronovo, Giovanni Pizzo, già nel gabinetto di Torrisi, e Cleo Li Calzi, già presidente della partecipata Sviluppo Italia Sicilia, come del resto la stessa Lucia Borsellino. E malgrado le credenziali di tutto rispetto, questo elemento offre il fianco a qualche critica relativa all’opportunità della commistione tra i due mondi, contro la quale fu varata solo un anno e mezzo fa dal governo Monti una rigorosa normativa in tema di inconferibilità (che sarà valutata dagli uffici della Regione) volta a evitare o limitare “salti” tra incarichi politici e dirigenziali.

E c’è poi la questione principale, la più spinosa e discussa. Quella che già fa parlare gli oppositori di un governo “commissariato”. Perché è indubbio che la scelta dell’assessore all’Economia imposta dal governo Renzi caratterizzi la nuova giunta. Era comunque questo uno dei prezzi da pagare perché Crocetta potesse proseguire nella sua avventura con qualche copertura romana. Bisognerà capire adesso che margini di manovra avrà il governo regionale e quanto la collaborazione con l’esecutivo nazionale non sfocerà piuttosto nella tutela.

Insomma, se è presto per dire che la montagna ha partorito un topolino, l’ottimismo è un lusso al quale non induce la memoria degli ultimi due anni. Crocetta ha puntato davvero tutto su questa giunta, accettando sacrifici di ogni tipo, costretto a mettere a fuoco il suo stato di oggettiva difficoltà. Quanto questo prezzo politico si tradurrà in benefici per la Sicilia è ancora tutto da vedere.

Intanto, domani si vota la sfiducia. E se le cose andranno come si spera dalle parti di Crocetta e compagni, le opposizioni potrebbero fare il primo gradito regalo di battesimo al nuovo governo.

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29 Ottobre 2014, 20:15

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