La speranza della mamma di Denise: | “Ora mi aspetto tutta la verità”

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16 Marzo 2010, 17:10

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(di Giovanni Franco-ANSA) “Da questo dibattimento mi aspetto finalmente di conoscere la verità”. Si è aperto con questo auspicio di Piera Maggio, la madre della piccola Denise Pipitone, rapita a Mazara del Vallo il primo settembre 2004, il processo a Jessica Pulizzi, 22 anni, sorellastra della bambina scomparsa, davanti al tribunale di Marsala presieduto da Riccardo Alcamo. L’imputata non era presente in aula perché, dicono i suoi legali, è malata. Ma ha chiesto in una lettera ai giudici che il processo si svolga ugualmente. E’ accusata di concorso in sequestro di minore, con l’aggravante applicata quando la vittima ha meno di 14 anni, insieme all’ex fidanzato, il tunisino Gaspare Ghaleb, anche lui assente stamani, che però deve rispondere solo di false dichiarazioni al Pm. Per l’accusa, la ragazza, che all’epoca dei fatti era ancora minorenne, avrebbe rapito per vendetta e gelosia la sorellastra, frutto di una relazione extraconiugale del padre. Al processo si sono costituiti parte civile Piera Maggio e Tony Pipitone, genitori di Denise, e Piero Pulizzi, il padre naturale della bimba nonché di Jessica. E anche quest’ultimo, diviso tra l’affetto per una figlia rapita e quello per una figlia imputata, chiede di conoscere la verità: “Voglio che si arrivi a scoprire chi ha compiuto questo atto mostruoso”. La prima udienza è stata caratterizzata da una serie di schermaglie procedurali, a cominciare dall’istanza presentata dai legali della difesa, che hanno chiesto che la loro assistita venga giudicata dal tribunale dei minori perché, al momento del rapimento, ha spiegato l’avvocato Gioacchino Sbacchi, aveva solo 17 anni. Una richiesta già avanzata nel corso dell’udienza preliminare, ma respinta dal Gup. La difesa si è opposta anche alla costituzione di parte civile di Piero Pulizzi, perché non ha riconosciuto legalmente Denise. Richieste alle quali si sono opposti i pm Anna Sessa e Laura Cerroni e le parti civili. Il tribunale di Marsala si è riservato ogni decisione sulle istanze presentate, rinviando il processo al 25 maggio prossimo. I giudici hanno invece deciso che le telecamere potranno riprendere solo i primi cinque minuti di ogni udienza. Il processo si muove su una complessa e intricata situazione familiare. Anche la madre di Jessica Pulizzi, Anna Corona, risulta infatti indagata per lo stesso reato della figlia, ma in un altro troncone di indagine aperto in seguito alle sollecitazioni del difensore di Piera Maggio, l’avvocato Giacomo Frazzitta. La donna è infatti sospettata di avere portato Denise in un casolare di Villagrazia di Carini (Palermo), dove la bimba sarebbe stata tenuta segregata. Il Gip di Marsala ha già affidato ai carabinieri del Ris un “accertamento unico irripetibile” sull’immobile, mentre giovedi prossimo si svolgerà l’udienza per l’affidamento dell’incarico agli esperti che dovranno eseguire l’incidente probatorio sui tracciati del cellulare in uso ad Anna Corona e che si riferiscono ai suoi spostamenti da Mazara del Vallo a partire dalla notte del 2 settembre 2004. “Mi aspetto un contributo da quanti in questi ultimi 5 anni e mezzo sono stati reticenti – ha detto Piera Maggio, conversando con i giornalisti – siamo sulla pista giusta”. Ma l’avvocato Sbacchi ha detto di non condividere questi toni lamentando “l’eccessiva spettacolarizzazione del processo sugli organi di stampa e sulle televisioni”. “I dibattimenti – ha sottolineato – si fanno nelle aule di giustizia non altrove”. Secca la replica del collega che difende Piera Maggio: “L’attenzione mediatica su questa vicenda – ha detto l’avvocato Frazzitta – serve a sensibilizzare l’opinione pubblica e a fare luce sul rapimento di una bimba di quattro anni”.

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16 Marzo 2010, 17:10

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