12 Giugno 2019, 05:54
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PALERMO – Rimpiangeremo Leoluca Orlando, quando non sarà più sindaco di Palermo. Lo rimpiangeranno coloro che lo idolatrano, sentendosi vedovi di una visione più o meno tangibile. Lo rimpiangeranno coloro che non lo amano, improvvisamente smarriti gli alibi e la libertà di dare al suddetto la colpa di ogni fallimento.
Rimpiangeremo, nel bene e nel male, ‘Luca’, quando non sarà più il Sinnacollanno e verrà un altro al posto suo, per la familiarità con cui lo colleghiamo, d’istinto, al panorama che la palermitanità condensa, a prescindere dal giudizio cangiante sulla sua epopea. Sarà come andare a Mondello e scoprire che il mare è stato sostituito da una montagna scoscesa, con le caprette di Heidi e il nonno.
In realtà il tema della successione – il 2022 è domani – è già presente, anche se un po’ carsico perché regna pur sempre l’attualità che il Professore riempie con la sua mole mediatica.
Tuttavia, qualcuno già spara colpi di fucileria politica per vedere l’effetto che fa. Come il leghista Elio Ficarra, che paventa un accordo Orlando-Miccichè. O come il forzista Giuseppe Milazzo che a una candidatura – dice – non pensa. E subito dopo chiarisce che, veramente, lui a Palermo non ha mai perso. E perfino a sinistra gli aiutanti da campo di questa o di quella truppa sono in fibrillazione. Luca, criticato, amato, sopportato, condiviso, è stato il campione del vecchio mondo capace di opporsi al nuovo mondo. Per merito suo, o per colpa sua, a Palazzo delle Aquile non sventola la bandiera grillina e nemmeno il vessillo del centrodestra. Chi combatterà la difficile battaglia di quel domani in avvicinamento?
Ma poi c’è una città che, con ragione, dribbla i sudori freddi delle segreterie e si preoccupa per se stessa, per i suoi evidenti guai, per le sue speranze da inseguire. Come lo vorranno, i palermitani, il sindaco che verrà? Come lo vorremo? Non è soltanto un gioco d’inizio estate, ma una prima toccatina di polso, ben sapendo che da qui al 2022 ne vedremo (e ne sentiremo) delle belle.
Vorremo un altro personaggio carismatico, che proietti sempre di più Palermo sulla scena internazionale, con indubbi risultati raggiunti: la città capitale della cultura, Manifesta, gli splendori del Teatro Massimo? O vorremo uno che mantenga un profilo basso e dirami bollettini periodici per aggiornare la cittadinanza sulla manutenzione dei marciapiedi scassati (fermo restando che entrambe le cose si possono realizzare insieme) e delle strade affollate da buche? Vorremo un fautore dell’accoglienza, uno che proclami l’attenzione per la sofferenza universale o un distributore minuto della solidarietà che, davanti alle periferie abbandonate, predichi un ‘prima i palermitani’ mutuato da modelli che, per ora, riscuotono successo?
Vorremo un continuatore della rivoluzione, suggestiva e complessa, della mobilità, uno che reclamizzi la salubrità della bici e della camminata a piedi, la necessità del tram e comunque un sistema alternativo all’automobile o un sostenitore delle macchine nuovamente liberate? Vorremo un mattatore o uno schivo? Uno con i suoi tic e le sue proverbiali esclamazioni (è chiaroooo!) o uno che si limiti al profilo istituzionale? Uno che dà del tu al Presidente Mattarella o uno che non conosce (quasi) nessuno? Uno che ha fatto la storia o uno che va meglio in geografia? Uno che ha studiato filosofia o uno che ha praticato linguaggi diversi?
Il dibattito è aperto. Chi vuole, si sbizzarrisca e commenti. Intanto, abituiamoci all’idea che a taluni parrà eretica. Noi il Sinnacollanno, nel bene e nel male, lo rimpiangeremo.
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12 Giugno 2019, 05:54