Concorso esterno, domiciliari all'amministratore catanese "infedele"

L’accusa di mafia per l’amministratore “infedele”: lascia il carcere Virgillito

Lo ha deciso il Riesame: regge l'ipotesi di concorso esterno

CATANIA – L’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa, per il momento, resta in piedi. Igiudici del Tribunale della Libertà messinese “cassano” due ipotesi di reato e concedono gli arresti domiciliari a Salvatore Virgillito. Presidente dell’Ordine dei Commercialisti, lascia il carcere. Dovrà indossare un braccialetto elettronico.

Virgillito è accusato di esser stato un amministratore giudiziario infedele. Anzichè fare gli interessi dello Stato, per l’accusa avrebbe contribuito a rafforzare l’organizzazione mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese. L’ipotesi è concorso esterno in associazione mafiosa.

L’annullamento parziale

I suoi legali, gli avvocati Angelo Mangione e Alberto Gullino, hanno ottenuto un annullamento parziale dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Cadono un’ipotesi di peculato e un’accusa di trasferimento fraudolento di beni.

La difesa ha dimostrato che Virgillito non ha mai potuto incontrare in azienda il presunto boss di Barcellona Pozzo di Gotto Salvatore Ofria, che era deteunto. E inoltre l’indagato ha respinto tutte le accuse. Virgillito, va precisato, non aveva mai avuto guai con la giustizia.

Le accuse pesantissime

Eppure per lui le accuse sono pesantissime. I suoi legali, dinanzi al Tribunale del Riesame, avrebbero affrontato passo dopo passo tutti i passaggi dell’ordinanza. In attesa delle motivazioni dell’ordinanza del Riesame, la difesa potrebbe anche presentare ricorso in Cassazione. Virgillito si è sempre professato innocente

La difesa ha sosteuto tra l’altro che dalle dichiarazioni stesse del pentito che ha dato origine all’inchiesta si evincerebbe l’estraneità dell’amministratore alle accuse. Quest’ultimo si sarebbe concentrato sull’attività principale della società e non sulla singola vendita di rottami di auto.

Il no al riconoscimento di una somma alla famiglia

Inoltre, sempre in udienza, sarebbe emerso come Virgillito abbia detto di no al pagamento di una somma ingente a una familiare del boss Ofria. Si tratta di una cifra di quasi 300 mila euro.

Una condotta che striderebbe con il comportamento di una persona che “concorre” al rafforzamento di un clan mafioso. Ma l’inchiesta, come detto, è ancora apertissima.


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