27 Luglio 2024, 07:23
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CATANIA – Donne e criminalità. Gelosia e kalashnikov. Dalle intercettazioni dell’operazione Ombra, che all’alba di mercoledì 24 luglio ha portato all’esecuzione di 25 misure cautelari per persone ritenute a vario titolo coinvolte nel clan Santapaola – Ercolano, emerge una storia di tensione in cui si è rischiato un conflitto armato tra le diverse anime del clan.
È il nove settembre 2023. Tre persone si incontrano per strada. Una di loro, Carmelo Strano, è secondo gli investigatori il capo del gruppo Stazione del clan Santapaola – Ercolano. Gli altri due sono Antonino Castorina e Gabriele Salvatore Santapaola e la situazione è molto tesa.
Castorina, alla presenza di Strano, è intercettato mentre aggredisce Santapaola. Gli fa sentire un messaggio vocale e poi inizia a schiaffeggiarlo, dicendo “Quella appena tu solo la guardi ti piglio e ti ammazzo! Cornuto e sbirro”. Santapaola prima cerca di negare, “Non sono io quello del messaggio”, poi inizia a ripetere “Stai sbagliando Nino, stai sbagliando”.
Nino, ovvero Castorina, minaccia Santapaola: “Vedi che ti sto sparando, ho la pistola, ti sto sparando nelle gambe. Ora tuo padre mi deve dare conto e soddisfazione”. Gabriele Santapaola risponde “Ora ti faccio avere soddisfazione da mio padre”. Castorina continua: “Se toccano una donna mia io gli sparo in testa subito”.
Quello che è successo dopo è ricostruito, nelle carte dell’inchiesta, attraverso le diverse conversazioni avvenute tra Carmelo Strano, Antonino Castorina e Paternò Christian, che in quel periodo sarebbe stato il coordinatore operativo dei Santapaola – Ercolano. Dopo l’aggresione, si legge, Gabriele Santapaola va nel quartiere Stazione per fare valere il suo cognome e dire a Strano e Castorina che sono affiliati di minore rilievo nel clan.
Il rischio di una crescita dei conflitti all’interno del gruppo criminale in quel momento è alta. Christian Paternò parla con Carmelo Strano, capo del gruppo della Stazione, confrontandosi sull’idea di chiedere un intervento al boss Salvatore Assinnata e al suo gruppo di “cinquanta motorini”.
Secondo Strano, infatti, Gabriele Santapaola avrebbe disposto di una squadra di otto scooter, ovvero di 16 persone in grado di assaltare armi alla mano un luogo, facendo una stesa.
Strano e Paternò, insieme a una terza persona, valutano una reazione armata nel caso di un’aggressione da parte di Santapaola, discutendo se procurarsi delle armi: “Prendiamo il kalashnikov e già si impressionano appena lo vedono, andiamo portalo”.
Nel frattempo però Christian Paternò invita Carmelo Strano alla calma, dato che l’uomo con cui stanno per scontrarsi è comunque un familiare diretto dei Santapaola. Più avanti si fa addirittura avanti l’ipotesi che per supportarlo sarebbero arrivati membri dei gruppi di Paternò, Lineri e Librino.
In seguito, la situazione si calma con diversi incontri all’interno del clan, anche con il padre di Gabriele Santapaola.
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27 Luglio 2024, 07:23