Cronaca

“Non aprite o vi bruciamo il camion”: mafia, il rischio di un’escalation

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13 Agosto 2024, 05:01

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CATANIA – Una rissa finita con una coltellata. Il divieto di gestire un camion dei panini alla stazione e l’escalation di minacce e pressioni mafiose. A marzo del 2023 il clan Santapaola-Ercolano è ai ferri corti con i Cappello, con diversi esponenti che si muovono per mettere fine a un conflitto in cui si pensa anche di usare la forza.

È la storia che emerge dalle carte dell’inchiesta Ombra, il blitz che a fine luglio ha portato all’esecuzione di 25 misure cautelari per i Santapaola-Ercolano. Dalle intercettazioni della Mobile catanese è possibile comprendere i ruoli di ogni persona legata al clan e il modo in cui si svolgono i contrasti tra le diverse cosche.

L’aggressione

A fine marzo del 2023 si scatena una rissa tra il gestore di un camion dei panini alla stazione, familiare di Salvatore Santapaola, e i due esponenti del clan Cappello Mario Privitera e Domenico Querulo. Scrive il Gip nella sua ordinanza di custodia cautelare che le motivazioni della rissa sono “bagatellari”: Privitera non ritrova un paio di occhiali da sole che ha lasciato incustoditi e si mette a inveire.

Il gestore del camion dei panini, infastidito, invitano Privitera alla calma, ma la situazione degenera, coinvolgendo la famiglia del gestore del camion. È proprio la figlia di quest’ultimo a dare una coltellata a Querulo, lacerandogli il giubotto.

Il coinvolgimento del capo della stazione

Della vicenda è informato via telefono Carmelo Strano, che in quel periodo è il capo del gruppo della stazione per il clan Santapaola-Ercolano. A Strano viene detto in una telefonata da parte di Giuseppe Amato che i Cappello dopo la rissa hanno minacciato il gestore del camion dei panini, dicendogli: “Domani mattina non montate perché vi bruciamo il camion”.

“Prima gli hanno dato botte – racconta Amato a Strano – poi gli hanno detto che non possono aprire il camion, lo devono tenere chiuso”. Strano chiede: “E per quale motivo?”. Amato: “Qualsiasi tipo di motivo, a casa nostra una cosa di questa non la possono fare”.

È lo stesso Amato a dire che comunque la rissa è nata per motivi futili. Strano infatti gli chiede “Da chi sono stati mandati, come hanno fatto questi ad andare lì?”, e Amato risponde: “Sarà che si stavano mangiando un panino, erano in giro ed è nata la discussione”.

L’incontro e la richiesta di punizioni

Il giorno dopo la rissa è lo stesso Strano a incontrare alcuni esponenti dei Cappello per risolvere la cosa. Nel corso dell’incontro Strano sottolinea che è intollerabile, per i Santapaola, che i Cappello chiedano di chiudere un’attività in una zona di propria competenza come la stazione.

In più, lo stesso strano fa presente ai Cappello che il gestore del camion dei panini è un familiare di Salvatore Santapaola, cugino di Nitto, e che quindi uno scontro potrebbe portare a un conflitto molto più serio tra i due clan.

I Cappello però dicono che Querulo ha ricevuto una coltellata e che la vicenda sarebbe potuta finire in modo molto più tragico. Per chiudere la faccenda i Cappello chiedono allora che il gestore del camion dei panini sia picchiato dagli stessi esponenti dei Santapaola-Ercolano, davanti ai Cappello.

Il mancato coinvolgimento dei vertici

A questo punto Strano è intercettato mentre parla della faccenda con Salvatore Iudicello, uomo già apparso in altre intercettazioni e coinvolto nell’operazione Ombra. Iudicello dice che Strano è stato coinvolto solo in quanto capo del gruppo della stazione, per competenza territoriale, ma che in realtà avrebbero dovuto intervenire i membri all’apice del clan.

Strano risponde che è stato informato Christian Paternò, che in quel periodo è il coordinatore del clan Santapaola-Ercolano, ma che quest’ultimo era malato e non si è interessato della cosa.

Strano poi sottolinea la delicatezza della situazione: “Io come me la prendo la responsabilità di portargli un parente di Santapaola per dargli botte che poi mi puntano i Santapaola il dito a me?”.

Per questo, l’unico legittimato a intervenire sarebbe secondo lui Francesco Russo, in quel periodo reggente del clan: “Domani se la prende la responsabilità coso, Ciccio Russo, solo lui se la può prendere”. Russo però si sarebbe disinteressato della vicenda, lasciando Strano da solo a risolvere la questione.

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13 Agosto 2024, 05:01

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