Mafia e calcio, altro presidente | nell’occhio del ciclone

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13 Ottobre 2009, 15:26

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Dopo Sferrazza adesso tocca a Motisi. Spenti, almeno in apparenza, i riflettori sul caso Akragas calcio, adesso la Questura di Agrigento ha acceso un faro sull’Agrigentina calcio. La squadra, che milita nel campionato di Prima categoria, si è vista arrivare un risoluto alt: non si può giocare all’Essento. Il divieto arriva dal questore di Agrigento, Girolamo Di Fazio. La motivazione, confermata ufficialmente dallo stesso Di Fazio è semplice, il presidente Motisi ha troppi legami parentali diretti con esponenti mafiosi. La ricostruzione è presto fatta. Motisi, trentenne agrigentino, commerciante, incensurato, è nipote di un nome celebre di Cosa Nostra Agrigentina, Cesare “Lillo” Lombardozzi, finito in carcere nel 2007 nella maxi operazione Camaleonte. Lombardozzi, ritenuto, dagli investigatori, elemento di spicco della consorteria tanto a livello provinciale che regionale, avrebbe anche “punciutu” il numero uno della mafia agrigentina, il superlatitante Giuseppe Falsone. Non è finita qui, Pino Motisi è nipote di Giovanni Motisi, coinvolto anch’egli nel processo Camaleonte, che lo ha visto condannato in primo grado per associazione mafiosa. Non è finita, Motisi è genero di Calogero Russello, uno degli indagati nell’inchiesta Hiram, quella che ha scoperto legami tra mafia e massoneria. Il presidente Motisi, però, per la legge italiana è un uomo pulito. Il questore Di Fazio rincara: “Abbiamo ritenuto opportuno, in via precauzionale, non concedere l’autorizzazione dello stadio cittadino a Motisi. Questo per tutta una serie di motivazioni tutelative”.

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“Comprese le parentele mafiose”, conferma il questore.
Il caso scatena l’opinione pubblica che si divide, tra chi si interroga se oltre alla motivazione ufficiale non ci sia qualcos’altro e chi invece ritiene ingiusta la scelta della Questura. Al momento Motisi non commenta, forse in attesa di ulteriori risvolti.

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13 Ottobre 2009, 15:26

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