14 Maggio 2022, 18:34
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Maria Falcone, sorella del giudice assassinato a Capaci, riprende le parole di Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Giovanni Falcone, e le conferma pienamente, nella riflessione sul rapporto tra politica e condannati per mafia.
“E’ inaccettabile – dice la professoressa Falcone – che in una città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha dichiarato allo Stato e che ha contato centinaia di morti sia ancora necessario ribadire che chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva debba esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose – dice la professoressa Falcone -. Dovrebbe essere assolutamente scontato, ma evidentemente non lo è, che chi aspira a rappresentare la capitale dell’antimafia, la città di Falcone e Borsellino, senza alcuna titubanza prenda posizione rifiutando endorsement di personaggi impresentabili. Eppure a pochi giorni dal trentesimo anniversario della strage di Capaci ci troviamo costretti a chiedere a chi intende amministrare Palermo di dire parole chiare contro i mafiosi e chi li ha aiutati e di ripudiarne appoggi e sostegno. Condivido in pieno ogni parola pronunciata da Alfredo Morvillo. In tema di mafia i grigi non sono ammessi”.
Ancora una volta il riferimento scontato è a Totò Cuffaro, condannato per favoreggiamento di Cosa nostra, e a Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il secondo ha espresso il suo apprezzamento per il candidato sindaco del centrodestra, a Palermo: l’ex rettore Roberto Lagalla. Il primo, pur non potendosi ricandidare, è tornato alla politica attiva come punto di riferimento della Nuova Dc che proprio nell’ambito del centrodestra si muove. Ovvia la polemica politica che ne è scaturita. Ma qui raccontiamo altro, cioè la rivolta delle vittime. Quali che siano le valutazioni che ognuno compie, le voci di Alfredo Morvillo e di Maria Falcone sono estranee a ogni sospetto di strumentalizzazione, perché appartengono all’impegno di chi ha sofferto, atrocemente, in prima persona.
Il professore Lagalla ha replicato in una lunga nota: “Comprendo e apprezzo lo spirito che anima la dichiarazione della professoressa Maria Falcone. Con me i mafiosi e i loro complici rimarranno fuori dal governo della città. Difenderò sempre il percorso etico e morale di redenzione e riscatto che la nostra città ha attraversato negli ultimi trent’anni. Ma più che le parole e le abiure, vale la mia storia personale e il progetto per il futuro di Palermo. L’impegno antimafia è un presupposto ineludibile non un quid pluris, da dover rivendicare, sfoggiandolo alla bisogna o a richiesta. Lo onorerò con i comportamenti e le idee. In memoria dei nostri martiri, ma ancor prima per il futuro dei nostri figli”.
“La lotta alla mafia – continua la risposta – ha bisogno di un salto di qualità. Grazie alle intuizioni del giudice Giovanni Falcone, magistratura e forze di polizia hanno sviluppato un’attività repressiva intensa e stabile che ha decimato l’ala militare di Cosa nostra. Ma se la mafia non spara, non significa che è sconfitta. (…) Ci ispiriamo alle parole pronunciate l’anno scorso da Fiammetta Borsellino, quando ha avuto modo di affermare che ‘l’antimafia non può non essere disinteressata, non può mirare al potere e non può diventare essa stessa potere. Quando l’antimafia diventa potere il suo campo di azione viene fortemente vincolato e circoscritto e questo non deve assolutamente accadere'”.
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14 Maggio 2022, 18:34