Palermo, Maria Falcone: i candidati rifiutino certi endorsement - Live Sicilia

Elezioni e condannati per mafia, l’affondo di Maria Falcone

"Chi si candida ad amministrare Palermo rifiuti certi endorsement"
LA POLEMICA
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PALERMO – Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci, interviene nella polemica sul ruolo dei condannati per reati di mafia nella campagna elettorale di Palermo, innescata dalle parole di Alfredo Morvillo, ex giudice e fratello di Francesca, morta anche lei il 23 maggio del 1992. Secondo Maria Falcone “è inaccettabile che in una città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha dichiarato allo Stato e che ha contato centinaia di morti sia ancora necessario ribadire che chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva debba esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose”.

“Condivido le parole di Morvillo”

Il riferimento di Maria Falcone, manco a dirlo, è agli endorsement di Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri al candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla. “Dovrebbe essere assolutamente scontato, ma evidentemente non lo è, che chi aspira a rappresentare la capitale dell’antimafia, la città di Falcone e Borsellino, senza alcuna titubanza prenda posizione rifiutando endorsement di personaggi impresentabili – sottolinea la presidente della fondazione che porta il nome di Giovanni Falcone -. Eppure a pochi giorni dal trentesimo anniversario della strage di Capaci ci troviamo costretti a chiedere a chi intende amministrare Palermo di dire parole chiare contro i mafiosi e chi li ha aiutati e di ripudiarne appoggi e sostegno. Condivido in pieno ogni parola pronunciata da Alfredo Morvillo. In tema di mafia i grigi non sono ammessi”. Sul punto, tuttavia, Lagalla ha già risposto nelle scorse ore: “Mafia? Ho una storia adamantina, pulita, e non intendo farla sporcare da nessuno. Non ho nulla a che fare con la mafia”.

Anche Di Lello e Montinaro con Morvillo

Quelle di Maria Falcone non sono le uniche parole venute fuori in questi giorni sul ‘caso Palermo’. Anche uno dei protagonisti della stagione di Falcone, Peppino Di Lello, componente del pool antimafia, ha lanciato l’allarme: “Sembra di essere tornati a 30 anni fa”, ha affermato l’ex pm. “Cuffaro? Nessuno vuole toccare i diritti costituzionali ma resta il fatto che si tratta di persone condannate per reati di mafia e non per reati comuni”, ha sottolineato. Durissima Tina Montinaro, moglie di Antonio, caposcorta di Falcone: “Morvillo ha ragione, mi si gira lo stomaco…”.


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