Mafia e venti di guerra a Ballarò | “Devono ammazzare Mulè”

di

17 Dicembre 2015, 06:15

2 min di lettura

PALERMO – Soffiavano venti di guerra su Ballarò. La gestione di Salvatore Mulè e Alessandro Bronte aveva creato inimicizie. E così il primo rischiò di essere ammazzato, mentre il secondo fu pestato a sangue, nonostante dietro la loro scalata ci fosse la regia, dicono gli investigatori, di Tommaso Lo Presti.

La sera del 16 ottobre 2014, quindici minuti dopo le venti, giunse una telefonata al 113. La chiamata partiva da una cabina di via Armando Diaz, nel rione Brancaccio. “… domani mattina devono ammazzare Salvo Mulè del Ballarò…”, diceva una voce maschile. Mulè è uno dei 38 fermati del blitz Panta Rei di ieri, viene considerato il capo della famiglia di Palermo centro. I carabinieri lo convocarono e lo misero in guardia. Pericolo scampato. Mulè non si accontentò. Qualche giorno dopo i carabinieri lo seguirono mentre incontrava il reggente del mandamento, Paolo Calcagno, in un pub.

Gli investigatori credono che l’incontro sia servito a Mulè per rientrare nei ranghi. La sua gestione, specie sul fonte della distribuzione dei guadagni dello spaccio di droga, aveva creato malumori. Forte della parentela con Massimo Mulè, di cui è fratello, e che presto sarebbe stato scarcerato, Mulè aveva creduto di potere fare il bello e il cattivo tempo a Ballarò. “Tali situazioni – si legge nel fermo – avevano indotto i vertici dell’organizzazione a decidere di porre un definitivo freno alle intemperanze del Mulè e, di riflesso, a quelle dei sodali di Ballarò”.

Articoli Correlati

Tra i sodali c’è certamente Alessandro Bronte, interlocutore privilegiato di Teresa Marino, moglie di Tommaso Lo Presti. Bronte rimase vittima di un pestaggio che gli investigatori hanno ricostruito dalle stesse parole della vittima che si confidava con la Marino. Le raccontava di avere chiesto a Calcagno di appagare la sua sete di vendetta nei confronti di Alfredo Geraci e Giovanni Rao – il primo è fra i fermati di ieri  – che riteneva responsabili del pestaggio: “… gli ho detto, tu vuoi che io devo lavorare per guadagnare soldi? dice, gli ho detto… e mi fa dice ‘si’… gli ho detto, va bene allora tu mi devi portare a Giovanni e Alfredo, dice ‘no’ dice… gli ho detto.. mi hai detto no per portarmi due drogati figuriamoci per le cose più grosse... gli ho detto, quando tu mi porti a loro qua noi altri possiamo fare l’affare”.

Calcagno, dunque, si era rifiutato di punire gli autori del pestaggio. E la faccenda provocò la reazione della Marino: “… digli così, se la sono presa con i grandi …”. Calcagno non aveva offeso solo Bronte, ma pure Tommaso Lo Presti. 

Pubblicato il

17 Dicembre 2015, 06:15

Condividi sui social