13 Dicembre 2018, 15:21
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PALERMO – Trent’anni ciascuno ai boss di San Lorenzo Salvatore e Sandro Lo Piccolo e ad Andrea Adamo per l’omicidio di Lino Spatola. Non è soltanto una sentenza, ma è la prova di quanto dannoso per la mafia sia stato il pentimento di Antonino Pipitone.
Spatola fu ucciso il 18 settembre 2006 nelle campagne di Montelepre e poi seppellito in un terreno di Villagrazia di Carini. I Lo Piccolo lo ritenevano un traditore per essersi avvicinato al loro rivale, Antonino Rotolo, reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli. Tra le due fazioni esistevano contrasti sul rientro degli scappati dall’America.
I killer commisero un drammatico errore di persona e al posto di Spatola uccisero un pensionato, Giuseppe D’Angelo. L’errore non fermò i boss di San Lorenzo, che il 18 settembre fecero uccidere la vittima designata. Era stato Gaspare Pulizzi a raccontare i macabri retroscena del delitto e a fare ritrovare i resti del corpo. Le sue sole dichiarazioni, però, non potevano bastare per arrivare a una condanna. Poi, sono arrivate di Pipitone, boss di Carini, a cambiare il corso giudiziario delle cose. Stessa cosa è avvenuta per altri sette omicidi che vedono imputate persone che, a differenza dei Lo Piccolo e di Adamo, non hanno già una condanna all’ergastolo sulle spalle.
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13 Dicembre 2018, 15:21