01 Marzo 2023, 15:09
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PALERMO – “Io ho ucciso Giuseppe Di Giacomo? Non avevo alcun motivo per farlo, ho trascorso più tempo con lui che con mio padre”. Onofrio Lipari, da due giorni in carcere con l’accusa di essere stato il killer del boss di Porta Nuova, nega con forza l’accusa.
Si è svolto l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Filippo Serio. Erano presenti il pubblico ministero Gaspare Spedale e gli avvocati Angelo Formuso e Michele Giovinco. Lipari ha ricordato di avere trascorso dieci anni in carcere perché, secondo l’accusa, sarebbe stato al fianco proprio di Giuseppe Di Giacomo, seguendone la scalata fino al vertice del mandamento.
Lo ha ricordato per spiegare che avrebbe avuto tante altre occasioni, di giorno e di notte, più riservate per ucciderlo, invece di “fare il far west in via Eugenio l’Emiro dove mi conoscono tutti e soprattutto davanti al bambino”. Il “bambino” è il figlio di Di Giacomo – era in auto con il padre il giorno che lo crivellarono di colpi -, che oggi è fidanzato con una nipote di Lipari.
Un amore resistito alle voci che giravano da molto prima che si arrivasse all’arresto. Diversi collaboratori di giustizia hanno detto di avere saputo, de relato, che fosse stato Lipari a premere il grilletto. Ne erano convinti anche i fratelli della vittima, Marcello Di Giacomo e il killer ergastolano Giovanni. Nonostante circolasse la voce che il padre fosse stato ucciso dai Lipari il giovane Di Giacomo ha iniziato la relazione che dura ancora oggi.
Ed è proprio ascoltando le intercettazioni sul fidanzamento che sarebbe emersa la responsabilità di Lipari. Più persone commentavano il fatto che fosse stato lui “ad ammazzare Giuseppe”. Dicerie, chiacchiericcio malsano, messo in circolazione ad arte per fare ricadere su di Lipari colpe che l’indagato giura di non avere. “Non avevo motivo di uccidere Giuseppe”, ha continuato a ripetere.
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01 Marzo 2023, 15:09