Cronaca

Mafia, patto con gli americani: blitz a Palermo, 10 arresti

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14 Luglio 2021, 06:43

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PALERMO – I mafiosi di Torretta si sono ripresi la scena e il potere, facendo da cerniera fra i boss del mandamento palermitano Passo di Rigano, a cui la famiglia di Torretta appartiene, e gli americani. Blitz dei carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale. Nove persone finiscono in carcere e una agli arresti domiciliari. Per un undicesimo indagato il Gip ha deciso l’obbligo di dimora.

L’inchiesta coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvo De Luca e dai sostituti Amelia Luise (da poco passata alla Procura europea) e Giovanni Antoci svela i rapporti con gli Inzerillo, i boss scappati in America durante la guerra di mafia degli anni Ottanta e poi rientrati a Palermo, la capacità di condizionare il voto alle elezioni di Torretta (il sindaco Salvatore Gambino fu arrestato e il Comune sciolto per mafia), l’asse con gli boss americani.

I personaggi chiave

Nel piccolo paese con poco più di quattromila abitanti in provincia di Palermo c’erano fazioni in perenne conflitto. Tra i personaggi chiave gli investigatori individuano Raffale Di Maggio, figlio dello storico capomafia Giuseppe, deceduto nel 2019. Al suo fianco i carabinieri piazzano Ignazio Antonio Mannino e Calogero Badalamenti (a cui sarebbe stata affidata la zona di Bellolampo). Ed ancora: l’anziano Calogero Caruso (finito ai domiciliari), un personaggio della vecchia mafia che avrebbe sponsorizzato la scalata del nipote Filippo Gambino; Calogero Christian Zito, pedinato durante i suoi viaggi negli States (ricercato perché vive negli Stati Uniti). Completano l’elenco degli arrestati Filippo Gambino e Giovanni Angelo Mannino. Francesco e Natale Puglisi. Obbligo di dimora per Paolo Vassallo.

I pizzini di Matteo Messina Denaro

Un ruolo importante avrebbe avuto Lorenzo Di Maggio, già condannato per mafia che dalla scarcerazione del 2017 era sorvegliato speciale con obbligo di dimora a Carini. A quest’ultimo il pentito Antonino Pipitone attribuisce il ruolo di collettore dei pizzini di Matteo Messina Denaro. Il latitante scriveva, la posta arrivava a Torretta e poi veniva smistata a Campobello di Mazara.

Una lussuosa villa per l’americano

E poi ci sono i fratelli Francesco e Natale Puglisi, che si sarebbero messi a disposizione di un emissario della mafia americana. Quando venne in Sicilia, nel 2018, lo accolsero con tutti gli onori, mettendogli a disposizione una villa di lusso con piscina a Mondello e cinque grammi di cocaina per dargli il benvenuto. Poi lo accompagnarono ad un incontro in un altro piccolo paese della provincia, Baucina.

L’omicidio di Frank Calì

Gli americani meritavano rispetto. Quando la sera del marzo 2019, a Stane Islan (New York), fu Frank Calì, boss del clan Gambino, ci fu grande fibrillazione. Trascorse del tempo per capire che non era un delitto di mafia, ma opera di un balordo. Si temette una guerra con forti ripercussioni anche in Sicilia e i boss di Torretta mandarono qualcuno oltreoceano per verificare cosa stesse accadendo.

Pizzo ed elezioni

Nel frattempo fra Torretta, Palermo, Isola delle Femmine e Carini i mafiosi controllavano lavori pubblici e privati, ripianavano le dispute, imponevano il pizzo. Se la presero pure con un imprenditore agricolo palermitano che aveva sconfinato a Torretta e non voleva sottostare alle regole di Cosa Nostra. Non solo l’imprenditore non ha ceduto alle minacce e ai danneggiamenti ma li ha denunciati.

Il summit

I carabinieri hanno monitorato un summit di mafia una sera di fine 2018. Vi parteciparono Raffaele Di Maggio, Ignazio Mannino, Calogero Badalamenti e Simone Zito. Su quest’ultimo, che è padre di Christian pende un mandato di cattura. Vive in America, cosa che non gli avrebbe impedito nel 2018 di fare eleggere il sindaco Salvatore Gambino. Zito parlava di soldi e investimenti con Totuccio Inzerillo. Per la precisione di sacchi pieni di soldi, un tesoro ancora da scovare.

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14 Luglio 2021, 06:43

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