Cronaca

“Mio padre Rosario ucciso dalla mafia. E non sapevo come dirlo…” VIDEO

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30 Aprile 2024, 06:50

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PALERMO- “Rosario Di Salvo, mio padre, era un ragazzo di trentasei anni con tre figlie piccole. Un ragazzo bello, buono, innamorato delle sua famiglia. Una persona piena di passione e di generosità”.

Dovessero passare centomila anni, non sarà mai possibile mettere da parte la separazione violenta che colpì la famiglia dell’uomo che seguiva, con la sua ombra, l’ombra di Pio La Torre e che provò a fargli da scudo fino all’ultimo.

Sono i giorni della memoria per entrambi. Per l’onorevole e sindacalista comunista che si era sottratto al suo destino di bracciante, come ha raccontato Franco, il figlio. Per il suo angelo custode che aveva deciso di condividerne aspirazioni e rischi. Entrambi furono assassinati dalla mafia, il 30 aprile del 1982.

Il racconto di una figlia

Nello sguardo della professoressa Tiziana Di Salvo, docente universitaria, figlia di Rosario, padre coraggioso, riecheggia il dolore di quei giorni, destinato a durare per sempre. Puoi mettergli addosso la speranza, con il suo calore, ma il gelo resiste, in profondità.

C’è anche Tiziana, in prima fila, all’assemblea della Cgil che commemora due eroi civili, finalmente uniti nel rito della memoria. Il culmine della celebrazione è il disvelamento di un murale, sulle parete del Vittorio Emanuele III.

Per troppo tempo, Rosario Di Salvo è stato inghiottito in un altrove di smemoratezza. Adesso, nelle parole di tutti, La Torre e Di Salvo sono inscindibili, mentre gli interventi si affastellano nell’aula magna. Ma ci sono anche altre parole, più intime, più sussurrate, e ricompongono i frammenti di una tragedia nazionale e familiare.

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L’incontro con Pio La Torre

“Rosario Di Salvo, mio padre – dice sua figlia – era un militante del Pci che impiegava tanto tempo e tanta forza per le cose in cui credeva. Con Pio La Torre si sono incontrati e scelti. Papà si licenziò per accompagnarlo, dall’Ottantuno fino all’epilogo. Era una persona allegra, tutti lo portano nel cuore con gioia. Io avevo undici anni e c’erano due sorelle più piccole”.

La vita che viene dopo somiglia a un esercizio impossibile all’abitudine dell’assenza. “Avevo difficoltà a parlare dell’accaduto – continua Tiziana -. Si cambiava scuola e c’era la solita domanda: cosa fa tuo padre? Io avevo davvero parecchi problemi a parlarne, non sapevo come comportarmi, tanto era il peso”.

“Qualche volta rispondevo: è stato ucciso dalla mafia. E vedevo che qualcuno restava perplesso, immaginando faide, vendette… Allora diventavo più specifica: è stato ucciso con Pio La Torre. Ma non è che molti lo conoscessero…”.

Un eroe dimenticato?

“Oggi, grazie anche a momenti come questo, spero di potere dire chi sono, finalmente, senza dare troppe spiegazioni – è la conclusione -. Papà un eroe dimenticato? Noi l’abbiamo sempre ricordato, nella nostra vita è stato fondamentale e credo che possa essere di ispirazione”.

Rosario Di Salvo credeva nei suoi sentimenti e nelle sue idee ed era disposto a sacrificarsi per un principio morale, come accadde. Era un marito innamorato di sua moglie Rosa e un papà che adorava le sue figlie. Quando lasciò, suo malgrado, le donne che amava, brillava un giorno di primavera di quarantadue anni fa. Estrasse la pistola per difendere il suo amico Pio, ma fu tutto inutile. Insieme morirono, come può capitare alle anime gemelle. Insieme, da allora, vivono per sempre.

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30 Aprile 2024, 06:50

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