08 Febbraio 2013, 12:00
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PALERMO– Le prove non sono evidenti. Ecco perché il Gip ha momentaneamente negato la richiesta di giudizio immediato per Francesco Maiolini. E’ l’inchiesta che ha messo nei guai il procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Secondo il giudice per le indagini preliminari Cesare Vincenti, le prove contro l’ex manager di Banca Nuova, difeso dall’avvocato Lillo Fiorello, evidenti non lo sono. Per verificare se l’istituto di credito praticò tassi usurari nei confronti di due clienti sarà necessaria una superperizia, affidata ad un esperto della Banca d’Italia, Giulio Del Prete.
Niente giudizio immediato, dunque, almeno per il momento, nei confronti di Maiolini, oggi presidente dell’Irfis, l’istituto regionale di mediocredito, né degli altri due indagati, Marino Breganze, presidente di Banca Nuova, e il direttore commerciale Rodolfo Pezzotti. Sono stati proprio i legali di questi ultimi indagati e dell’istituto di credito, gli avvocati Enrico Maria Ambrosetti, Claudio Gallina Montana e Roberta Pezzano, a chiedere un incidente probatorio allegando la documentazione che escluderebbe l’ipotesi dell’usura bancaria. Per sapere se la richiesta di giudizio immediato avanzata dal pubblico ministero Marco Verzera sarà definitivamente respinta si dovrà attendere l’esito della perizia.
L’inchiesta è stata al centro del cosiddetto “caso Maiolini”. Dopo avere ricevuto l’avviso di identificazione, infatti, l’allora dg della banca aveva chiamato alcuni magistrati per avere informazioni sulla vicenda. Maiolini ha sempre sostenuto di avere parlato con il procuratore Messineo in maniera istituzionale. Ma un’intercettazione, effettuata nell’ambito di un’altra indagine, avrebbe fatto emergere che Maiolini avrebbe appreso notizie che in teoria non avrebbe dovuto conoscere. Messineo era finito sotto indagine a Caltanissetta, ma davanti ai pm nisseni si era presentato con un biglietto che gli aveva consegnato il capo di quel l’ufficio, Sergio Lari: per negare di avere commesso scorrettezze, il procuratore di Palermo aveva sostenuto di avere raccolto informazioni sull’indagine per usura bancaria, su richiesta del collega di Caltanissetta. Nei confronti di Messineo è stato aperto un procedimento al Csm, che sta valutando l’eventuale incompatibilità ambientale del capo della Dda del capoluogo siciliano.
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08 Febbraio 2013, 12:00