Cronaca

Maletto, sindaco indagato e Consiglio comunale spaccato: “Si dimetta”

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03 Aprile 2024, 04:59

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MALETTO – “Astensione dalla partecipazione a qualsivoglia attività amministrativa, compresi i lavori consiliari”. Almeno finché non sarà “ristabilita la piena legalità“. A Maletto, in provincia di Catania, c’è qualcosa che non va. Alcuni consiglieri comunali di opposizione ci tengono a dirlo ad alta voce: il sindaco, l’imprenditore Giuseppe Capizzi, è indagato nell’inchiesta della procura di Messina che ha letteralmente travolto l’ufficio per il Dissesto idrogeologico della Regione Siciliana. E per questo motivo, a loro avviso, dovrebbe lasciare il suo posto e dimettersi dalla carica che ricopre.

L’inchiesta di Messina

L’ormai commissario straordinario siciliano, il forzista Maurizio Croce, accusato di corruzione nell’appalto che riguarda la messa in sicurezza del torrente Bisconte-Catarratti, è stato arrestato e sostituito nella struttura commissariale. Per Capizzi, in qualità di imprenditore, invece, è stato disposto il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione. Una misura che non riguarda il suo ruolo di primo cittadino di Maletto.

Ma è sul suo ruolo politico che adesso si concentrano gli strali di chi si oppone alla sua amministrazione. L’ex sindaco Pippo De Luca e i consiglieri di opposizione Maria Foti, Luca Saitta e Vincenzo Cutraro hanno inviato una nota di fuoco alla presidenza del Consiglio comunale di Maletto. Ma anche alla prefettura di Catania e all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Nel documento giustificano l’assenza dall’ultima seduta di senato cittadino, convocata per lo scorso 30 marzo 2024, ma anche l’intenzione di non partecipare alle attività amministrative del municipio.

La nota delle opposizioni

“Qualora il pubblico ufficiale venga semplicemente sfiorato dal concreto indizio di avere posto in essere condotte criminose, lo stesso, oltre a doverne rispondere nelle sedi giudiziarie preposte, è tenuto anche a doverne rendere conto alla cittadinanza che rappresenta“, si legge nel documento. I consiglieri citano il processo Rinascita Scott, nato da un’inchiesta della procura di Catanzaro, che aveva visto l’architetto malettese, oggi sindaco, indagato con l’accusa di traffico di influenze illecite. Reato dichiarato estinto dopo un riuscito affidamento in prova ai servizi sociali, trascorso da Capizzi lavorando come volontario alla Misericordia di Bronte.

E poi c’è, naturalmente, la nuova inchiesta di Messina, risalente a poche settimane fa. Nell’ordinanza di custodia cautelare, si legge di una “condivisione di interessi illeciti” tra Croce e Capizzi, “sugellatasi con un tacito patto corruttivo“. Confermato dallo stesso Capizzi, le cui dichiarazioni – sottolineano più volte i magistrati messinesi – sono un impulso fondamentale per lo sviluppo delle indagini. “Il mio interesse – dice l’architetto malettese interrogato – era quello di ingraziarmi la persona di Croce, ché sicuramente un lavoro l’avrei portato a casa“.

La confessione e i dubbi

Sebbene i fatti contestati dai pm di Messina riguardino le attività di Giuseppe Capizzi imprenditore, bisogna tenere conto, scrivono i consiglieri di Maletto, che “ha commesso i più gravi reati contro la pubblica amministrazione, la stessa pubblica amministrazione che egli dovrebbe rappresentare, tutelare e garantire“. Criticità che De Luca, Foti, Saitta e Cutraro accostano all’attività politica condotta nel Comune ai piedi dell’Etna. I consiglieri parlano di richieste di accesso agli atti inoltrate alla pubblica amministrazione a cui hanno fatto seguito condotte “omissive e negatorie”.

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Le richieste di accesso agli atti

Mesi di silenzio senza che le richieste di acquisizione di alcuni documenti amministrativi siano state riscontrate. Dai rendiconti delle spese effettuate per la sagra delle famose fragoline di bosco di Maletto, passando a quelle per le celebrazioni di Natale e del santo patrono della città, fino alle feste di Capodanno e Carnevale. Soprattutto, nessuna risposta sarebbe arrivata all'”istanza di accesso agli atti relativa ai lavori di completamento dell’area polifunzionale e di aggregazione sita in contrada Margi (struttura denominata Bambinopoli)”.

Una gara i cui lavori erano stati aggiudicati al Consorzio Stabile Progettisti e Costruttori, l’ammiraglia tra le imprese della famiglia Capizzi. Il collaudo dell’area, nel 2016, non sarebbe avvenuto per via di alcune prescrizioni sulla messa in sicurezza a cui l’impresa avrebbe dovuto ottemperare.

Il caso della Bambinopoli

“I lavori eseguiti nell’anno 2023 non sono stati realizzati come da prescrizioni del collaudatore, bensì con ditte esterne e con fondi pubblici“, si legge nella richiesta di accesso agli atti formulata da Pippo De Luca, ex primo cittadino e avversario di Capizzi alle scorse elezioni amministrative, e rimasta inevasa. A novembre 2023, l’attuale consigliere comunale chiedeva di visionare la relazione sui lavori eseguiti, gli impegni di spesa per quanto fatto nel 2023 e le autorizzazioni amministrative e tecniche per le manifestazioni svolte nella bambinopoli.

Tra i destinatari della richiesta, oltre al responsabile dell’Anticorruzione del municipio e all’ufficio tecnico comunale, c’erano anche la prefettura di Catania e l’assessorato regionale alle Autonomie locali. In chiusura della missiva, De Luca scriveva: “In particolare a sua eccellenza la signora prefetta di Catania si chiede di attenzionare la presente comunicazione nell’interesse del buon andamento della pubblica amministrazione, della legalità e della trasparenza”.

La richiesta di dimissioni

Al di là del garantismo e della presunzione di non colpevolezza che vale per qualunque indagato, “volere il bene di un paese vuol dire impegnarsi per il bene di tutta la cittadinanza – dice De Luca a LiveSicilia.it – Non soltanto per quelle poche centinaia di persone che applaudono ai comizi”. Da cui la richiesta, contenuta nella lettera con cui lui (De Luca) e altri consiglieri comunicano l’astensione dalle attività amministrative: che Capizzi si dimetta dalla carica di sindaco, “per non creare ulteriore imbarazzo e indignazione all’istituzione che rappresenta“.

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03 Aprile 2024, 04:59

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