La mafia e la scalata al successo | “Confiscare i beni all’imprenditore”

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06 Giugno 2018, 17:02

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PALERMO – Il patrimonio di Francesco Paolo Maniscalco deve essere confiscato. La richiesta è del pubblico ministero al processo che si svolge davanti alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.

Storia giudiziaria tormentata quella di Maniscalco, condannato due anni fa, per intestazione fittizia di beni. È accusato di avere schermato una serie di società facendole intestare a dei presunti prestanome.

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Di lui si iniziò a parlare nel 1991 quando un commando svuotò il caveau del Monte di Pietà, a Palermo. Bottino: oro e gioielli per 18 miliardi di lire, di cui non si è saputo più nulla. Del commando faceva parte Maniscalco. Nella sua fedina penale c’è anche una condanna per mafia con il suo nome accostato a quello di Totò Riina.

Di recente all’imprenditore i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria gli hanno sequestrato un patrimonio che vale 15 milioni di euro del quale ora il pubblico ministero Calogero Ferrara chiede la confisca. Maniscalco, dopo avere finito di scontare nel 2006 una condanna a sei anni e otto mesi, era diventato un pezzo grosso nel settore del caffè. Caffè e non solo a giudicare dall’elenco dei beni finiti in amministrazione giudiziaria: il Gran Cafè San Domenico, il Bar Intralot di via Carlo Pisacane, il Bar Trilly di via Giacomo Cusmano, e le società “Cieffe Group” e “Sicilia e Duci Distribuzione” che vendono all’ingrosso caffè e prodotti alimentari. Tutte le imprese proseguono l’attività in amministrazione giudiziaria.

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06 Giugno 2018, 17:02

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