Maria come Tania, morta in ospedale| Il marito: "Doveva togliere un neo" - Live Sicilia

Maria come Tania, morta in ospedale| Il marito: “Doveva togliere un neo”

Sebastiano Miloro, marito di Maria Acquisto, la donna di Carini deceduta al Policlinico durante un intervento di routine, chiede giustizia. "Sono rimasto da solo con la nostra bimba di 7 anni, la mia vita è stata stravolta". Così come i genitori di Tania Priolo, morta per un ascesso dentale, ha presentato denuncia ai carabinieri e considera quello che è successo alla moglie, come l'ennesimo caso di malasanità.

PALERMO – Maria Acquisto, 53 anni con una figlia di sette. Tania Priolo, appena diciottenne e con tanti sogni ancora da realizzare. Due vite spezzate a Palermo in meno di una settimana. Due famiglie distrutte dal dolore, dalle lacrime e da una raffica di domande. Si può ancora morire per un ascesso dentale? E per la rimozione di un neo? Un’infezione alla bocca si è rivelata fatale per la ragazza di Brancaccio, mentre la donna originaria di Carini è deceduta durante un’operazione di routine. I genitori di Tania adesso vogliono la verità. Proprio come Sebastiano Miloro, il marito di Maria Acquisto, rimasto da solo con la loro bambina. Quest’ultima, ha saputo soltanto da alcuni giorni quello che è successo alla sua mamma:

“Non sapevo come dirglielo, come spiegarglielo – dice Miloro – ma per prepararla al funerale ho dovuto trovare le parole. Siamo soli adesso, era mia moglie il perno della famiglia. Sa, quando muore un padre, forse, la madre riesce ad affrontare meglio il dolore. La perdita di una mamma, per un figlio, credo sia ancora più innaturale. Ora è lei la mia ragione di vita. E’ la mia bambina – dice – a darmi la forza per andare avanti, per affrontare il mio strazio e per chiedere con tutte le mie forze la verità”.

Sebastiano Miloro, disoccupato, racconta di avere accompagnato la moglie al policlinico, il giorno dell’intervento. “Era trascorso circa un mese e mezzo dal day hospital in cui le avevano rimosso un neo alla spalla – precisa – ma dovevano rimuovere dei linfonodi che probabilmente erano stati intaccati da quello che era risultato essere un melanoma. Le ho dato un bacio, si è sfilata la fede, me l’ha consegnata. Poi mi ha dato il telefono e mi ha salutato, sorridendomi. Un sorriso che voleva dire “ci vediamo dopo”. E invece non l’ho più riabbracciata”.

Miloro ripercorre con dolore quei tragici momenti in cui è prevalso il silenzio. “Nessuno mi diceva nulla. Mia moglie è entrata nella saletta operatoria alle 12.45, ma io sono rimasto in sala d’attesa fino alle 16, insieme a mia sorella. Non capivamo cosa fosse successo, perché ancora non uscisse. Ci ha avvolto la paura. Soltanto dopo tre ore – prosegue – siamo stati informati. Un medico ci ha detto che stavano tentando di salvare mia moglie. E a me è crollato il mondo addosso. Mi sono chiesto da cosa la stessero salvando, perché un semplice intervento fosse degenerato. L’ho chiesto a loro. Ma mi è stato detto soltanto che era subentrato uno choc anafilattico”.

D’altro canto, dal policlinico è stato sin da subito precisato che tutte le procedure e tutti gli accertamenti erano stati effettuati, ma la denuncia da parte del marito ha condotto la Procura comunque ad aprire un’inchiesta. E’ stata disposta l’autopsia, già effettuata e i quali risultati si sapranno entro i sessanta giorni. Sono stati prelevati campioni di tessuto da analizzare e sono stati effettuati gli esami chimico-tossicologici: saranno questi a chiarire il perché della crisi respiratoria della donna e poi, della morte. “Voglio soltanto verità – dice Miloro – non chiedo altro. Voglio sapere cosa è successo in quella sala operatoria, perché mia moglie mi ha lasciato”.

Una domanda che rimbomba anche nella mente di Nunzia Lauricella, mamma della diciottenne deceduta al Civico lo scorso fine settimana. A Brancaccio, marito, moglie e gli altri tre figli, sono in queste ore in attesa di celebrale il funerale della loro Tania. Hanno trascorso gli ultimi sette giorni nell’angoscia e forse sarà, anche in questo caso, l’autopsia a dare loro risposte. Cosa è successo a Tania? Perché quel banale mal di denti è degerato al punto da trasformarsi in un’infezione che si è diffusa al collo e poi ai polmoni? 

Quella della giovane e della madre, era stata sin dal 17 gennaio una vera e propria odissea tra ospedali e farmacie. Antibiotici, antinfiammatori, consulti, poi il ricovero. Le condizioni della diciottenne erano diventate gravissime e si era presentata una “fascite”. La cartella clinica parlerebbe chiaro, ma i genitori di Tania vogliono spiegazioni più precise. Puntano il dito contro i medici, pretendono di conoscere nel dettaglio cosa ha portato la figlia al decesso, sul quale la Procura ha aperto un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dal sostituto Claudio Delazzaro, a carico di ignoti. Il reato ipotizzato è omicidio colposo. Il perito, Giulio Cardia del policlinico di Messina, ha chiesto novanta giorni di tempo per stilare il referto, ma ha già parlato di elementi riconducibili ad una “vastissima infezione”. “Ci hanno tolto nostra figlia – ha detto Nunzia Lauricella – era la nostra vita. Ci batteremo perché venga a galla la verità, non mi rassegnerò mai”.


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