Massoneria, parla l'ex “fratello” |Maravigna: “Adesso vi dico tutto” - Live Sicilia

Massoneria, parla l’ex “fratello” |Maravigna: “Adesso vi dico tutto”

“Tutti i politici del pentapartito erano massoni”. SECONDA PUNTATA

COLLETTI BIANCHI: LE RIVELAZIONI
di
13 min di lettura

CATANIA – Quando le cimici della Dia indagavano sulla massoneria catanese, sul finire degli anni ’90, lui era vicequestore della polizia, consigliere comunale e massone di primo piano a Catania. Da quell’inchiesta uscì fuori in pochi giorni, aveva arrestato un parente di Giorgio Cannizzaro, coletto bianco di cosa nostra in contatto con il gran maestro Corrado Labisi.

Adesso, a 20 anni di distanza, Pietro Ivan Maravigna racconta ogni particolare del sistema Catania e dei suoi protagonisti. Tra colletti bianchi e grembiulini.

Facciamo un passo indietro di 20 anni partiamo dall’inchiesta Belfagor.

La Belfagor, era relativa a fatti del 1997 e avevo 34 anni. In quel momento ero in posizione di vertice in una obbedienza che a Catania aveva più logge di palazzo Giustiniani

Che vuol dire?

Un’obbedienza che in quel momento andava per la maggiore perché Palazzo Giustiniani aveva subìto uno scisma ed erano rimaste solo tre o quattro logge

Senta, lei era un uomo dello Stato?

Sì, ero vicequestore di Polizia

Con la passione per la politica…

Con la passione per la politica cittadina

Chi era il sindaco?

Bianco. Io entro in massoneria nel 1992 e l’anno dopo in consiglio comunale con Bianco, che rappresenta il cambiamento. Sei mesi dopo arresto un latitante imparentato con il “fratello”, non certo mio, Giorgio Cannizzaro.

Un arresto importante…

Si aprirono i telegiornali italiani con quell’arresto, agosto o settembre 1992, Mancini mi mandò un encomio solenne

Bianco ha avuto mai rapporti con il mondo dei grembiulini?

Non ne ho conoscenza diretta, suo fratello Arturo, estromesso dalla lista, una volta all’Excelsior mi disse di sentirsi tradito da uno che gli veniva “due volte fratello”. Io interpreto questa frase in una determinata maniera, ciascuno la interpreti come vuole.

Poi si allontanò da Bianco, perché?

Perché essendo sostanzialmente un liberale, proveniendo dalla gioventù del partito liberale, di forti tradizioni massoniche, insieme a un gruppo di parlamentari come Taradash e Martino, aderii con loro a Forza Italia, rimanendo in consiglio comunale a rappresentare questo partito fino al 2005.

Catania esprime una realtà molto complessa, la massoneria che ruolo ha avuto?

Nella Prima Repubblica, per quello che ho avuto modo di sapere, dalla lettura degli elenchi, tutti gli esponenti del pentapartito erano iscritti a logge massoniche. C’era una loggia in cui c’erano tutti i consiglieri provinciali, alcuni di loro vennero fatti fuori dalle indagini della Prima Repubblica, portate avanti dal Pm Amato e da Marino. Credo si chiamasse Vittoria o Vitanova la loggia.

Rispetto alle decisioni importanti della città, la massoneria che ruolo aveva?

Nella Prima Repubblica penso abbia avuto un ruolo. L’indagine di Cordova, procuratore di Palmi, nel 1992, aveva portato a un assonnamento generale, Palazzo Giustiniani era ridotto al minimo, se ne erano andati quasi tutti. Nella Prima Repubblica, riesco a capire dagli elenchi, che c’era una forte presenza di amministratori, docenti universitari, presidenti di Usl, per i magistrati c’era il divieto

Forze dell’Ordine?

Posso parlare dal 1992 in poi, per quello che mi riguarda come responsabile della Loggia di Piazza del Gesù, a Catania eravamo tra le obbedienze che contavano più logge, il nostro intendimento, per così dire politico, non nascondiamo un tentativo di influenza sulle istituzioni, era di tipo squisitamente culturale. Faccio un esempio pratico: portare il flauto magico di Mozart, opera massonica alla prima presentazione del Teatro Massimo Bellini di Catania, era un obiettivo per il quale eravamo disposti a spendere le nostre risorse, cosa che è avvenuta. In quegli anni nella stagione del Teatro Massimo Bellini trova il flauto magico. Lo stesso in istituzioni come il teatro Stabile dove, non in maniera diretta, si auspicava venisse fuori una cultura di libertà e tolleranza. Venne ripristinata l’accademia degli Etnei, una istituzione fondata nel ‘700 dal principe Ignazio Quinto di Biscari, quello che fece il Palazzo Biscari, era la proiezione all’esterno della sua loggia massonica, in cui si cercava di coniugare il culto massonico con la proiezione sociale, al pari ripristinammo l’accademia degli Etnei e sviluppammo una serie di iniziative culturali mettendo noi i soldi, finanziando il Comune di Catania, con una mostra su Policastro, mentre era assessore Gaetano Sardo, giunta Scapagnini.

Scapagnini era massone?

Sì, già dalla prima Repubblica, le ho appena detto che nel pentapartito erano tutti iscritti alla massoneria, forse un po’ meno qualche democristiano che recuperava voti dalle parrocchie.

Il sistema Catania, dal mio punto di vista, ha utilizzato la Cosa pubblica per alimentare l’apparato personale ed elettorale, mettendo in secondo piano i diritti dei cittadini, subordinati ai privilegi che venivano e vengono concessi. La massoneria ha alimentato questo sistema?

Nel passaggio dalla Prima alla seconda Repubblica sono venuti meno i riferimenti politici storici come Nicolosi e Andò, c’è stata una esigenza egoistica e piccolo borghese di ricollocazione del ceto medio – alto. Rileggendo i fatti, oggi, a 15 anni di distanza, mi spiego il successo dell’obbedienza che in quegli anni aveva più logge di palazzo Giustiniani, con l’aspettativa di questi soggetti in cerca di ricollocazione o di appoggi, di trovare aiuti per la propria carriera e per le proprie ambizioni e al di là dei discorsi esoterici, che magari leggendo un libro ciascuno è in grado di mettere in campo, il loro scarso attaccamento a questa istituzione si è visto nel momento in cui, scoppiata l’indagine Belfagor, si sono quasi tutti dileguati. Questi soggetti, magari in posizioni apicali in singole branchie di amministrazione o titolari di rilevanti imprese private, a mio avviso non erano, da soli, nelle condizioni di influenzare alcunché.

In questo la massoneria li aiutava?

Tanto Scapagnini quanto Bianco sono riusciti ad avere circuiti di potere alternativi. Se hanno avuto qualche influenza massonica, non è arrivata dalla massoneria catanese, perché di Bianco non posso dire con certezza che sia massone, ma non c’è dubbio che la sua formazione Repubblicana proviene da un’area politica che è stata serbatoio di tanti massoni. In primis ricordiamo Pasquale Bandiera, il deputato nazionale dei Repubblicani, era uno dei più autorevoli massoni di Palazzo Giustiniani e in quel contesto è cresciuto Bianco. Diciamo anche cose positive, Bandiera era il fondatore della Lega italiana dei diritti dell’uomo. Uno entra in queste associazioni perché si propagandano questi principi. Le scelte decisionali per Catania non sempre si prendono a Catania.

Vuol dire che c’è un livello superiore?

Penso ai poteri speciali di Scapagnini, che non c’entrano con la massoneria, è stata una questione di politica nazionale, il fatto che l’autostrada da Palermo arrivi a Catania bisogna ringraziare Scapagnini.

Intendevo, ma lei mi ha capito, c’è un livello più importante della massoneria rispetto a quello catanese?

Le racconto un’esperienza personale connessa con Belfagor, io ho sempre avuto un rapporto pessimo con Mario Ciancio

E che c’entra Ciancio con la massoneria?

Aspetti, lei mi ha chiesto se c’è un livello superiore

Ogni volta che Ciancio ha avuto modo di indirizzarmi la stampa contro lo ha fatto, tranne in un caso, gli devo dire grazie, La Sicilia sull’indagine Belfagor si è comportata in modo ineccepibile, è stata, avendone ragione, molto cauta anche nel propagandare le tesi dell’accusa che in genere vengono date come verità assoluta.

E questo che vuol dire?

Non credo che Ciancio l’abbia fatto per fare un favore a me

Forse era semplicemente equilibrato?

Le risulta che Ciancio non sia sempre schierato con la Procura? Quando si concluse l’inchiesta con l’archiviazione per manifesta infondatezza, io mandai un comunicato di fuoco contro i vertici della Dia catanese, che fu integralmente riportato; da consigliere comunale, invece, avevo difficoltà a farmi pubblicare tre righe su La Sicilia. Potrei pensare che, trattandomi bene, volesse accattivarsi le simpatie di altri

Sono illazioni o lei era così potente?

No, io non ero potente, voleva ingraziarsi i potenti che mi vedevano di buon occhio?

Lei si è ritrovato amministratore, nominato dal governo regionale Lombardo, della società che gestisce l’aeroporto di Comiso, di cui è socio Ciancio.

Dopo quei tre anni trascorsi a Comiso mi è rimasto solo un briciolo di fegato per quanto mi è stato fatto mangiare dal rappresentante di Ciancio all’interno del Cda, il compianto ingegner Giuseppe Ursino, il quale mi osteggiò su ogni iniziativa

Ciancio lo ha incontrato durante quella stagione?

Secondo me, Raffaele Lombardo, cui sarò sempre grato, pur non essendo politicamente vicino a lui, essendo specializzato in psichiatria, si diverte a creare situazioni paradossali. Sapeva perfettamente di quanto pessimi fossero i rapporti tra me e Ciancio e penso che aver scelto il mio nome sia stato per Ciancio un motivo di grande cruccio, così come lo fu per me scoprire che era il principale azionista dell’aeroporto. In questo modo Lombardo si costruiva anche un ruolo di mediatore e infatti appena nominato venni invitato ad un incontro a La Sicilia allo studio di Ciancio. Fu uno dei momenti più singolari della mia vita. Ricordo che la riunione era preparata secondo un rituale, rispetto al quale quelli massonici fanno del tutto sorridere. Mi venne dato appuntamento per un orario successivo rispetto a quello in cui erano arrivati gli altri intervenuti. Venni fatto aspettare un po’, anche se ritengo non ci fosse alcun motivo, ma solo perché il rituale voleva così, e poi fui introdotto nello studio di Ciancio. Al grande tavolone rettangolare trovai a una delle estremità il figlio di Ciancio, Domenico, cui capì che nelle aspettative del gruppo aziendale sarebbe stata affidata la cura degli affari aeroportuali. Dall’altra parte del tavolo c’era l’ingegnere Giuseppe Ursino, cioè l’uomo che sarebbe stato messo nel Cda formalmente per collaborarmi, ma sostanzialmente per ostacolarmi anche nell’invio di una lettera raccomandata. Di fronte a Ursino c’era il presidente di Intersac Alfio D’Urso, che sostanzialmente avrebbe dovuto garantire per me. Solo 5 minuti dopo che venni fatto entrare io, fece il suo ingresso trionfale Mario Ciancio, il quale mi regalò il libro “La Casta”, da barzelletta, sugli sprechi delle pubbliche amministrazioni. Era il chiaro segnale che come amministratore dell’aeroporto di Comiso non avrei dovuto spendere nulla. Nella mia testa, pensando di aver promesso a Lombardo che sarei stato morbido, annuì, ma non potevo non sogghignare dentro di me pensando che proprio Ciancio, un imprenditore che ha vissuto non solo di proprio, ma di rapporti strettissimi e asfissianti con le pubbliche amministrazioni e i finanziamenti dell’editoria, regalasse La Casta a me, probabilmente senza che lui ne avesse sfogliato una pagina. Detto questo, poiché certe volte la natura dell’uomo non può cambiare, io sono rimasto io e Ciancio è rimasto Ciancio e i quattro anni all’aeroporto di Comiso sono stati infernali. L’attuale crisi dello scalo trova origine in quel periodo in cui non mi fu consentito di predisporre una seria attività di start – up

Torniamo all’indagine Belfagor, parliamo di un’inchiesta sulla massoneria catanese, che ipotizzava l’esistenza di due correnti massoniche che comprendevano esponenti autorevoli delle istituzioni, della politica e della mafia.

Mi viene da sorridere perché ripenso alle parole della dottoressa Scaminaci, contenute nella richiesta di archiviazione per manifesta infondatezza. Oltre a dire che non c’era nulla di segreto, la Scaminaci ironizzò molto sull’autorevolezza politico istituzionale degli indagati: quello più in vista ero io che ero un semplice consigliere comunale. Tutta la stampa nazionale disse che l’indagine Belfagor era uno dei perni del Caso Catania. Un tale Arcifa fa un esposto anonimo contro me e Brancato, che lo avevamo buttato fuori dalla massoneria. Questo esposto anonimo finisce al Pm Marino, che lo archivia subito. Nel frattempo Marino è titolare dell’inchiesta sul Garibaldi, dove chiede arresti eccellenti sui quali i vertici della Procura non sono d’accordo. Da lì scoppia il caso Catania, l’indagine archiviata da Marino viene assegnata ad altri Pm. Da questa indagine io esco quasi subito, il Pm Bertone dispone lo stralcio della mia posizione per il reato contestato a tutti di concorso esterno chiedendo l’archiviazione. Archiviazione definitiva, anche per la legge Anselmi, che avverrà per tutti gli indagati su richiesta della Pm Scaminaci per manifesta infondatezza della notizia di reato. La Scaminaci bacchettò aspramente la Dia di Catania sostenendo che avrebbe agevolmente potuto acquisire, presso la Digos, tutta la documentazione circa l’apertura delle logge, l’indicazione del responsabile.

Ma in questa inchiesta c’era anche la mafia.

In questa inchiesta la magistratura è arrivata anni dopo la pulizia interna che io avevo fatto nelle logge al primo sentore di strane commistioni

Facciamo i nomi?

Venni a sapere, come delegato magistrale della Sicilia, da Mario Brancato, che nella loggia di cui era venerabile, un soggetto si era fatto dare diverse decine di milioni di lire, 72milioni, da un membro della famiglia Riela, iniziato del tutto irregolarmente contro la mia volontà, affermando di essere in grado di sistemare un processo in Cassazione a Roma relativo al sequestro dell’azienda di trasporti.

Stiamo parlando del fratello dell’ergastolano?

Sì. Non esitai un solo istante, in verità sostenuto anche da Brancato, a espellere immediatamente questo soggetto e la cricca che attorno a lui si organizzava. Venni subito dopo a sapere, che lo stesso soggetto aveva presentato un altro “fratello” sempre ai Riela, quale rappresentante della famiglia Santapaola, al fine di creare una pax mafiosa tra i Santapaola e i Riela. Rimasi inorridito, nel sentire queste cose perché la massoneria non deve avere nulla a che fare con queste situazioni e anzi dovrebbe essere in prima linea a combattere la mafia. Quindi nel primo interrogatorio consegnai tutte le carte dei procedimenti disciplinari di espulsione, che furono poi dagli stessi Pm utilizzati nei confronti degli altri indagati nelle udienze di convalida delle perquisizioni e dei sequestri che erano stati effettuati. Quindi la mia posizione, non solo di estraneità, ma di trasparenza, fu chiara da subito.

Questo ramo perché fu archiviato? È la prova dell’infiltrazione della mafia nella massoneria?

No, è la prova del tentativo di infiltrazione delle mafia, che va a sbattere contro un muro quando trova persone ferme e intransigenti.

Nitto Santapaola era massone?

Non credo proprio

Parliamo di Labisi e di Cannizzaro.

Io non ho mai conosciuto Cannizzaro, ma gli ho arrestato il cugino e quindi poteva avere solo astio nei miei confronti

Cannizzaro era massone?

Non ne ho idea, lo leggo dai vostri articoli. Noi con Labisi abbiamo, solo per qualche mese, condiviso il tempio di palazzo Begherucci. Non voglio entrare nel merito di questa indagine e rispetto la sofferenza di una persona che si trova ristretta. Però devo dire che la massoneria di Labisi era profondamente diversa da quella, pur con mille difetti, che ho frequentato io. Labisi è nato maestro venerabile e morirà maestro venerabile. La massoneria ha portato la democrazia al mondo e la regola prima è che non si può rimanere a lungo al vertice di una loggia e che prima o poi il maestro venerabile si mette da parte e diventi solo un consigliere per chi lo seguirà

Corrado Labisi è nato gran maestro, ha sempre avuto una concezione personalistica che lo ha portato a non avere considerazione da parte delle altre realtà massoniche.

Cos’era questa loggia del palazzo Begherucci o Magnano di San Lio? Chi c’era?

Io non sono massone, ma l’impegno di riservatezza resta. C’erano molti dipendenti medici di Labisi. Credo di aver riconosciuto in qualche riunione in cui venivo invitato da ospite qualcuno che ero solito vedere in divisa durante la mia attività professionale. Ribadisco che stiamo parlando del 1997 e quindi di 21 anni fa

Adesso cosa è cambiato?

Adesso molti ex fratelli quando mi incontrano per strada mi abbracciano con i vecchi tre baci che io, per amicizia, non rifiuto. So che molti fratelli iniziati da me oggi ricoprono incarichi importanti a Palazzo Giustiniani, questo vuol dire che non tutto era da buttare e che si è fatta anche della buona formazione esoterica, francamente ritengo la massoneria superata dalla storia e del tutto anacronistica rispetto all’era di internet e alle sfide della società del terzo millennio.

Che strada dobbiamo seguire per capire come funziona il livello superiore?

Io credo che il livello superiore non sia necessariamente massonico

Perché lady Diana va da Ciancio in viaggio di nozze?

Ci sono dei livelli in cui non c’entra la massoneria, ma è potere, soldi, relazioni, salotti buoni

Dove si prendono le decisioni?

Ci sono cenacoli segreti dove si prendono, senza grembiulini, le decisioni

CONTINUA


Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI