Nozze fra palermitani e stranieri| Sposi e testimoni sotto inchiesta

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01 Settembre 2016, 05:40

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PALERMO – Il matrimonio è costato settemila euro. Si sono sposati sul serio. Non per amore, ma per ottenere il permesso di soggiorno. Tre palermitani – due donne e un uomo – si sarebbero prestati al gioco. Hanno pronunciato il sì con il rito civile davanti a testimoni pure loro compiacenti.

Sono finiti tutti sotto inchiesta. A cominciare dalle sorelle tunisine Intidhar e Olfa Bhouri, di 31 e 32 anni, fermate dai poliziotti della Squadra mobile su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dei sostituti Anna Maria Piccozzi, Francesco Gualtieri e Roberto Tartaglia. I reati contestati sono favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e truffa aggravata. Indagati a piede libero, invece, i palermitani Emanuele Lo Porto, Patrizia Pennino, Gaetano Spinnato, Miria Ortolano e Rosalia Castellini.

Le dichiarazioni di una ragazza marocchina hanno completato il quadro investigativo, Il 18 aprile scorso si è presentata alla Mobile e ha raccontato la sua triste storia. Si era fidata della promessa di Intidhar Bhouri che si diceva certa, grazie al suo fantomatico impiego al Tribunale di Palermo, di poterle trovare un lavoro. In cambio avrebbe preteso settemila euro. La giovane marocchina è partita dalla Svizzera, dove viveva con alcuni parenti, ed è giunta a Palermo nel febbraio 2014. Qui avrebbe consegnato 3.500 euro alle sorelle Bhouri e a Spinnato. Poi, sono iniziati i guai: la Bhouri non era in grado di trovarle il lavoro promesso, ma poteva organizzare un matrimonio che le avrebbe consentirebbe di ottenere il permesso di soggiorno.

La marocchina ha accettato: il 27 marzo 2014 ha sposato Emanuele Lo Porto e ha saldato il conto, sborsando altri 3.500 euro. Nel frattempo i poliziotti dell’ufficio immigrazione avevano bussato alla porta di casa dei novelli sposi per verificare che si trattasse di un matrimonio vero. Non trovando la marocchina, che nel frattempo era rientrata in Svizzera, gli agenti si erano insospettiti. E così Patrizia Pennino, madre dello sposo, nonché testimone di nozze, al rientro della nuora a Palermo, l’accompagnò all’ufficio immigrazione per testimoniare la regolarità dell’unione. Quindi, la nuova partenza della ragazza marocchina in Svizzera per curare dei problemi di salute e la doccia fredda al successivo ritorno in Sicilia: permesso di soggiorno negato e decreto di espulsione. I poliziotti avevano scoperto l’inganno: nessuna relazione coniugale, ognuno per la propria strada.

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Per rimediare la Intidhar Bhouri, che nel frattempo aveva aperto un ufficio di disbrigo pratiche per stranieri in via Oreto, le avrebbe chiesto il pagamento di altri 300 euro. C’era gente pericolosa dietro di lei: così le avrebbe detto la donna ora in stato di fermo.

Nel corso delle indagini i poliziotti guidati dal capo della Mobile, Rodolfo Ruberti, hanno scoperto altri due presunti finti matrimoni. Quello che ha legato un tunisino a Rosalia Castellini e quello che la stessa Castellini avrebbe organizzato fra un altro tunisino e Miria Ortolano. In quest’ultimo caso la cifra pagata sarebbe stata di quattromila euro.

 

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01 Settembre 2016, 05:40

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