28 Settembre 2021, 16:16
3 min di lettura
La Lega aspira legittimamente a Palazzo d’Orleans, può piacere o non piacere, ma, per un partito di ambizioni e dimensioni non trascurabili, si tratta di un orizzonte non precluso. Oltretutto, non siamo davanti al leghismo che fu, con una marcata identità anti-meridionalista. Il moralismo del sopracciglio alzato con sdegno per i siculi-padani, francamente, non regge e non incanta. L’investitura di Nino Minardo , più o meno esplicita, è perfettamente normale. Parliamo di un politico esperto, apprezzato da molti, con tutte le carte in regola per concorrere. E’ comprensibile la reazione del presidente Nello Musumeci, però questa è appunto la politica: dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io. Ed è così da sempre.
C’è stato subito un robusto contrattacco per provare a mettere pezze. Prima: “Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi”. Poi, un registro modificato che è apparso, invero, un po’ sfalsato: “Sono spiaciuto della schifezza mediatica che condanna le persone prima che sia un giudice, un tribunale a farlo”. Il vero problema, per Salvini, capitano leghista, non è giudiziario e nemmeno umano: Luca Morisi, come tutti, è innocente fino a prova contraria e la fragilità – vale per chiunque – ha diritto alla cura e perfino all’empatia. Le cadute, specialmente se ammesse, non meritano che si infierisca. Il punto sta davvero nella pessima ricaduta d’immagine, a torto o a ragione, per il Salvinismo fin qui conosciuto, che c’è già stata. E nella guancia metaforica in balìa degli schiaffoni (anch’essi metaforici) degli avversari. Un brutto viatico all’indomani di un annuncio squillante con vista su Palazzo d’Orleans. E per tutto il resto.
Questa in cronaca è soltanto l’ultima avversità di un leader con un oroscopo complicato: le tensioni all’interno della Lega, il pressing di Giorgia Meloni, una classe dirigente che, in Sicilia, tutto sommato, non è che abbia, fin qui, fornito prove memorabili di sé. Sono annotazioni che compongono un sentiero pieno di insidie. Qui si vedrà di che stoffa è fatto Salvini Matteo da Milano. Si vedrà, cioè, se riuscirà a trovare un necessario, per lui, colpo di reni, o se rimarrà sotto le macerie immateriali di un mondo che sta andando in tilt. La Sicilia assume, in prospettiva, un ruolo cruciale, dopo la sfida lanciata. Accidenti al rubinetto, però.
Pubblicato il
28 Settembre 2021, 16:16