Un giorno di disordinata follia - Live Sicilia

Un giorno di disordinata follia

Rosario Crocetta, Matteo Tutino, Franco Lo Voi

La pubblicazione dell'ormai famosa intercettazione de 'L'Espresso'. Le presunte frasi su Lucia Borsellino. Il presidente Crocetta sulla graticola per via di un'affermazione messa in bocca al suo medico. Poi, la smentita della Procura che gela reazioni e comunicati. Ma 'L'Espresso' conferma l'articolo.  Tutta una giornata di disordinata follia, ricostruita da LiveSicilia.

IL CASO TUTINO
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PALERMO – Una manciata di minuti dopo le diciassette arriva la conferma su quanto si andava via via percependo nella lunga giornata della Procura di Palermo. E cioè che la telefonata dello scandalo fra Matteo Tutino e Rosario Crocetta non esiste.

Il chirurgo plastico non ha pronunciato, come anticipato da L’Epresso, parole infamanti rivolgendosi ad un silente amico e paziente, il governatore della Regione siciliana. Tutino, agli arresti domiciliari per peculato, truffa e abuso d’ufficio, discutendo con il presidente di Lucia Borsellino, assessore dimissionario della giunta Crocetta, non ha detto che “Va fatta fuori. Come suo padre”.

La notizia circolava da un po’, senza che i cronisti trovassero riscontri fra magistrati e investigatori. Oggi, dalle colonne de L’Espresso la faccenda rimbalza in tutta Italia. E così, sin dalle prime ore della mattinata, al secondo piano del Palazzo di giustizia, si susseguono le riunioni. Nella stanza del procuratore Francesco Lo Voi si alternano gli aggiunti Leonardo Agueci e Bernardo Petralia, e il sostituto Luca Battinieri che coordinano le indagini sulla sanità palermitana. In particolare sull’ospedale Villa Sofia e su Tutino. E non si tratta delle sole indagini sfociate due settimane fa nella misura cautelare inflitta al primario per la storia degli interventi estetici spacciati per funzionali. Di fascicoli aperti ce ne sono diversi e tutti pieni di carte e documenti, quelli sequestrati dagli investigatori, che raccontano di una sanità dove si anniderebbe il malaffare.

Mentre fuori dagli uffici giudiziari inizia la girandola di dichiarazioni di solidarietà nei confronti di Lucia Borsellino e comunicati di indignazione per l’offesa alla memoria del padre – hanno parlato in tanti, dalla stessa Borsellino al premier Matteo Renzi, dal presidente del Senato, Piero Grasso, al capo dello Stato Sergio Mattarella – dentro il Palazzo di giustizia la questione è ancora ferma alla radice: esiste davvero la telefonata dello scandalo? Le esternazioni, tutte autorevoli, precedono la conferma della notizia divenuta vera per il solo fatto di essere stata pubblicata.

L’ordine di Lo Voi è perentorio: tutte le intercettazioni, le trascrizioni e i brogliacci dell’inchiesta devono essere riletti e riascoltati. Così avviene. Non servono certo i titoli dei giornali on line, delle agenzie e dei telegiornali, che pur scorrono nella stanza del procuratore, per capire che il tema da giudiziario è divenuto politico. C’è in ballo il governo di una Regione, la spallata giudiziaria, per archiviare una stagione che la Politica avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle da un pezzo. A sottolinearlo, qualora ce ne fosse bisogno, l’arrivo in Procura di Vincenzo Lo Re, l’avvocato di Crocetta. Chiede a Lo Voi di smentire o confermare quanto letto sui giornali. Il capo della Procura che ha mantenuto sobrietà e imposto il distacco da ciò che non fosse penalmente rilevante, sa bene che la sua presa di posizione è tanto necessaria quanto urgente.

Terminato il lavoro di screening degli atti giudiziari nella sua stanza arriva Giovanni Trifirò, comandante dei carabinieri del Nas, a cui Lo Voi ha chiesto di mettere per iscritto il responso del suo lavoro. Qualche minuto dopo arriva il comunicato del procuratore: “Ritengo necessario precisare che agli atti di questo ufficio – e in particolare nell’ambito del procedimento n. 7399/2013/21 (nel quale è stata emessa ordinanza di arresti domiciliari nei confronti del Tutino) – non risulta trascritta alcuna telefonata tra il Tutino e il Crocetta del tenore sopra indicato. Analogamente, i carabinieri del Nas, che hanno condotto le indagini nel suindicato procedimento, hanno escluso che una conversazione del suddetto tenore, tra i predetti, sia contenuta tra quelle registrate nel corso delle operazioni di intercettazione nei confronti del Tutino”. La telefonata, dunque, non c’è, né fra quelle trascritte perché utili alle indagini, né in quelle rimaste confinate ai nastri magnetici. E nei brogliacci – i libri su cui gli investigatori riassumono il contenuto delle stesse intercettazioni? “Non risulta nulla, poi se è agli atti di qualche altra Procura non lo sappiamo”, ribadisce Agueci. È possibile che si tratti di un’intercettazione che fa parte di un’altra indagine?”. La risposta non cambia: “Agli atti della Procura di Palermo non c’è alcuna conversazione di tale tenore”. Ecco perché nessuno avrebbe mai potuto confermare la notizia riportata dal settimanale.

La partita dovrebbe essere chiusa. Ed invece alle 18.30 arriva la nota de L’Espresso: “La conversazione intercettata tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e il primario Matteo Tutino risale al 2013 e fa parte dei fascicoli segretati di uno dei tre filoni di indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo”.

 


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