Protesi scadenti | per pazienti anziani

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15 Settembre 2017, 11:47

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“La protesi, detto tra noi, fa cagare (…) fa veramente cagare, mangia un sacco di osso”. È così che due dei medici arrestati nell’inchiesta, coordinata dai pm di Monza e condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf, su un giro di mazzette nella sanità, esprimevano “valutazioni negative in ordine alla qualità delle protesi Ceraver” che avrebbero sponsorizzato e fatto acquistare dagli ospedali in cambio di tangenti da parte della società produttrice. Al telefono in questa intercettazione del 27 novembre 2014 Marco Valadè, chirurgo del Policlinico di Monza, e Fabio Bestetti, anche lui prima chirurgo del Policlinico monzese e poi al GB Mangioni Hospital di Lecco. 

Dodici sono gli arrestati (3 sono chirurghi specialisti). Per altri nove (6 specialisti e 3 medici di base) sono scattati i domiciliari. Loro davano il via libera all’uso di protesi di scarsa qualità, loro “reclutavano” gli anziani ai quali impiantavano i dispositivi in cambio di soldi, regali e cene di lusso. Sei dei medici di base coinvolti sono stati sospesi dall’esercizio dell’attività in convenzione con il Servizio sanitario. In carcere sono finiti anche il responsabile commerciale e un agente di zona della società Ceraver, anche l’azienda è stata indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

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PRECISAZIONE DEL G.B. MANGIONI HOSPITAL

NOTA STAMPA
In relazione alla notizia pubblicata sull’indagine svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Milano e coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, incentrata sulla possibile esistenza di un meccanismo corruttivo – che coinvolgerebbe diversi ospedali –  riconducibile ad alcuni rappresentanti di una società produttrice di protesi, il G.B Mangioni Hospital di Lecco dichiara di essere totalmente estraneo ai fatti.
Per la fornitura di presidi sanitari e materiale protesico, il G.B Mangioni Hospital – come tutte le strutture sanitarie GVM – ha sempre fatto affidamento al centrale acquisiti di GVM Care & Research, gruppo al quale appartiene l’ospedale di Lecco, che garantisce che i materiali acquistati provengano sempre da una filiera di qualità, sicura e controllata in ogni singola fase.
La struttura non ha mai acquistato – direttamente o indirettamente – nessuna protesi dalla società sotto inchiesta (Ceraver), operando sempre nel massimo rispetto delle normative e procedure stabilite dal Ministero della Salute.

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15 Settembre 2017, 11:47

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