“Calpestata la mia dignità|di uomo e di professionista”

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19 Aprile 2011, 20:13

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Domenico Miceli passa al contrattacco. Non ne vuole proprio sapere di strappare il contratto che lo legava, per due anni, alla casa di cura Villa Serena. Il principio a cui si appella, senza giri di parole, è “il diritto a lavorare che non può essere negato a nessuno, figuriamoci a chi ha tutte le carte in regola. Ho subito un’aggressione ingiustificata. E’ una situazione che calpesta la mia dignità di uomo e di professionista ”. E le carte Miceli le tira fuori dopo averle consegnate ad un avvocato che farà causa alla clinica. A cominciare dal contratto che gli è stato proposto il 2 marzo scorso.

“Sono stato convocato – racconta – da Marco Zummo, rappresentante dei soci di maggioranza della clinica e ho firmato due contratti. Uno per le prestazioni di chirurgia e l’altro per quelle di endoscopia”. E poi, cosa è successo? “E’ successo che il 15 aprile ricevo una lettera con cui mi si chiede copia della sentenza emessa dalla Cassazione per valutare la mia posizione. Nel frattempo, il mio incarico è stato revocato”. Domenico Miceli è stato condannato, a sei anni e mezzo, per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione ha stabilito che si deve fare un nuovo processo d’appello. Le sue responsabilità sono state accertate, ma bisogna stabilire se la pena inflitta a Miceli sia corretta o meno. “ Non sono stato ancora condannato in via definitiva – aggiunge l’ex assessore alla sanità del Comune di Palermo -. Non c’è alcun provvedimento disciplinare nei miei confronti da parte dell’Ordine dei medici. Mi alzo la mattina ed esco per lavorare. Secondo voi, questo è un reato? Cosa devo fare per campare? Il lavoro come strumento per il reinserimento sociale è garantito pure agli ex detenuti”.

Miceli è convinto, però, che la sua vicenda processuale non c’entri nulla con la revoca del suo contratto. “All’interno della clinica – aggiunge – c’è una guerra interna fra i soci di maggioranza e minoranza che va avanti da vent’anni e la mia vicenda è stata utilizzata a fini strumentali. Insomma, la guerra è proseguita sulle mie spalle”. Spalle su cui, però, grava una condanna pesante: “Non voglio entrare nel merito della vicenda. Bisogna, però, guardare le tipologie di reato. Quello che mi viene contestato non è un reato commesso nell’esercizio della mia professione. Potrei capire in una struttura pubblica, ma io sono stato chiamato a svolgere la libera professione in una clinica privata”.

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Funziona così: Miceli opera e ha una provvigione sugli interventi. Che, a detta del chirurgo, sono aumentati grazie a lui: “Anzi, ad onor del vero prima che io arrivassi la chirurgia era chiusa e i lavoratori in cassa integrazione. Dal due marzo ho fatto un centinaio di interventi. L’ultimo oggi. (da domani, infatti scatta la revoca. A Miceli è stato consentito di seguire i pazienti per cui l’intervento era già stato programmato). Mi creda, ci sono tanti pazienti che scelgono di rivolgersi a me. Avevo ricevuto diverse proposte di lavoro. Villa Serena mi chiama, mi fa un contratto, elogia la mia professionalità e ora mi manda a casa. Non lo posso accettare”. E ora Miceli che farà? Andrà a bussare alla porta di chi lo aveva corteggiato prima di dire sì alla clinica dove non è più gradito? “Non lo posso fare. Si è creato un clima di terrore. Non credo ci sia qualcuno che vorrà farmi lavorare. E’ un danno incalcolabile”. A guidare la protesta dei soci di minoranza è stata l’avvocato Mimma Tamburello, storico legale antimafia: “Se fossero venuti a dirmi che non era il caso che continuassi a lavorare per loro. Mi sarei fatto da parte e avremmo concordato la risoluzione consensuale del contratto, ma così è stata un’aggressione ingiustificata”.

Un ultimo pensiero Miceli lo dedica a quanti, e sono tanti, hanno scelto Livesicilia per postare commenti di solidarietà nei suoi confronti: “Li ringrazio perché mi danno la forza di continuare”. Inevitabile una domanda sul suo futuro processuale: “Spero in un fatto nuovo per dimostrare la mia innocenza. Oggi però non mi va di parlarne. Oggi si discute della mia dignità di medico”. E se arrivasse, come è prevedibile, il peggio? “Vivo sereno, grazie all’appoggio della mia splendida famiglia. Affronterò con serenità quello che accadrà”. A dirlo è un uomo che ha già trascorso diciannove mesi in carcere. Intanto l’Aiop ha espresso riserve, in nome del docide etico di Confindustria a cui aderisce, sulla scelta di Villa Serena di assumere Miceli e ha investito della questione l’esecutivo nazionale dell’Associazione nazionale ospedalità privata.

Nel corso del Consiglio regionale dell’Aiop, riunito d’urgenza oggi a Palermo, i consiglieri hanno censurato all’unanimità le scelte operate dalla casa di cura Villa Serena ritenendo che, nelle stesse, possa ravvisarsi una conflittualità con quei principi di trasparenza e legalità che l’Aiop ha fatto propri in quanto presupposto necessario ed indispensabile per una sana attività imprenditoriale. Dall’Aiop fanno sapere che sono stati condivisi i contenuti del codice etico elaborato da Confindustria, a cui è associata, con ciò impegnandosi in un percorso condotto nel segno della legalità e dell’etica della responsabilità, con l’intento di fornire un ulteriore contributo concreto ad un reale processo di sviluppo dell’economia e della società siciliana. Ecco perché il Consiglio regionale dell’Aiop ha ritenuto necessario inviare gli atti al Comitato esecutivo nazionale per accertare l’eventuale sussistenza, nell’operato di Villa Serena, di condotte che possano determinare provvedimenti disciplinari.

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19 Aprile 2011, 20:13

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