“Mi hanno lasciato solo”

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13 Agosto 2009, 09:21

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La solitudine è una prigione che ad agosto si fa incandescente. Le pareti della cella sputano alito di drago. Joseph Valentino il drago lo cacciava via a pedate. Era il suo mestiere infilzarlo e portare conforto alle anime sperdute nella canicola. Nei fine settimana come questo – desolati di farmacie chiuse e angosce aperte – Joseph stava a casa sua e rispondeva al telefono. Le anime chiamavano. E lui le consolava. Un semplice telefono, un numero contro il drago della solitudine, pubblicato suo giornali. Joseph non è uno psicologo, non è  un terapeuta. E’ un uomo trapiantato a Palermo che ha attraversato onde forti e momenti di bonaccia. Circa trent’anni fa fondò la sua organizzazione per combattere il male del secolo che è l’abbandono, non l’Aids. Restava a casa. Il telefono squillava. Lui staccava la cornetta e parlava, parlava, parlava. Lo chiamavano da Catania, da Roma, dagli Stati Uniti, dalla Cina. E se qualcuno aveva un bisogno materiale impellente, mister J. partiva lancia in resta, o lasciava partire uno dei suoi collaboratori, per sanare piaghe e lenire sofferenze. Da quattro anni, però, il telefono anti-solitudine non funziona più. Joseph Valentino c’è ancora, ma confessa: “Non posso più andare avanti. Mi hanno lasciato solo”. La voce è la stessa, lo stesso impasto caldo della prima intervista. Anni fa, il signor Valentino aprì  a chi scrive le porte della sua casa. Un buon caffé, un salone luminoso. E, al centro della scena, l’indiscusso protagonista: il telefono, la sua voce. In un paio d’ore di caffé e chiacchierate affettuose, l’apparecchio squillò cento volte. E ogni volta un affanno diverso raccontava: “Sa mi sento solo”. E narrava la sua condizione, i figli che erano partiti, un marito che non c’era, oppure amori che non c’erano mai stati, che non avevano mai riempito i buchi. Sì, oggi il tono di Joseph è lo stesso. Battagliero, appena un po’ malinconico: “Volevo fare centomila cose, ma le istituzioni non mi hanno aiutato (a Palermo? Come mai? Ndr). E da solo non ce la faccio più. Per questo ho smesso”. Solo, solo, solo. Sempre l’aggettivo contro cui il cavaliere senza macchia e senza paura Valentino ha combattuto fino allo stremo. “Non è detto che non ricominci un giorno – dice Joseph – il mio cuore è sempre grande. E la solitudine non è finita”. No, non è finita la lotta. Il drago è  lì, acquattato e pronto a balzare sulla vita delle persone. Come la vita di quella anziana di Siracusa che si è barricata in casa per timore dei ladri, ed è morta di malore. Aveva paura del mondo di fuori e la morte l’ha presa da dentro. E non c’era Joseph a difenderla dal drago. E non c’era nessuno per accarezzarle la guancia.

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13 Agosto 2009, 09:21

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