Micari e la Messa, il parroco: | “Una leggerezza, il voto non c’entra”

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02 Novembre 2017, 12:58

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PALERMO- “Ho commesso una leggerezza, anche se a fin di bene. Chiedo scusa”. Don Ugo Di Marzo è il parroco della Chiesa di Maria SS. Delle Grazie in Roccella. Da ieri è finito nell’occhio del ciclone per un’immagine che lo ritrae sull’altare della chiesa al fianco del sindaco Leoluca Orlando e dell’ex rettore Fabrizio Micari, candidato alle regionali col centrosinistra. “Non si è parlato di elezioni”, si difende. “E chi era presente lo può testimoniare”. Ma da ieri il suo cellulare non smette di squillare. Molte sono telefonate di solidarietà, soprattutto tra i fedeli, ma alcune sono “aggressioni verbali gratuite”. Don Di Marzo si definisce un “parroco in trincea”, all’interno del quartiere popolare di Corso dei Mille tenta da anni di garantire servizi sociali ai ragazzi: “Un territorio abbandonato, in cui la parrocchia si sostituisce completamente allo Stato”. E adesso spera che questa risonanza mediatica possa almeno gettare un po’ di luce sulle tante necessità del quartiere.

Don Di Marzo, la foto di lei sull’altare accanto al sindaco Orlando e al candidato Fabrizio Micari ha fatto il giro del web e ha scatenato molte polemiche. Ci racconta come è andata?

“Come ho già spiegato in un comunicato ufficiale, era previsto il passaggio del sindaco Orlando per aggiornare la comunità sulla trattativa tra Eni, Comune e Università per la concessione alla parrocchia di un terreno abbandonato, che vorremmo utilizzare per un progetto di integrazione sociale rivolto soprattutto ai minori. Il terreno è dell’Eni che è disposto a cederlo al Comune, e quindi alla Parrocchia, in cambio di un altro terreno di proprietà dell’Università. L’appuntamento era per le 11, dopo la messa. Io ho iniziato in ritardo, loro sono arrivati in anticipo e hanno partecipato alla celebrazione. A quel punto, visibilmente in imbarazzo e perplesso per questa presenza, preso da stanchezza e confusione, ingenuamente non ho pensato al risvolto politico della visita ma mi sono preoccupato di accogliere le istituzioni. Al momento della benedizione, quando si fanno le comunicazioni, ho invitato il sindaco a salire sull’altare e a comunicare ai fedeli le novità sulla vicenda del terreno. Quando ho visto il rettore l’ho salutato ed è salito anche lui sull’altare. Il tutto è durato nove minuti esatti.

E che è successo?

“Volevo fare una battuta e ho detto al rettore di lamentarsi con il sindaco perché siamo l’unica città in Europa che ha il tram che va dalla stazione al centro commerciale. Micari ha solo risposto alla battuta sui trasporti e ha fatto un augurio ai bambini che faranno a breve la comunione. Non è stato fatto alcun riferimento politico. Sono sorpreso da tutto quello che si è scatenato”.

Lei ha detto che non sapeva che l’ex rettore Micari si fosse autosospeso dall’Università. Ma sa di certo che è candidato. Non ha pensato che in periodo di campagna elettorale questa mossa potesse essere strumentalizzata?

“Si, ovviamente sapevo della candidatura e fino al giorno prima ci ho riflettuto. Poi nell’imbarazzo del momento, trovatondomi in quella situazione, l’inesperienza politica mi ha fatto fare questo errore. Un errore che però non è nel contenuto, ma nell’immagine che è passata. Chi era presente lo può testimoniare, c’è anche un video a dimostrarlo. Nessuno ha fatto accenno alle elezioni. Sapevano che non era gradito, perché comunque erano stati avvisati”.

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Sul web qualcuno ha parlato di ritorno alla vecchia Democrazia Cristina, a un periodo in cui la Chiesa dava indicazioni di voto ai fedeli.

“Mi dispiace, perché personalmente i parrocchiani sanno che non do mai indicazioni di voto. Sostengo che ciò che conta non è il colore politico, ma la persona. Il lavoro pastorale in questo quartiere è diventato sociale. È questo che mi interessa. C’è un altissimo tasso di dispersione scolastica e di bullismo. I ragazzi sono per strada, mancano punti di riferimento e gli spazi per una socializzazione sana. Qui la parrocchia si sostituisce allo Stato in tutto”.

Nelle ore successive, con una nota pubblicata su facebook, si è scusato. Alla luce di come è andata, se potesse tornare indietro, li inviterebbe di nuovo a salire sull’altare?

“No, non lo rifarei. Mi sono scusato per l’immagine che è passata. Io volevo far salire Micari in veste di rettore e non di candidato. Un errore che comunque credo abbia fatto più male che bene a Micari. Ma detto questo, non discuto dell’errore, che c’è stato. E non cerco giustificazioni. La cosa più facile nella vita, come dice Madre Teresa di Calcutta, è sbagliare. Non è facile ammetterlo, e io l’ho fatto subito. È stata una leggerezza, lo ammetto. Di più non posso fare. Adesso l’invito è quello di venire qua e osservare quello che facciamo quotidianamente. Mi auguro che questa risonanza si possa avere anche per il quartiere e per le tante associazioni che lavorano in questa zona di Palermo”.

Ha sentito l’Arcivescovo Lorefice? Cosa ne pensa?

“L’episodio è stato già chiarito con i miei superiori. E’ stata una scelta infelice e da non ripetere. Ci siamo ribaditi che le istituzioni vanno incontrate fuori dalla chiesa. Neanche io condivido, col senno di poi, quello che è accaduto. Ma dopo è sempre facile. Non è facile invece scusarsi. E io l’ho fatto. Ma questo sul web sembra non bastare mai”.

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02 Novembre 2017, 12:58

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