18 Luglio 2022, 18:52
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PALERMO – Una rondine non fa primavera. E nemmeno un sondaggio. Il commento al vetriolo del coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè smorza l’entusiasmo dei musumeciani ringalluzziti dalla rilevazione di Euromedia Research che dà il presidente della Regione in vantaggio sui suoi competitor.
“Musumeci se ne faccia una ragione, noi non lo vogliamo. Punto. Perché è una persona sleale e arrogante e lo ha dimostrato in diverse occasioni”, così il presidente dell’Ars parla ai microfoni della Adnkronos. “Il sondaggio è fatto con un candidato che è tutti i giorni sui giornali e in televisione, ovunque. Nell’isola il centrodestra vince con qualsiasi candidato, quindi lo ripeto: Musumeci se ne faccia una ragione. Noi non lo vogliamo perché è stato sleale in questi anni. Doveva capire che la sua slealtà prima o poi lo avrebbe penalizzato. E’ stato sleale nei confronti di tutta la coalizione, ma anche con me. Potrei fare un elenco infinito di cose negative che ha fatto su di me”, attacca il coordinatore azzurro che del bis non vuole sentirne parlare. Tanto da recuperare la metafora felina che tanto ha fatto discutere qualche mese addietro. “Noi non lo vogliamo, punto. Dopo di che, sicuramente in qualche partito, specie quelli che ha cercato di farsi amici, saranno favorevoli alla sua candidatura, ma la coalizione complessivamente non lo vuole Anche perché se è stato così sleale nella prima legislatura, figuriamoci cosa accadrebbe nella seconda legislatura”, spiega. Miccichè si dice “certo” che “in Sicilia il centrodestra vince anche con un gatto e io voglio un gatto leale”. Il presidente dell’Ars è un fiume in piena e snocciola vari atti di presunta “slealtà”.
In cima alla lista c’è la gestione dell’orchestra sinfonica siciliana, teatro dello scontro che nelle scorse settimane si è consumato tra Miccichè e l’assessore meloniano Manlio Messina. “Mio padre era un grande appassionato di Orchestra sinfonica e io gli avevo chiesto di farmene occupare e invece sa cosa ha fatto lui? Non solo non me ne ha fatto occupare ma ha cominciato a riempire l’Orchestra sinfonica con gente catanese. Quello che so è che mio padre prima di morire mi ha detto: ‘Gianfranco, aspettavamo te per vergognarci dell’orchestra sinfonica’ e io questa frase, che è stato un colpo al cuore, non me la dimentico mai”. Miccichè si sbottona e racconta un aneddoto: “Tre mesi dopo che fu eletto, un nostro consigliere, faccio anche nome e cognome, Sergio Caracappa, di Sciacca, chiese una stupidaggine all’Assessorato alla Sanità (retta da Ruggero Razza, molto vicino a Musumeci ndr) e gli venne detto di no per mille volte. Appena è passato con il movimento di Musumeci, cioè Diventerà bellissima, gli venne all’improvviso detto sì. Quindi Musumeci ha utilizzato la sua coalizione per fregarmi le persone”. E aggiunge. “Sarei strafelice se una televisione mi ospitasse per farmi elencare tutte le cose avvenute, giorno per giorno, con Musumeci. Ripeto: Io non lo voto, mai, perché è sleale. E’ stata la più grande delusione che ho avuto. Alcuni mi hanno detto che sono deluso perché ‘non lo conoscevo bene’ ma è la persona più arrogante e sleale che conosca”.
Miccichè corrobora la propria posizione chiamando in causa due big nazionali: Matteo Salvini e Antonio Tajani. “Ma poi non aveva detto che se fosse risultato ‘divisivo’ avrebbe fatto un passo di lato? Ecco, le mie dichiarazioni come sono? Inclusive, per caso? Non mi pare. Il fatto che Salvini ha detto che non lo vuole e che anche Tajani lo abbia ribadito, non gli fa capire che è più che divisivo? Almeno per una volta rispetti la parola e faccia questo gesto, ritiri la sua candidatura”. Insomma, terminata la pausa legata alle vicende romane verranno al pettine i nodi del centrodestra ancora da districare. E lo scontro si preannuncia caldissimo.
Come dimostra la replica di Diventerà Bellissima che arriva a stretto giro. “La dichiarazione di Gianfranco Miccichè è inappropriata per il ruolo che riveste, gli capita di eccedere e scaldarsi quando i fatti si ostinano ad essere opposti alla sua rappresentazione. L’ultimo no granitico, che i palermitani ricordano, era stato nei confronti di Roberto Lagalla e tutti sappiamo come è finita. Non è più tempo di odio, rancore e violenza verbale. Gli elettori rimangono disorientati e attoniti perché non ne possono più di queste polemiche alimentate da chi rappresenta un partito che ormai da quasi cinque anni governa la Sicilia insieme al presidente Nello Musumeci”, dice l’assessore Alessandro Aricò. “Per l’ennesima volta un’indagine demoscopica conferma una verità incontestabile, cioè che Nello Musumeci è il candidato più competitivo che la coalizione di centrodestra può mettere in campo in Sicilia, l’unico dato per vincente. Pertanto è paradossale e imperdonabile, di fronte a questa evidenza, che contro la sua ricandidatura continui ad esserci, senza alcuna motivazione plausibile, il fuoco amico da parte di chi guida Forza Italia in Sicilia”, aggiunge.
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18 Luglio 2022, 18:52