07 Marzo 2015, 20:13
3 min di lettura
PEDARA – La via è quella che, dal versante etneo meridionale, raggiunge Tarderia e poi Pedara. In contrada Piano Ellera, tra le foglie secche ai bordi della strada, corre una scia di spazzatura d’ogni genere. Siamo alle soglie del Parco dell’Etna, il vulcano entrato a far parte del patrimonio Unesco. La traccia conduce nella boscaglia: addentrandosi si trova la classica plastica, elettrodomestici distrutti, materassi e molti copertoni abbandonati tra gli alberi. Materiale compreso nella categoria dei rifiuti ingombranti o tra quelli speciali.
Ma inquieta soprattutto il modo in cui questi rifiuti si mescolano alle foglie secche,
tra cui spicca il giallo della lana di roccia: se ne intravedono più strati sovrapposti. Non sembra suolo quello su cui si cammina, anche la consistenza non è più quella di un terreno boschivo. E’ noto il censimento svolto nel 2008 dalla sezione catanese di Legambiente: secondo quanto riferito dal presidente Renato De Pietro, all’epoca erano state mappate oltre 100 micro discariche nel territorio del Parco dell’Etna. Qui ci si trova entro la zona C del Parco, in un punto che già sette anni fa spiccava per la presenza di amianto. Proseguendo lungo via Monte Po, infatti, la situazione non migliora: oltre a mucchi di detriti edili, iniziano a comparire vasche per acqua e pannelli in eternit, abbandonati tra le sterpaglie oltre il limite della carreggiata. Anche qui la vegetazione va amalgamandosi alla spazzatura, suggerendo un’abitudine vecchia di anni. Tuttavia la zona non sembra del tutto lasciata a se stessa, visto il passaggio di almeno un mezzo della nettezza urbana.
Risponde Antonio Fallica, vicesindaco di Pedara. Il Comune risulta infatti informato della questione. Dopo le segnalazioni di Legambiente la zona era stata effettivamente bonificata, anche dall’amianto; ma nel Gennaio 2015 alcuni sopralluoghi hanno documentato la situazione già descritta. “Il problema è il cassonetto virtuale” – afferma il vicesindaco. “Quando viene rimosso un cassonetto, l’idea di moltissima gente è di
continuare a lasciare lì i propri rifiuti”. Perché, allora, rimuovere dei cassonetti? “Perché diventano micro discariche”. Non si stenta a crederlo. I provvedimenti del Comune sembrano fattivi: si parla di monitoraggio delle zone più maltrattate mediante telecamere, di numerosi verbali emessi dai Vigili Urbani, nonché del progressivo estendersi della raccolta differenziata porta a porta. In sviluppo anche l’idea di realizzare alcune micro isole ecologiche nella zona nord di Pedara.
Personalmente, Fallica ha anche coordinato le operazioni proprio lungo la via Monte Po, durante un’iniziativa di pulizia generale. Ma un altro ostacolo è il fatto che la maggior parte di questo materiale si trovi disperso su terreni privati non recintati, i cui proprietari avrebbero l’obbligo legale di contribuire economicamente alla rimozione. Tuttavia il problema di fondo sembra risaputo: “La solita idea dei siciliani che una zona boschiva serva a scaricare rifiuti. Tra l’altro il Parco dell’Etna è stato iscritto dall’Unesco [nel 2013, ndr] tra i luoghi Patrimonio dell’Umanità: non è solo un titolo, ma un impegno che va mantenuto”.
Pubblicato il
07 Marzo 2015, 20:13