Il giovanotto formato tascabile che per poco non travolge un passante con il suo motorino, avendo seraficamente attraversato un senso vietato, risponde alla reprimenda del quasi investito con una parola irriferibile. Sono quattro lettere. Ed è opportuno fermarsi qui.
Quel passante dall’aspetto maturo, dopo tanti anni, avrebbe comunque dovuto saperlo che la borgata marinara di Mondello, d’estate, osserva uno statuto autonomo con una sola regola suprema: non ci sono regole.
Nota a margine: sul motorino erano in tre. Tutti e tre lietissimi di ripetere, in un’eco polifonica, l’epiteto primordiale. Siamo o non siamo tasci in una percentuale variabile? C’è un’anima palermitana che apprezza l’inciviltà alla stregua di una medaglia al valore.
Mondello ferita
Mondello è la bellezza e la ferita della nostra estate. Conserva il suo profilo magico, il suo mare invitante, prima che diventi verde e un filino paludoso con l’incedere d’agosto. Ma offre, anche quest’anno, con inappuntabile coerenza, una raffigurazione esaustiva degli stadi della cafonaggine.
Ecco una piccola guida per non restare sorpresi, se siete turisti in vacanza, o autoctoni che confidano in un miglioramento. Sono nozioni essenziali.
Il caos e la ‘sosta pazza’
Quella macchina ferma in terza fila, con un tizio nell’abitacolo, soavemente impegnato a compulsare lo smartphone, ridacchiando, non è lì per una coincidenza. E non si muoverà. Rappresenta la quintessenza di una circolazione sovranista di cui, modestamente, siamo precursori.
Semplicemente, il conducente non ha trovato posto altrove. Dunque, ritenendosi ‘libero e sovrano’, ha deciso di mettersi dove capita. Gli altri passano a fatica? La colpa è della società. Il suddetto non si sposterà, se non in presenza di figura istituzionalmente ascrivibile alle forze dell’ordine. Non provate a fargli presente l’irregolarità di cui si sta rendendo protagonista. Altrimenti potrebbe pure inferocirsi.
La viabilità di Mondello, tuttavia, (ma questo non giustifica niente e nessuno) sembra disegnata con criteri almeno rivedibili. Strisce continue un po’ a casaccio, sensi unici fantasiosi… Tutto un complesso di cose che rende la sfida del ‘ciaffico’ emotivamente affascinante. E logorante.
La sporcizia
Mondello è quasi ovunque lercia. I suoi marciapiedi, ricoperti di foglie decomposte, schifezze a vario titolo, con l’intervallo di ostacoli di ogni tipo, risultano impraticabili. Infatti, è necessario spostarsi sulla carreggiata, con le mosse consigliate per lo slalom gigante. Si avverte, talvolta, un denso fetore nell’aria.
Al tramonto, diverse comitive di spiaggiati usano abbandonare i rifiuti della giornata direttamente sul litorale. Lo testimonia la foto social di una persona che ama Mondello e vorrebbe vederla un po’ meno in ginocchio. Lo dicono i racconti di ‘Insieme per Mondello’, gruppo benemerito, su Facebook, di non rassegnati.
La sporcizia, quando le foglie, i rifiuti e cumuli d’incerta provenienza si uniscono, raggiunge risultati notevolissimi, in grado di confrontarsi su scala mondiale. Chissà se esisterà mai un campionato apposito: militeremmo stabilmente in serie A.
Inciviltà e violenza
La breve guida non può, infine, non citare i pericoli per l’incolumità personale, tralasciando il resto (tanto) per sobrietà di spazi. Il sovraffollamento bellicoso della malamovida che affligge il centro storico di Palermo nelle altre tre stagioni, in estate, scopre Mondello.
Bande di ragazzotti. Musica ad altissimo volume. Schiamazzi e risse. Motorini in impennata che sbucano a tradimento. Uno scenario usuale. Se qualcuno, ancora una volta, lo fa notare, o magari rimprovera chicchessia, rischia l’aggressione e le botte.
I rimedi? Cose vecchie, inapplicate e risapute. Un più alto livello di educazione complessiva (arduo immaginarlo più basso) e un controllo più serrato. Parole al vento di scirocco. Le croci e le delizie della zona non nascono oggi, raccontano una storia antica di degrado. Mondello con la pioggia affoga e con il sole soffre. Il cambiamento invocato non viene mai raggiunto. Forse, dobbiamo dedurne, piace così.
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