30 Luglio 2020, 15:33
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TRAPANI – “Sembrava lava, credevo si trattasse di un vulcano”. E invece no, quella avvolta dalle fiamme e immortalata da centinaia di utenti sui social stanotte, era la riserva naturale di Monte Cofano, tra Custonaci e la nota località balneare di San Vito Lo Capo, nel Trapanese. Un patrimonio ambientale letteralmente divorato dall’incendio, innescato, in base ai primi accertamenti, su almeno quattro differenti punti. Sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri e tre squadre di volontari della Forestale per evitare che il fuoco raggiungesse anche altre zone della montagna.
Ma sono state necessarie più di otto ore per spegnere gli ultimi focolai. Un rogo che ha divorato ettari di macchia mediterranea e che ha ferito profondamente le comunità dei due paesi che, impotenti, hanno assistito “all’ennesima azione criminale”, così come i due sindaci l’hanno definita. Giuseppe Morfino, primo cittadino di Custonaci, e Giuseppe Peraino, sindaco di San Vito Lo Capo, infatti non hanno dubbi sull’origine dolosa dell’incendio. “Un gesto vile che lascia profondamente amareggiati – hanno detto – un’azione criminale da condannare fermamente auspicando che il colpevole, o i colpevoli, venga individuato e punito. Rivolgo un appello ai cittadini e ai turisti affinché segnalino immediatamente agli organi preposti la presenza anche solo di piccoli focolai, per consentire interventi tempestivi impedendo che fatti gravi di questa portata possano ancora ripetersi con questa violenza distruttiva”.
Commenta con l’amaro in bocca anche Legambiente Sicilia: “Le foto di stanotte con Monte Cofano in fiamme fanno rabbrividire, ci deprimono e ci sconfortano profondamente. Le alte fiamme che hanno avvolto tutta la riserva naturale hanno trasformato la montagna a picco sul mare in un vulcano in eruzione, pronto ad esplodere. Un altro, l’ennesimo, pezzo della nostra bellezza è andata in fumo – dice il presidente Gianfranco Zanna -. Chissà quanti anni ci vorranno per farlo rivivere”. Una devastazione che non può continuare, come sottolinea il presidente di Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri: “Ancora una volta la Sicilia è stata massacrata con danni irreversibili in una delle zone più belle. Questo scempio non è più tollerabile. Ogni anno si ripete lo sterminio di aree verdi che provoca danni irreversibili – aggiunge. Occorre avviare piani di prevenzione già dall’inverno, aumentando i controlli nelle aree sensibili. Se non si incentiva l’educazione ambientale tracceremo bilanci sempre più gravi.
Un inferno di fuoco che già lo scorso anno aveva messo a repentaglio la Riserva dello Zingaro, altro fiore all’occhiello del patrimonio ambientale nel golfo di Castellammare, sempre in provincia di Trapani. E nelle ultime ore, il lavoro dei vigili del fuoco e della Forestale è proseguito anche nell’Agrigentino: anche in questo caso le fiamme si sono sviluppate in due aree protette, per la precisione nella riserva naturale integrale Maccalube di Aragona e in quella di Monte Genuardo a Sambuca di Sicilia. Incendi ampi, in zone spesso impervie in cui è stato necessario l’invio di squadre via terra e di elicotteri e canadair. E i mezzi aerei stanno per entrare in azione anche nel Palermitano, dove nelle ultime ore si sono verificati altri roghi. Il più vasto si è sviluppato nel territorio di Alcamo, in contrada Fico. In azione ci sono i vigili del fuoco e i forestali, così come lungo la statale 624, nella zona di Contessa Entellina, dove ci sono tre squadre al lavoro. Vegetazione in fiamme anche tra Altofonte e Monreale, a Borgetto e ai confini tra Partinico e Alcamo. Stamattina due incendi sono inoltre stati domati a Mazara del Vallo, in una zona di campagna in cui si trovano varie villette. Per sicurezza i residenti si sono allontanati dalle proprie abitazioni, per rientrare una volta cessato l’allarme.
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30 Luglio 2020, 15:33