22 Aprile 2024, 07:00
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PALERMO – Guardare in faccia Vincenzo Agostino significava riconoscere una dimensione del dolore di grado estremo. C’era la barba, icona simbolica della sua incessante ricerca. C’erano gli occhi tersi e sofferenti, specchio di un lutto feroce.
C’era quell’eloquio sempre più sussurrato e flebile, mai arreso. Raccontava, quel volto, la santa ostinazione di volere sapere che aveva consumato e trasfigurato il corpo. Vincenzo si è spento ieri a ottantasette anni. L’addio alla sua amata Augusta è stato, probabilmente, il colpo al cuore da cui non ci si riprende.
Quest’uomo, che aveva patito il massacro di figlio, nuora e nipotino in grembo, più si smagriva, più riluceva nel suo inemendabile punto di domanda. Chi è e perché? Alcune risposte giudiziarie, come la condanna in appello del boss Nino Madonia, sono arrivate, altre si attendono.
Vincenzo, comunque, non si rassegnava, infatti è morto con la barba incolta e i capelli lunghi, le propaggini della sua figura che aveva giurato di non accorciare, perché ogni interrogativo nato da una sofferenza così acuta non può avere confini.
La vita di Augusta e Vincenzo è stata, dall’Ottantanove in poi, anno dell’eccidio, un cammino verso la verità che non conosce compromessi, che si pretende senza eccezioni, che non scende a patti. Un percorso non semplice per le strade di certe convenienze, di certo potere, come di certa antimafia siciliana, lontana da ogni impegno che non sia redditizio.
“Ciao papà, voglio ricordarti con queste foto dove sei con il sorriso – scrive la figlia Flora, su Facebook -. Sei stato un padre e un nonno unico, non soltanto per noi figli e nipoti ma per tutta Italia. Oggi hai fatto parlare tantissimo di te , per la meravigliosa persona che eri. Sono stati tanti i messaggi che mi hanno inviato e chiedo scusa a tutti ma per il momento non riesco a leggervi. Domani (oggi, lunedì 22 aprile) dopo le ore 12 verrà allestita la camera ardente alla Caserma Lungaro. Martedì, alle ore 10.30, i funerali saranno presso la Cattedrale di Palermo. Vi chiediamo di non portare fiori ma di devolverli a qualche associazione”.
Ieri, quel viso e quella barba hanno seguito il chiudersi degli occhi, nel trapasso salutato dal cordoglio della politica. Alcuni messaggi, come quello del Presidente Mattarella, sono apparsi sinceri, in omaggio a una condivisione umana. Il nostro Presidente della Repubblica sa com’è la perdita che strappa e ha conformato la sua figura alla cristallina costruzione di una speranza.
Altri hanno dato più l’impressione di un ricercato presenzialismo. A chi prosegue resta la lezione di Vincenzo Agostino. La verità è il passaggio che non si può eludere. Tutta la verità, nient’altro che la verità. Anche se non basta un’esistenza intera per raggiungerla.
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22 Aprile 2024, 07:00