09 Dicembre 2020, 09:47
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CATANIA – È scomparso il boss dei Cursoti Milanesi Rosario Pitarà. “Saretto U Furasteri” è morto lunedì scorso nella sua casa in via La Marmora, a San Leone. Aveva 66 anni. Le sue condizioni di salute erano peggiorate già un anno fa, quando – prima del natale del 2019 – la Corte d’Assise di Catania aveva disposto gli arresti domiciliari per “incompatibilità con lo stato di detenzione in carcere”.
Era una caratura criminale di rilievo quella di Pitarà: il suo nome lo troviamo nelle inchieste già del 1980 e 1990. Nelle file dei Cursoti e poi nella squadra dei “Milanesi” del capomafia (defunto) Jimmy Miano. Quasi 12 mesi ai domiciliari, infatti, non avevano spento i riflettori della polizia giudiziaria sulla sua figura criminale.
Il Questore, per evitare problemi di ordine pubblico, per il rispetto delle misure di contenimento anticovid ma anche per evitare che la celebrazione potesse sfociare in riverenza mafiosa, lunedì sera ha notificato ai familiari un provvedimento di prescrizione “di divieto dei funerali” e stabilisce “il trasporto della salma da casa al cimitero senza alcuna sosta, con una benedizione davanti alla lapide”. La bara è stata portata al camposanto catanese, questa mattina. Tutto pare essersi svolto regolarmente.
Pitarà era tornato in cella nel 2018: la Squadra Mobile lo aveva arrestato per l’omicidio di Gaetano Salici ammazzato nel 1987. Era già cominciato il processo, con le prime testimonianze. Ora il procedimento si chiuderà per morte del reo. L’omicidio di Tano Salici, commesso a Nesima, era rimasto irrisolto per più di 30 anni. Poi quando decise di pentirsi il capomafia Concetto Bonaccorsi, killer e boss di Catania, fu fornito a investigatori e inquirenti l’ultimo tassello per chiudere l’inchiesta.
Saretto U Furasteri non era uno qualsiasi nello scacchiere mafioso di Catania. Protagonista anche delle cruente guerre di mafia e della mattanza di 30 anni fa. Nel 1997 il fratello Pippo, detto “Scimmia”, è stato ammazzato in una bettola di San Berillo Nuovo. Sarebbe stato punito, emerge da alcune inchieste di mafia, perché Pitarà non avrebbe fatto le condoglianze al boss dei Cappello Ignazio Bonaccorsi per la morte del fratello Massimiliano. Una mancanza di rispetto che ‘u carateddu’ non gli avrebbe perdonato.
Anzi quando negli anni 2000 muore il capomafia Jimmy Miano, in cuor suo Pitarà auspicava di ottenere lo scettro per la reggenza del gruppo catanese dei Cursoti Milanesi. Ma un pentito racconta che invece il fratello del boss che ha portato violenza e sangue nella Milano da bere, Nuccio Miano avrebbe consegnato ‘il testimone mafioso’ ai fratelli Carmelo e Francesco Di Stefano, figli di Tano Sventra, storico del clan dei Milanesi. Una decisione che non è mai stata ‘digerita’ da Saretto U Furasteri che avrebbe infatti sempre avuto ai suoi comandi un gruppo di ‘picciotti’ autonomo.
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09 Dicembre 2020, 09:47