07 Settembre 2013, 14:50
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PALERMO – L’associazione “Vivo Civile”, che riunisce decine di gestori di locali di intrattenimento a Palermo, ha annunciato oggi in conferenza stampa l’intenzione di chiedere al Comune danni per 300 mila euro dopo la sospensione della discussa ordinanza sulla movida sancita ieri dal Tar. Gli esercenti lamentano di aver perso 700 euro al giorno finché l’ordinanza è rimasta in vigore e di essere stati costretti per questo a licenziare i propri dipendenti.
Nessuno sconto, dunque, nei confronti dell’amministrazione, che ieri non aveva comunque interpretato la sospensiva come una bocciatura della propria linea politica sulla movida, in attesa di conoscere le motivazioni. Appresa la notizia della decisione dei giudici, piuttosto, il sindaco Leoluca Orlando, l’assessore alle Attività Produttive, Marco Di Marco, e quello alla Partecipazione, Giusto Catania, hanno voluto ribadire in un comunicato congiunto che ritenevano e ritengono questa ordinanza “un provvedimento indispensabile e che aveva peraltro un carattere temporaneo e d’urgenza in un settore del tutto privo di regolamentazione”. L’assessore Di Marco, tra le altre cose, si è detto pronto a fare a sua volta ricorso al Cga. Inoltre, presto nel settore della movida potrebbero arrivare altre novità: “l’ordinanza – si legge ancora nel comunicato di piazza Pretoria – ha posto le basi perché con il Piano di zonizzazione acustica ed altri provvedimenti in itinere, si giunga nei prossimi mesi ad un nuovo e organico regolamento in materia”.
In ogni caso, nonostante la richiesta di risarcimento che gli esercenti intendono avanzare, il presidente di “Vivo Civile”, Antonio Ferrante, tende la mano agli amministratori e auspica che il livello dello scontro possa nuovamente abbassarsi e ritornare alla normalità di un dialogo fra le parti: “Siamo cittadini e imprenditori onesti – dice – che sono stati costretti in questi tre mesi a licenziare i propri dipendenti e a perdere mediamente ognuno 700 euro di incassi al giorno per sottostare al regolamento comunale, che limitava fortemente la fruizione della musica e della sua intensità in determinati orari. Chiediamo di incontrare l’amministrazione comunale – continua il presidente -, nonostante questa ancora non riconosca che l’intervento per mezzo di un’ordinanza è stato affrettato. Al momento notiamo ostinazione da parte di chi governa a Palazzo delle Aquile, nonostante la sospensione del Tar. Quando due assessori, nello specifico Marco Di Marco e Giusto Catania, dichiarano che la sanzione per i locali era limitata a pochi euro, dimenticano che nella loro direttiva per chi non seguiva le regole era previsto, oltre alla multa, il sequestro dell’impianto audio e di tutti gli alcolici. Chiediamo di essere ascoltati – conclude Ferrante – peché abbiamo dimostrato di essere competenti. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, e così come i gestori dei locali sono stati costretti a licenziare i loro dipendenti pur di applicare le regole, l’amministrazione faccia pagare chi ha sbagliato a scrivere questa ordinanza. Altrimenti sarà un muro contro muro. Scelta che noi non vogliamo”.
“Il Tar – interviene il legale che ha sostenuto la causa degli esercenti, Giovanni Puntarello – ha sospeso l’ordinanza perché ha ritenuto che il sindaco fosse sprovvisto del potere di emetterla in quei termini e con quei contenuti. L’ordinanza difettava di ogni presupposto di legittimità. In più vi era una palese violazione del principio di proporzionalità che obbliga l’amministrazione a vagliare quali altri provvedimenti sia possibile emanare al fine di tutelare le esigenze avvertite prima di scegliere un provvedimento che restringe la libertà di determinati soggetti. Il nostro prossimo incontro con il Tar, nel febbraio del 2014, riguarderà i danni subiti dai proprietari dei locali a causa dell’ordinanza, che ammontano a più di 300 mila euro e che chiederemo di fare pagare al Comune di Palermo”.
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07 Settembre 2013, 14:50