Il regolamento divide la città | Orlando firma la nuova ordinanza

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30 Ottobre 2015, 06:15

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PALERMO – E’ arrivata la firma sulla nuova ordinanza della movida, che resterà in vigore fino al 30 novembre. Il sindaco ha emanato oggi il nuovo provvedimento che regolamenterà un tema che continua a dividere la città. Il regolamento che dovrebbe mettere d’accordo i residenti che vogliono dormiree i pub che vogliono fare musica fino a tardi è infatti ancora una volta al centro dello scontro: da un lato l’amministrazione Orlando che, forte dell’appoggio del comitato di ordine e sicurezza, vuole il pugno di ferro; dall’altro i gestori dei locali e parte del consiglio comunale, che vorrebbero misure di regolamentazione della vita notturna più soft. In mezzo i residenti che si sono rivolti alla magistratura denunciando il sindaco, l’ex questore e il prefetto per non essere sinora intervenuti.

Una questione assai spinosa, fatta di ordinanze e minacciati ricorsi al Tar, che Sala delle Lapidi non è stata ancora in grado di affrontare in modo definitivo. Il consiglio comunale, infatti, è l’unico organo che può adottare il regolamento, ma in Aula non c’è ancora un accordo definitivo: l’ultima proposta è di Forza Italia e prevede un regolamento a tempo, con qualche aggiustamento, in attesa della zonizzazione che a Palermo manca nonostante gli obblighi di legge.

Il sindaco, quindi, ha firmato la nuova ordinanza, dal momento che quella precedente scade a fine ottobre, praticamente fra poche ore: un provvedimento ampiamente annunciato e considerato uno schiaffo all’indirizzo del consiglio. Il primo cittadino, del resto, era stato molto chiaro: se Sala delle Lapidi non approverà un regolamento severo, si ricorrerà alle misure eccezionali, ossia le ordinanze, che pure il Tar ha chiesto di non reiterare. Il punto è che tra un annullamento al Tar e una denuncia penale (sono ormai centinaia), il Professore non sembra aver dubbi.

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La settimana prossima il tema approderà nuovamente in consiglio nonostante le opposizioni di alcuni gestori e di alcune associazioni, spaccate anche al loro interno, con annunciati ricorsi al Tar. Ma prima di una decisione finale potrebbe arrivare la sentenza del tribunale. I residenti, difesi dall’avvocato Carlo Pezzino Rao, hanno infatti denunciato sindaco, questore e prefetto per non essere intervenuti nel caos movida e aver provocato così un vantaggio per i locali. Il problema non starebbe nella mancanza di un regolamento, ma dei controlli. “L’omissione di una efficace vigilanza del territorio a seconda dei casi nelle ore diurne o serali e notturne, palesa, con assoluta certezza, i caratteri dell’acquiescenza a tali illeciti da parte dei responsabili della tutela della salute e della sicurezza dei cittadini, diffondendo nei danneggiati la convinzione del loro sostanziale disinteresse e della loro chiara volontà di lasciar fare ai trasgressori della legge ciò che vogliono”, scrive Pezzino Rao.

Ieri si è tenuta l’udienza: la Procura ha chiesto, ancora una volta, l’archiviazione, mentre i residenti hanno ribadito la propria posizione. Sia il Comune che lo Stato si sono difesi presentando memorie ad hoc, ma la decisione potrebbe arrivare fra qualche giorno, proprio nel bel mezzo del dibattito a piazza Pretoria. Il Gip potrebbe decidere di ordinare nuove indagini, procedere al rinvio a giudizio o archiviare. Nella propria memoria, il Comune si difende sostenendo di aver emesso le ordinanze e di aver eseguito i controlli e imputando al consiglio la mancata adozione di un provvedimento definitivo. Basterà a convincere il giudice?

LE REAZIONI
“E’ necessario che l’Amministrazione si doti della “zonizzazione acustica” a tutela della salute e della qualità della vita dei cittadini. Il Dpcm 1991 e la successiva legge 447/1995 impongono ai Comuni l’adozione di un regolamento che disciplini le modalità e i limiti delle emissioni acustiche attraverso la classificazione del territorio in zone in relazione alla diversa destinazione delle aree. In particolare la legge classifica le classi di destinazione d’uso del territorio, ai fini dell’individuazione dei limiti massimi del livello sonoro consentito, nel seguente modo: aree particolarmente protette (50 decibel limite massimo diurno, 40 notturno), aree prevalentemente residenziali (55-44), aree di tipo misto (60-50), aree di intensa attività umana (65-55), aree prevalentemente industriali (70-60) e aree esclusivamente industriali (70-70). A tal fine, tra l’altro, la legge prevede anche dei veri e propri piani di risanamento acustico che consentono di adeguare il territorio ai limiti relativi alle emissioni acustiche. In mancanza della “zonizzazione acustica” si applicano sull’intero territorio dei limiti minimi e massimi, previsti sempre dalla legge, indistintamente per tutto il territorio. Tra l’altro la legge 447/95 (legge quadro sull’inquinamento acustico) rende obbligatorio per i Comuni non solo il regolamento attuativo della tutela dall’inquinamento acustico, ma anche l’adozione di piani di risanamento, l’attività di controllo, la classificazione del territorio e l’individuazione di criteri per eventuali deroghe, attribuendo anche nelle aree di rilevante interesse paesaggistico, ambientale e turistico, ulteriori eventuali limiti. Alla luce di questo quadro normativo un regolamento quale quello proposto dall’Amministrazione, che si limiti nella sostanza a vietare la diffusione all’esterno dopo le ore 24 o dopo l’una, appare davvero riduttivo e inadeguato ad affrontare o risolvere il problema dei residenti nelle zone in cui insistono numerosi pubblici esercizi. Non è chiaro come mai, dopo tre anni e mezzo, l’Amministrazione non si sia dotata di uno strumento obbligatorio e indispensabile per evitare impugnative che rischiano di rendere inutile l’azione amministrativa. Al fine di colmare questa criticità della proposta presentata in Consiglio, con la collega Luisa La Colla abbiamo presentato alcuni emendamenti con i quali introduciamo la distinzione del territorio in tre aree [area rossa, particolarmente protetta ai sensi del Dpcm 1991, che la zona “A” del Prg e il centro storico (50 decible di giorno e 40 di notte); area gialla, di tipo misto per le zone “B” e “C” (60-50); aree verdi: area di intensa attività umana, borgate marinare e zone costiere (65-55)] e diamo altresì mandato agli uffici di predisporre il “piano di zonizzazione” al fine di armonizzare meglio il regolamento sulla cosiddetta “movida” con i principi di tutela dall’inquinamento acustico previsti dalle norme”. Lo dice Nadia Spallitta del Pd.

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30 Ottobre 2015, 06:15

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