20 Novembre 2021, 20:42
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CATANIA – Diventerà Bellissima: inizia la campagna elettorale. Dati, numeri, risultati, una scenografia sobria, parole ponderate e l’immagine di una squadra compatta: sono questi gli ingredienti della strategia “low profile” che Musumeci mette in campo. Il bagno di folla alle Ciminiere di Catania lancia un segnale agli alleati. “Stasera abbiamo sciolto l’incantesimo, il presidente della Regione sta lavorando a preparare le liste delle prossime regionali, vorrò vincere per me e per i partiti della mia coalizione”, dice Musumeci. Che sarà in campo.
“Sono candidato, non è una notizia. Sto lavorando alle liste e credo nell’unità della coalizione”, le parole del presidente arrivano alla fine della lunga maratona che vede alternarsi sul palco i deputati Zitelli, Savarino (portavoce di Db), Aricò, Galluzzo, Foti e l’assessore Razza. In sala ci sono gli assessori citati a più riprese dai relatori e dallo stesso Musumeci (“forse i partiti non lo sanno ma siamo una famiglia”). “Una regione normale” viene detto a più riprese dai dirigenti che si alternano sul palco. Ed è già un programma di governo. Savarino, centrista moderata, sottolinea la diversa provenienza politica dei dirigenti del movimento evidenziandolo come un punto di forza. La portavoce tesse le lodi di Musumeci e rivendica vari risultati (riforma dell’urbanistica in primis). Attacca a più riprese gli avversari (Cancelleri in testa) e sottolinea il fatto che il gruppo all’Ars sia sempre uguale a se stesso. Aricò rivendica il ruolo del movimento nella costruzione della coalizione di centrodestra vincente nel 2017. Galluzzo rilancia: “Diventerà Bellissima è azionista di maggioranza del centrodestra”. Assente soltanto Giorgio Assenza per motivi personali. Applausi e standing ovation di rito a più riprese.
Poi interviene l’assessore Razza. “Abbiamo una classe dirigente compatta e non crediamo nell’individualismo”, avvisa. Poi snocciola i risultati ottenuti nel settore (come i 12000 lavoratori assunti o stabilizzati). Ma è sulla gestione della fase pandemica che Razza si concentra di più. “ Su 25000 siciliani ricoverati, nessuno ha avuto problemi a trovare un posto letto”, dice poi rivendica i “numeri” delle terapie intensive. Infine, ringrazia Musumeci con la voce spezzata per le parole pronunciate in aula nei giorni della bufera giudiziaria. Infine un avvertimento agli alleati capricciosi. “Meglio vincere tutti insieme che perdere perché qualcuno vuole un voto in più”, rincara la dose l’assessore. Ed ecco che sul palco arriva Musumeci in maniche di camicia. Il presidente sciorina i risultati del governo partendo dall’eredità presa in carico da Crocetta. “Abbiamo trovato una montagna di macerie”. Un colpo di fioretto ad alcuni colleghi deputati. “La giungla del voto segreto: una cosa ignobile”. Poi ancora numeri, cifre e riforme andate in porto e ddl che il parlamento dovrà votare (“ma non mi faccio grandi illusioni”, attacca). Insomma, il presidente si toglie qualche sassolino dalla scarpa. “ Il Ddl rifiuti nessuno in parlamento lo vuole votare”, dice definendolo “uno strumento contro il malaffare”.
Musumeci rivendica la linea del rigore nella lotta alla pandemia e fa appello a tutte le sue abilità retoriche fino ad agitare a più riprese il fantasma “del governo a guida comunista” quando parla del suo predecessore. “Questa non è la storia di un uomo, ma di una squadra, una squadra di assessori perbene, competenti e appassionati”, insiste. Li nomina uno per uno (anche gli assenti: i forzasti Zambuto e Scilla e il leghista Samonà) e risponde a chi lo ha attaccato di considerare i partiti “un cancro” ricordando che viene da una storia di militanza all’interno di un partito e che teme piuttosto “la partitocrazia”. “Dopo la semina bisogna pensare alla raccolta. Del resto, se non fossi un presidente adeguato, non ci sarebbe il centrodestra, gli 11 assessori che rappresentano i partiti della coalizione sarebbero già usciti dal governo. Come si fa a diventare complici fino all’ultimo giorno di un presidente che è inadeguato? Non è così. Sono tranquillo perché credo che nessuno voglia rompere il centrodestra e riconsegnare la Sicilia alla sinistra”, ruggisce. E mette in guardia; “Assessori state attenti a questo’ babbìo’, perché questo ‘babbìo’ del ‘si candida o non si candida’ può indebolirci. E’ successo con Crocetta. E noi stiamo già lavorando allea preparazione delle liste”. Chiude così il presidente, lanciando nei fatti l’inizio della campagna per le regionali del 2022.
“Musumeci è candidato, è ricandidato. Ma non è una novità, non è una notizia. Per me il tema non esiste. Sono convinto che il centrodestra rimarrà unito.”. Così il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, alla convention del movimento Diventerà Bellissima, a Catania. “Stasera abbiamo sciolto l’incantesimo, il presidente della Regione sta lavorando a preparare le liste delle prossime regionali, vorrò vincere per me e per i partiti della mia coalizione”, ha aggiunto. In Sicilia si voterà nell’autunno del 2022.
“Un autorevole esponente della mia coalizione qualche giorno fa ha detto che io considero un cancro i partiti: io sono cresciuto in un partito. No, io non considero un cancro i partiti, ma la partitocrazia – ha detto Musumeci -. Quando i partiti considero di occupare lo spazio istituzionali, lì c’è un cancro. A governare ci pensano gli assessori, e i partiti quando vogliono facciano valere le loro visioni attraverso gli assessori. Questo presidente la giacca non se la fa tirare da nessuno, tranquilli. Lo sappiano gli altri, abbiamo messo alla porta mafiosi, gli affaristi, i lobbisti in questi quattro anni: non ci cercano più, perché sanno che li accompagniamo alla Procura”.
“E’ normale che un presidente uscente consideri normale, fisiologica, la ricandidatura – conclude Musumeci -. Il tema per me non esiste. Lo ha detto anche ieri sera a Palermo Giorgia Meloni che il presidente uscente ha il diritto di ricandidarsi, lo ha detto Salvini e lo ha detto a me personalmente il presidente Berlusconi. Da quando è scoppiata la pandemia io ho capito che non avrei potuto più fare in cinque anni quello che speravo ed ero certo di potere fare. perchè conosco i miei limiti, ma anche qualche potenzialità”.
Poi, una ‘battuta’ sui giornali: “Non tutto quello che abbiamo fatto in questi quattro anni è uscito sui giornali. Non ci piacciono i giornalisti amici ma non vorremmo avere giornalisti nemici e non mi riferisco a Repubblica, che è diventato l’organo ufficiale del Pd ma a un giornale che dovrebbe essere autonomo e che oggi titola che Meloni ha appeso a un filo Musumeci. Io sono il presidente della Regione, nessuno mi appende a un filo e garantisco a tutti che ho i piedi ben saldi per terra”.
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