05 Luglio 2012, 21:13
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Sono in 78, ma presto sforeranno quota ottanta. Crescono infatti i collaboratori dei gruppi parlamentari all’Ars. Lo ha deciso il consiglio di presidenza dell’Assemblea. Un consiglio che ha già deliberato, infatti, l’assunzione a tempo indeterminato di sette persone, mentre quattro collaboratori andranno in pensione. I sette nuovi assunti lavoreranno con i gruppi del Pdl (due collaboratori), Pd (tre), Mpa (due). Gli stabilizzati sono Bernarda Costantino e Francesco Riti per il Pdl; Antonello Ravetto Antinori, Daniela Collarà e Nicola Cirincione per il Pd; Agostino Fragapane e Giovanni Cacioppo per l’Mpa. A dire il vero, le assunzioni all’interno del gruppo autonomista hanno suscitato la reazione piccata del capogruppo D’Agostino: “Io di queste assunzioni non so niente”, ha commentato.
Fatto sta che le assunzioni ci sono (o meglio, ci saranno). E già hanno suscitato diverse reazioni all’interno del Palazzo. Oltre alle lamentele di chi non ha visto stabilizzati “i propri” collaboratori, si aggiungono quelle dei rappresentanti sindacali dei dipendenti dei gruppi parlamentari, che oggi si dicono “sorpresi per queste assunzioni, che vanno in direzione contraria rispetto a quanto ci hanno raccontato in questi anni”. Per intenderci, il riferimento va soprattutto alle notizie legate agli eccessivi costi di questi lavoratori, ai “buchi” lasciati da alcuni gruppi parlamentari, ma anche alla paventata riduzione del numero dei deputati che si dovrebbe tradurre in una riduzione anche dei collaboratori dei gruppi. “E invece – dice Anna Maria Roscioli, rappresentante sindacali dei dipendenti dei gruppi all’Ars – mentre si dice che diminuiranno i parlamentari, si decide di aumentare il numero dei collaboratori. Noi, è meglio precisarlo – aggiunge – siamo ben lieti che queste persone vengano finalmente stabilizzate, ma non possiamo non ammettere la nostra sorpresa”.
Una sorpresa legata ad esempio, a una delibera del 2010, voluta dal presidente Francesco Cascio, con la quale, si creavano delle fasce retributive discutibili secondo i rappresentanti sindacali. “Ad esempio – spiega Anna Roscioli – la prima fascia retributiva va da uno a quindici anni di anzianità. È assurdo che una persona che lavora da pochi mesi guadagni quanto un dipendente che ha un’anzianità di oltre 14 anni”. Ma non solo questo: “Noi, per carità – aggiunge – non ci lamentiamo mica delle nostre retribuzioni. Ma dobbiamo anche dire che qui all’Ars non c’è alcuna prospettiva di progressione della nostra carriere. E i nostri contratti sono fermi al 2004”.
E nuovi tagli potrebbero essere il frutto di alcuni interventi voluti dal presidente Cascio sulla riduzione dei costi della politica. Il consiglio di presidenza, infatti, (lo stesso che ha sancito le nuove assunzioni), qualche mese fa ha deciso il taglio della cosiddetta “indennità per i portaborse” di cinquecento euro al mese per il triennio 2011-2013 (dai 4.687 euro ai 4.187 per deputato).
Un taglio che potrebbe ripercuotersi sulle retribuzioni dei dipendenti, che si basano su un contratto un po’… atipico. Le fonti per finanziare la busta paga dei dipendenti, infatti, sono essenzialmente due. Una è quella relativa ai trasferimenti dell’Ars ai gruppi parlamentari, previsti in uno specifico capitolo di bilancio, l’altra è la già citata “indennità per i portaborse” (“rimborso delle spese per lo svolgimento del mandato parlamentare”). Soldi, questi ultimi, che non vanno direttamente al deputato, ma, appunto, al gruppo che poi li distribuisce (anche) ai propri dipendenti. Per andare a comporre uno stipendio di tutto rispetto, che oscilla dai 43.700 euro lordi per chi ha un’anzianità inferiore ai 15 anni, ai 70 mila circa per chi lavora all’Ars da 25 o 30 anni (ma si tratta di rarissimi casi).
I 78 dipendenti attualmente in servizio, quindi, sono comunque lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, chiamati direttamente dal politico di turno attraverso meccanismi vari: dalla stabilizzazione di ex portaborse alle semplici “convocazioni” all’interno del gruppo per svolgere mansioni di ogni tipo. Tra di loro, ma in aspettativa, c’è addirittura il parlamentare nazionale di Grande Sud Pippo Fallica, che al mensile “S”, qualche mese fa candidamente ammetteva: “Sono pronto a tornare a lavorare per il gruppo, qualora dovesse concludersi la mia esperienza di deputato”.
I dipendenti dei gruppi si occupano dalla gestione amministrativa ed economica del gruppo stesso, oltre a preparare gli atti ispettivi, i disegni di legge, le interrogazioni. Alcuni di loro ricoprono il ruolo di addetti stampa. Il politico dà l’imput, qualche informazione, e il dipendente prepara, lavora, scrive. Tutto questo per un impegno giornaliero che può arrivare a dodici ore.
Le nuove assunzioni, così, danno seguito a una precedente delibera del Consiglio di Presidenza (del 9 febbraio 2011), che aveva fissato i due paletti per le stabilizzazioni: la “sussistenza di contratti di lavoro dipendente o di collaborazione ininterrottamente dal 31 dicembre 2007 al 7 ottobre 2010”, e il “versamento dei contributi previdenziali entro il 31 dicembre 2010”. Per questo motivo, per cinque di loro, nonostante la presentazione della “candidatura” alla stabilizzazione in Consiglio di presidenza, non è scattata la stabilizzazione.
“Siamo contenti per i nuovi assunti – conclude Anna Roscioli – anche se la scelta di portare avanti queste stabilizzazioni sembra in qualche modo andare in una direzione opposta a quanto suggerito dalla delibera del 2010 dove siamo stati definiti dei ‘cosiddetti stabilizzati’. Fino a pochi mesi fa, infatti, sembrava che fossimo noi la radice dei problemi economici dell’Ars e pareva volessero trovare tutti i modi possibili per buttarci fuori”.
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05 Luglio 2012, 21:13