“Non merita nemmeno una parola”

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22 Aprile 2010, 12:00

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Maria Falcone

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“Non voglio neppure commentare, finirei col dire solo cose cattive”: più eloquente di mille parole, più efficace di tanti proclami. La voce è quella dolce, quasi flebile ma  al contempo decisa di Maria Falcone, sorella di Giovanni, martire sacrificato sull’altare della lotta alla più crudele e sanguinaria di tutte le stagioni mafiose. La notizia -stando alla ricostruzione fatta dal Corriere della Sera- della richiesta di Totò Riina, all’ergastolo nel carcere milanese di Opera, di un’intercessione per ottenere la grazia all’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi è ancora fresca e la voglia di parlare davvero poca da parte di chi, nelle stragi ordinate dall’ex capo dei capi di Cosa Nostra, ha perso una parte di cuore, un fratello, un riferimento di vita distrutto per sempre dal tritolo di Capaci. Proviamo cortesemente a insistere. “Non parlo per un motivo ben preciso: sono troppo cattolica e non voglio venire meno alla mia fede, non serve neppure dire che non sono d’accordo”. In pochi si aspettavano un passo del genere dal pluriergastolano capomafia corleonese, che mai aveva manifestato pentimento per il dolore provocato, per le vite spezzate, mai aveva avuto segni di cedimento dal suo silenzio assoluto. Maria Falcone la pensa diversamente: “Da loro ormai ci si può aspettare di tutto, ma questa richiesta è davvero troppo inutile per meritare altre parole o commenti”. Ancora una volta più chiara di tanti discorsi, più forte di mille urla sguaiate di sdegno o protesta.

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22 Aprile 2010, 12:00

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