Non solo Famiglia Cristiana | I no della Chiesa siciliana a Salvini

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29 Luglio 2018, 06:00

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La copertina di Famiglia Cristiana con il titolo “Vade retro Salvini” è solo l’ultimo capitolo. Anzi, altro non è che il riassunto di una serie di posizioni critiche emerse dal mondo cattolico verso la linea dura e senza precedenti del ministro dell’Interno sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza. La Chiesa si fa sentire, anche in Sicilia. Anzi, nell’Isola le voci critiche si sono levate con particolare forza e abbondanza, anche a livello di alti prelati.

Una decina di giorni fa una lettera firmata da numerosi cattolici è stata inviata alla Cei, la conferenza dei vescovi italiani, per chiedere un intervento sul tema. “Cresce sempre più una cultura con marcati elementi di rifiuto, paura degli stranieri, razzismo, xenofobia; cultura avallata e diffusa persino da rappresentanti di istituzioni”, si leggeva nella missiva. “Un vostro intervento, in materia, chiaro e in sintonia con il magistero di papa Francesco, potrebbe servire a dissipare i dubbi e a chiarire da che parte il cristiano deve essere, sempre e comunque, come il Vangelo ricorda”, proseguiva la lettera.

L’iniziativa era nazionale e tra i firmatari dell’appello, pubblicato on line, c’erano anche diversi siciliani come Carmelo Torcivia, direttore diocesano dell’Ufficio Pastorale e docente di Teologia Pastorale a Palermo, Giuseppe Savagnone, direttore dell’Ufficio di Pastorale della cultura della diocesi di Palermo, alcuni membri di Pax Christi catanesi, Ettore Sentimentale, vicario episcopale della zona jonica Messina-Lipari-S. Lucia del Mela. Tra i promotori compare sul sito anche don Francesco Fiorino di Marsala. Che qualche giorno fa ha scritto ai suoi concittadini sul tema, osservando tra l’altro che “purtroppo, pure diversi credenti in Dio stanno ‘trascurando’ che nella Bibbia anche lo straniero ha diritto al rispetto, alla tutela, all’amore”. La lettera invitava a sostenere il Centro di incontro e di ascolto per migranti e le “Case fraterne”, destinate a “italiani e non”.

I vescovi, per la verità, soprattutto da queste parti, non sono rimasti in silenzio. Nello scorso giugno, il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero aveva stigmatizzato in un’intervista a Livesicilia “un modo di pensare che non ci appartiene” sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza: “L’Italia ha una storia di accoglienza – disse il prelato – e invece oggi si plaude alla chiusura dei porti contro la dichiarazione di Dublino che peraltro fu firmata dai ministri di Berlusconi in un governo in cui c’era la Lega. Da Paese mediterraneo ci stiamo trasformando in paese di nessuna cultura”.

E anche il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana, è intervenuto più volte sull’argomento: “I migranti, i poveri sono un termometro per la nostra fede – ha detto tra le altre cose -. Non accoglierli, soprattutto chiudendo loro il cuore, è non credere in Dio”. Parole molto forti quelle usate in occasione dell’omelia della messa per la festa del patrono San Calogero: “È Gesù a venire da noi su un barcone, è lui nell’uomo o nel bambino che muore annegato, è Gesù che rovista nei cassonetti per trovare un po’ di cibo”.

Altro vescovo che si è fatto sentire sul tema fino a pochi giorni fa è quello di Noto, Antonio Staglianò, famoso anche per la sua passione per la musica pop italiana: “Invito il ministro Matteo Salvini ad ascoltare la canzone ‘Tutto qua’ – ha detto col suo consueto stile -, dove Fabio Concato invita all’immaginazione per comprendere l’altro. Ho pensato molto a questo testo perché è proprio vero che la mancanza di solidarietà è dovuta a un difetto di immaginazione: non pensiamo che a bordo di quelle imbarcazioni potrebbero esserci i nostri fratelli, le nostre madri o le nostre sorelle”.

E poi c’è Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo. “Se chiudiamo i porti siamo dei disperati”, ha detto in occasione del Festino, ammonendo, nell’omelia pronunciata in occasione del Pontificale in Cattedrale, che “tutti gli uomini e le donne sono di colore”. Matteo Salvini gli ha risposto su Twitter: “Con tutto il rispetto possibile per il pastore di anime, anziché favorire l’arrivo in Europa dei poveri di tutta l’Africa, il mio dovere al governo è pensare prima ai milioni di poveri italiani. Sbaglio?”. Una sortita, quella del ministro dell’Interno, che ha incassato anche tante approvazioni sulla Rete.

Nino Fasullo, animatore della Settimana Alfonsiana, è molto netto: “Bisogna dire con estrema nettezza che il razzismo è anche un’arretratezza culturale – dice a Livesicilia –. Tutti i nati di donna sono immagine di Dio. È un principio cristiano forse da recuperare. Se qualcuno si vuole definire cristiano, a prescindere o contro questo principio, è meglio che la smetta”. Il padre redentorista fa una similitudine: “Abbiamo fatto la conquista in Sicilia, anche se con ritardo, di capire che o sei mafioso o sei cristiano. Lo stesso deve valere per il razzismo. Gesù era un uomo, un nato di donna, tutti gli uomini sono uguali. E hanno diritto di trasferirsi. Ogni Paese si dà delle regole ma non possono contraddire il diritto naturale, perché la Terra è di Dio. I governi, di qualsiasi colore, si qualifichino per scelte civili. Il ministro è per definizione a servizio della collettività, deve fare l’interesse di tutti. Per primi gli stranieri, Dio è straniero”.

Anche i laici dell’associazionismo cattolico si fanno sentire. Stefano Parisi, presidente regionale delle Acli, le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, ricorda l’impegno in questi anni sul tema da parte dell’organizzazione. “Ormai la questione – dice – è diventata un cavallo di battaglia da utilizzare per scopi politici, sfruttando paure irrazionali, e non per provare a risolvere il problema. Quello che stiamo facendo non è accoglienza, ma operazioni di primo soccorso. Quanto alla salvezza delle vite umane, quella non può essere oggetto di discussione. Serve però una rete che aiuti l’integrazione, non certo la permanenza in un centro di accoglienza per due anni”. Per Sebastiano Distefano, delegato regionale dell’Azione cattolica, “è pericoloso soffiare sul fuoco rischiando di suggestionare delle persone”, dice quando gli chiediamo del lessico di Salvini, tra “pacchia” e “crociera”. Razzismo crescente in Sicilia? “No, credo sia più un’ignoranza, anzi, un malessere che viene scaricato su altri. Ma di certo non ci si può illudere di fermare un processo che nella storia si è già ripetuto altre volte”.

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29 Luglio 2018, 06:00

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