30 Gennaio 2019, 15:16
2 min di lettura
Tanti anni fa, ero proprio agli inizi della mia carriera, mi capitò di difendere un tizio che era imputato di omicidio. Alcuni suoi amici lo avevano messo al corrente di avere preso la decisione di ammazzare una persona e gli avevano chiesto se era disponibile a far parte del commando operativo. Lui, non solo aveva manifestato la sua disponibilità, ma si era dichiarato entusiasta precisando che non vedeva l’ora di entrare in azione.
Passarono alcuni mesi, e, un giorno, mentre si trovava in altra zona della nostra penisola intento ad organizzare un traffico di stupefacenti, apprese dai giornali che quella persona era stata assassinata. Non ci pensò due volte. Fece subito ritorno in sede per chiedere conto e ragione del perché era stato messo da parte e considerava un vero e proprio sgarbo quello di non aver potuto partecipare all’azione. Al processo venne condannato. I giudici lo considerarono responsabile perché con la sua disponibilità a partecipare all’omicidio, aveva rafforzato la volontà dei complici.
Vi racconto questo perché non mi va di scendere in noiosi tecnicismi per farvi toccare con mano l’istituto del “concorso di persone nel reato” che, come si vede dal caso che vi ho citato, può manifestarsi anche in forma morale.
Quello del concorso di persone nel reato, è un argomento ben conosciuto da tutti gli operatori del diritto, e la giurisprudenza è attestata su posizioni assolutamente univoche nel senso che il concorso morale (cosiddetta partecipazione psichica) può estrinsecarsi sotto forma o di istigazione, o di agevolazione, facilitando la preparazione o consumazione del crimine.
Aggiungo che le patrie galere sono piene di persone condannate per concorso in questo o quel reato, per una semplice strizzatina di occhio, o per avere rafforzato, in qualunque forma, un proposito criminale esistente in altri.
Ecco perché io non riesco proprio a capire come sia possibile che dei reati contestati a Salvini a proposito della nota vicenda della Diciotti, non vengano chiamati a rispondere, proprio sotto il profilo del concorso morale, anche tutti coloro che lo hanno agevolato, rafforzandone la volontà.
Il premier Conte, per esempio, il vice premier Di Maio, il ministro Toninelli e, in definitiva, l’intera compagine governativa. Guardate, non ne faccio una questione di responsabilità politica, ma di vera e propria responsabilità penale alla luce di consolidati principi di diritto che rappresentano una sorta di abc, e che invece, nel caso che ci occupa, sono stati del tutto bypassati.
Sono giorni che questo interrogativo mi tormenta. Giro a vuoto. La verità è che il diritto non è una scienza esatta, ed è una cosa maledettamente difficile, oscura, enigmatica.. Io lo dico sempre ai miei clienti quando mi pongono certe domande. Qui, la cosa è complicata, ci vorrebbe un avvocato.
Pubblicato il
30 Gennaio 2019, 15:16