16 Aprile 2019, 19:20
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PALERMO – “Non sono una quercia, ma neanche un cespuglio. Le elezioni per le Province? Inutili, la gente andrà al mare. Ho superato prove molto dure, credete che mi preoccupi l’ultimo posto nel sondaggio del giornale di Confindustria?”. Con un lungo intervento politico che ha assunto in qualche momento il tono dello sfogo e della rivendicazione, in coda alla seduta d’Aula di oggi, Nello Musumeci ha rotto un silenzio “dovuto anche a ragioni fisiche, per fortuna superate felicemente nonostante qualche uccello del malaugurio”.
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Il disavanzo da spalmare
L’intervento ha preso le mosse dalle ultime, allarmanti notizie relative al disavanzo della Regione. Un tema introdotto dall’assessore all’Economia Gaetano Armao che ha informato l’Aula del mancato accordo col Mef: “Il governo nazionale – conferma Musumeci – ha fatto sapere di non essere disposto ad accettare le proposte concrete che il governo siciliano ha avanzato per consentire alle ex Province di evitare il collo di bottiglia con l’adempimento di impegni che sappiamo non posso essere rispettati. Al governo di Roma – ha poi proseguito il governatore – non abbiamo chiesto elemosine, né ci presentiamo col piattino in mano. Abbiamo detto però che le responsabilità di governi precedenti non possono essere pagate da un ente come la Regione che è stato devastato e che lentamente risale la china, affinché tra 15-20 anni possa tornare a essere una Regione normale. Servono vent’anni per competere con le Regioni del Nord, per una bonifica che è già iniziata con questo governo. Ma serviranno alcune generazioni”. Tornando al tema della spalmatura del debito: “Noi – ha detto Musumeci – non possiamo sostenere una rateizzazione di quell’importo entro questa legislatura. Noi ci accontenteremmo anche di un lasso di tempo inferiore ai trent’anni, pur di evitare il collasso. E anche per rimpingiare quei capitoli che toccano le corde sensibili di alcuni settori della nostra società: i Forestali, gli enti della cultura, alcune attività prioritarie nella vita della Regione. Confidiamo nel senso di responsabilità del governo regionale. Nei confronti dei quali abbiamo sempre avuto un grande rispetto”.
Il caos Province
L’altro tema caldo è poi quello delle Province. “La sorte di questi enti – ricorda Musumeci – è legata alla scelta funesta, irresponsabile, di alcuni gruppi parlamentari che hanno deciso di portare al patibolo le Province in quanto enti inutili. Mi ha fatto piacere che l’onorevole Foti del Movimento cinque stelle, parlamentare che sosteneva nella scorsa legislatura l’inutilità della provincia, oggi affermi che si sente nel territorio l’assenza dell’ente intermedio. Del resto – prosegue il governatore – se si sopprimono le Province, ma non decidiamo chi deve svolgere quelle funzioni, creiamo un voto istituzionale. Anche i colleghi del centrosinistra che avevano inizialmente sposato la legge Delrio, poi hanno avuto un ripensamento”. Musumeci lancia poi una proposta: “Se si parla di riforme, iniziamo proprio da qui: decidiamo a livello nazionale cosa debbano essere le province. Noi non intendiamo sabotare le elezioni del 30 giugno, anche se sono del tutto inutili, perché ai siciliani verrà negato il diritto di votare e di entrare nel seggio, e andranno al mare. Noi chiediamo che almeno il presidente della Provincia venga eletto dal popolo. E chiediamo che alle Province vengano restituite le competenze che avevano”.
Il futuro del governo
Secondo Musumeci, il governo dovrà “presentare altri quattro-cinque disegni di legge. E il nostro compito sarà concluso. Con quei disegni di legge il nostro progetto sarà completo, poi l’Aula ci suggerirà altre riforme. Noi siamo convinti di consegnare, alla fine di questa legislatura, una Regione degna di essere chiamata Regione. Abbiamo trovato una Regione devastata per responsabilità recenti, ma anche remote, bisogna essere onesti, e pensiamo di consegnare una Regione con tutte le carte in regola. Sopprimeremo due, tre partecipate mangiasoldi, metteremo le persone giuste al posto giusto, non polverizzeremo i Fondi europei. Sarà una Regione che avrà recuperato la reputazione”.
Il sondaggio del Sole 24 ore
“I sondaggi? Chi conosce la mia vita privata sa che ho superato ostacoli indicibili. Non esiste più oggi un Musumeci privato e un Musumeci pubblico. Sono caduto mille volte e mi sono sempre rialzato. Non è il sondaggio del giornale di Confindustria che può determinare le sorti di questo governo. Noi – ha proseguito Musumeci – tireremo dritto e andremo avanti. Lavoreremo nel silenzio, senza clamori. Alla fine dei cinque anni presenteremo il consuntivo, sapendo di aver fatto tutto quello che era umanamente possibile fare, per consegnare a chi verrà dopo di me una Regione normale. Alle super Regioni non ho mai creduto, ai super presidenti neanche. Se dopo cinque anni arriverò penultimo nei sondaggi, sarà comunque un risultato positivo. Ricordo che che il mio predecessore è stato costantemente ultimo. Non sono una quercia, ma neanche un cespuglio. E se mi guardo attorno, tra tante piante grasse, non vedo alberi imponenti. Lasciateci lavorare, – ha concluso Musumeci – senza maggioranza, senza riferimenti nazionali. I siciliani alla fine comprenderanno lo sforzo non eroico, ma pulito e determinato di questo presidente e di questo governo. Mi scuso per un periodo di assenza, per ragioni fisiche, qualche problema che abbiamo felicemente risolto nonostante qualche uccello del malaugurio. Andremo avanti e otterremo i risultati per cui abbiamo chiesto il consenso nel 2017”.
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16 Aprile 2019, 19:20