“Nuove prove contro Mori”

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26 Settembre 2014, 11:31

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PALERMO- “Nuove prove” contro il generale Mario Mori sono state presentate dal pg Roberto Scarpinato all’apertura del processo d’appello per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano. Scarpinato ha chiesto la riapertura dell’istruzione dibattimentale e l’acquisizione di numerosi documenti, tra cui atti “classificati” dei servizi segreti, sulla carriera di Mori e su vari episodi dai quali emergerebbero pratiche investigative “opache”.

Tra i nuovi episodi contestati dall’accusa anche una presunta condotta depistante che nel 1993 impedì la cattura a Terme Vigliatore, nel Messinese, del boss catanese Nitto Santapaola. Il criterio ispiratore dell’acquisizione delle “nuove prove”, fa riferimento al fatto che, secondo Scarpinato, Mori avrebbe operato per “finalità occulte”, per “disattendere doveri istituzionali” come ufficiale di polizia giudiziaria e venendo meno “all’obbligo di lealtà” nei confronti dell’autorità giudiziaria. Nel processo di primo grado il generale Mori e il suo braccio destro Mauro Obinu sono stati assolti “perché il fatto non costituisce reato”.

Ci sarebbero molte zone d’ombra nel comportamento degli apparati investigativi del Ros e del generale Mario Mori, in particolare nelle vicende eversive culminate con stragi e attentati e nei rapporti tra mafia, massoneria e servi segreti deviati. Lo ha detto, nella seconda parte dell’intervento dell’accusa, il sostituto pg Luigi Patronaggio. “Il generale Mori, pur essendo venuto a conoscenza da fonti qualificate, di taluni aspetti di tale complessa strategia della tensione – ha detto Patronaggio – non solo non ha svolto alcuna attività investigativa ma non si è neppure attivato per allertare le istituzioni come fecero lo Sco e la Dia”. Per dimostrare le nuove tesi di accusa, il pg ha chiesto tra l’altro la citazione di numerosi testi e vari pentiti tra i quali Gaspare Spatuzza, Sergio Flamia, Antonino Giuffré, Stefano Lo Verso e Maurizio Avola. L’accusa ha anche chiesto, come aveva preannunciato, l’acquisizione di documenti e testimonianze sul cosiddetto “protocollo Farfalla”: un accordo tra servizi e Dap per l’uso riservato di informazioni sui detenuti che avrebbe escluso il controllo della magistratura. Il processo è stato rinviato dal presidente Salvatore Di Vitale al 27 ottobre.

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“La strategia politico-giudiziaria dell’accusa è cambiata” dicono i difensori alla fine dell’udienza del processo d’appello al generale Mario Mori. “Il pg – sostiene il prof. Enzo Musco – ha presentato un elenco infinito di richieste di testimonianze e di acquisizioni di atti e documenti. E’ una rassegna di temi così vasta che temo si voglia rileggere la storia d’Italia degli ultimi 40 anni”. “Mi sembra chiaro – aggiunge l’avvocato Basilio Milio – che si tenti di ampliare il tema del processo”.

(Fonte ANSA)

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26 Settembre 2014, 11:31

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